Tesi etd-05042012-174030 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
VALENTI, VERONICA
URN
etd-05042012-174030
Titolo
Sirene greche e nāman sanscrito.
Le δυνάμεις della parola indoeuropea
Settore scientifico disciplinare
L-LIN/01
Corso di studi
LINGUISTICA GENERALE, STORICA, APPLICATA, COMPUTAZIONALE E DELLE LINGUE MODERNE (ITALIANO, INGLESE, FRANCESE, SPAGNOLO, TEDESCO)
Relatori
tutor Prof. Sani, Saverio
tutor Prof. Berrettoni, Pierangiolo
commissario Prof. Vallini, Cristina
commissario Prof. Zanotti, Serenella
commissario Prof. Battaglia, Marco
tutor Prof. Berrettoni, Pierangiolo
commissario Prof. Vallini, Cristina
commissario Prof. Zanotti, Serenella
commissario Prof. Battaglia, Marco
Parole chiave
- 95
- acquoreità della parola
- dhāman
- linguaggio schizofrenico
- linguaggio γενναῖος sumerico
- linguaggio γενναῖος vedico
- nāman
- parola indoeuropea
- puruṣa
- RV X
- tipologia non-accusativa
- Σειρήν
Data inizio appello
14/06/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
Nel corso del lavoro, onde definire le δυνάμεις della parola indoeuropea, si è guardato essenzialmente a due aree semantiche, quella di ‘legare, connettere’, ben rappresentata dalla radice di οἴμη, οἶμος, ishamai- e sāman, e quella dell’acquoreità descritta dalla radice di árṣati e rása e dalla radice di ῥέω e ῥυθμός.
Tali radici sono risultate essere tra loro correlate dal loro afferire all’ambito della verbalizzazione, della dynamis della parola indoeuropea quale si è venuta a