logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05052024-174023


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DE LOTTO, SILVIA MARIA
URN
etd-05052024-174023
Titolo
UNO SGUARDO TRA NEUROSCIENZA E PSICODINAMICA
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE
Relatori
relatore Dott.ssa Baroncelli, Serena
Parole chiave
  • alleanza terapeutica
  • dualismo mente – cervello
  • meccanica quantistica
  • neuropsicoanalisi
  • neuroscienza
  • plasticità
  • principio dell’energia libera
  • psicoanalisi
  • psicoterapia psicodinamica
  • sincronia diadica
  • sistemi dinamici caotici
Data inizio appello
23/05/2024
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il quadro storico in cui nasce la psicoanalisi e si sviluppano le neuroscienze è quel periodo sconvolgente dei primi decenni del Novecento. In questo periodo nasce la filosofia della scienza, ad opera di Karl Popper. Popper propone una soluzione radicale dei due problemi fondamentali della conoscenza: il problema della demarcazione o problema di Kant e del problema dell’induzione o problema di Hume. Popper propone come criterio di demarcazione per distinguere teorie scientifiche da teorie non scientifiche il criterio di falsificabilità. La scienza procede per congetture e confutazioni. Al falsificazionismo popperiano, detto razionalismo critico, successivamente sono state riservate aspre critiche da parte di Thomas Kuhn, per cui la crescita scientifica avviene secondo la sostituzione di paradigmi in una alternanza tra scienza normale e momenti di rottura in cui avvengono le rivoluzioni, e di Paul Feyerabend fautore di un anarchismo metodologico. Nel 1931 il grande logico e matematico austriaco Kurt Gödel risolve i primi due più importanti problemi, dei quattro posti da David Hilbert alcuni anni prima, riguardo i fondamenti della matematica: il problema della coerenza di un sistema formale di assiomi riferito all’analisi matematica e della completezza dell’analisi e della logica. Nella soluzione di questi due problemi Gödel scopre “l’indecidibilità” nel rigoroso edificio della matematica. Gödel scopre che esiste almeno un teorema del quale non potrà mai essere trovata alcuna dimostrazione nell’ambito dei Principia mathematica, di cui si possa dire se è vero o falso. La scoperta di Gödel ha avuto profonde ripercussioni nel pensiero logico, filosofico e scientifico del Novecento. La teoria psicoanalitica nata nel 1900 ad opera di Freud si è arricchita di nuove teorie e nuovi modelli negli ultimi 120 anni. Il modello pulsionale è stato integrato dal modello relazionale. Nel 1900 Max Plank scopre il “quanto elementare d’azione”, una scoperta che diede l’inizio a quei trent’anni che sconvolsero la fisica e portarono alla elaborazione della meccanica quantistica, il cui principio fisico fondante è il principio di indeterminazione di Heisenberg. In questi trent’anni Albert Einsten enuncia la sua teoria della relatività che rivoluziona i concetti di spazio e tempo. Gli strumenti resi disponibili dalla meccanica quantistica hanno permesso progressi spettacolari ad ogni disciplina scientifica come la biologia, la medicina e le neuroscienze (solo per fare alcuni esempi). Infatti, le tecniche di brain imaging, nate sulla scorta delle scoperte della meccanica quantistica, hanno permesso alle neuroscienze una profonda conoscenza della biologia del cervello. La metodologia della neuroscienza si fonda su oggettive prove sperimentali. In essa predomina la visione riduzionistica: la mente è totalmente riconducibile al cervello e ai suoi costituenti. L’approccio riduzionista, secondo Robert Laughlin, non ha motivo di esistere in quanto «la scienza fisica ci dice che considerare l’intero essere come qualcosa di più della somma delle sue parti non è soltanto una teoria ma un fenomeno fisico. La natura si gestisce sia in base a regole microscopiche fondamentali sia attraverso principi di organizzazione, potenti e universali». La psicoanalisi mantiene una visione della mente come sistema dinamico complesso coerente con la teoria del caos e della complessità. La psicoanalisi è di per sé antiriduzionista; con la sua teoria e la sua pratica terapeutica, rivendica una certa unicità nel saper cogliere ciò che «trascende gli atomi di cui» siamo fatti. La psicoanalisi, invece, nel corso degli ultimi decenni del secolo scorso ha subito un forte declino ed emarginazione. I fondamenti della psicoanalisi contemporanea appaiono non molto solidi, e sembrano scarsamente unitari. Alla psicoanalisi viene rimproverato di basarsi sull’osservazione dei casi clinici, di non essere supportata da ricerche empiriche oggettive, cioè di non essere una scienza, di non essere falsificabile. Eppure, come scrisse Eric Kandel, «la psicoanalisi rappresenta ancora la visione della mente più coerente e soddisfacente sul piano intellettuale». Freud stesso aveva fiducia sul fatto che un giorno il suo edificio dottrinale si sarebbe collocato su fondamenta biologiche. Su tale prospettiva è nata, con Solms, la neuropsicoanalisi: un paradigma che integra neuroscienza e psicoanalisi. Alla visione riduzionista dei neuroscienziati che riducono la mente alle reti neurali e alla visione dualistica mente - cervello della psicoanalisi, la neuropsicoanalisi propone il monismo duale: mente, nella visione soggettiva della psicoanalisi, cervello dal punto di vista oggettivo delle neuroscienze: simile al dualismo onda – particella in meccanica quantistica. Inoltre, propone una revisione della metapsicologia di Freud alla luce delle nuove scoperte delle neuroscienze. Certo non mancano le opposizioni alla neuropsicoanalisi, cioè alla prospettiva biologistica della psicoanalisi. La neuropsicoanalisi si è arricchita della elaborazione delle neuroscienze affettive di Jaak Panksepp e del modello del principio dell’energia libera di Karl Friston. Il principio dell’energia libera (FEP) è un modello matematico generale, che si fonda sul concetto di omeostasi, sui principi dei sistemi dinamici complessi di derivazione termodinamica, sulla plasticità e sul cervello bayesiano. Friston, ha applicato questo principio non solo agli organismi biologici in generale ma anche al cervello. Gli organismi biologici sono sistemi auto-organizzati e adattativi: essi contravvengono al secondo principio della termodinamica che stabilisce che l’entropia di un sistema in equilibrio termodinamico aumenta. L’omeostasi è la chiave per mantenere il più basso valore dell’entropia: sottrarre entropia negativa all’universo circostante. Gli esseri viventi sopravvivono in un universo che tende al disordine immagazzinando entropia negativa dall’ambiente. In altre parole, fanno previsioni anticipatamente per evitare errori, cioè, minimizzare il gap tra aspettative ed impulsi sensoriali, cioè minimizzando la sorpresa e conseguentemente rendere minima l’energia libera: questo è il principio dell’energia libera. I sistemi dinamici complessi si definiscono come un insieme di elementi in interazione reciproca in modo circolare e non lineare che evolve (si modifica) nel tempo, oscillando tra variabilità e stabilità. Tali sistemi sono dotati di una “coperta di Markov”, cioè da specifiche condizioni al contorno, che separa gli stati interni di un sistema dagli stati esterni. Questi sistemi pur essendo da un punto di vista termodinamico dei sistemi aperti, di fatto sono chiusi, in quanto lontani dall’equilibrio termodinamico producono ordine e minimizzano l’energia libera. Secondo la FEP il cervello bayesiano è visto come una macchina gerarchica inferenziale, costituita da livelli sovraordinati di sistemi cerebrali gerarchici che agiscono sia dal basso verso l’alto, sia dall’alto verso il basso, in modo da ottimizzare le rappresentazioni sensoriali minimizzando l’energia libera. Il cervello elabora la probabilità di un evento futuro anticipatamente in riferimento alle proprie esperienze passate, cioè il cervello stima “l’errore di previsione”, cioè la differenza tra la probabilità calcolata a priori e lo stato sensoriale attuale: è tale errore che deve essere minimizzato. La plasticità neurale è la modalità secondo la quale il cervello minimizza l’energia libera. Il processo psicodinamico rientra tra i sistemi suddetti nella prospettiva dei sistemi dinamici complessi e della FEP, in quanto interazione reciproca tra paziente e terapeuta in relazione nella sincronia diadica, nella sincronia interpersonale che si stabilisce nel processo terapeutico psicodinamico. Dal punto di vista della FEP, nella relazione paziente e terapeuta, a indurre nuovi stati nelle mente del paziente non sono tanto gli stati del terapeuta quanto il sistema di relazione che si forma, ovvero l’alleanza terapeutica che dissolve i confini della diade e minimizza l’energia libera del sistema: neuroscienza e psicoanalisi si intersecano. Il concetto di plasticità e la FEP, da cui discende la sincronizzazione diadica, sono coerenti con le teorie, le metodologie e la pratica psicodinamica. Le nuove tecnologie di brain imaging e i computers quantistici, che saranno sviluppati nel prossimo futuro sulla scorta delle teorie quantistiche sul teletrasporto quantistico basato sull’entaglement, daranno ulteriori conferme sperimentali, oltre l’Evidence-Based, sull’efficacia della terapia psicodinamica e su quella visione della mente più coerente e soddisfacente formulata dalla psicoanalisi.
File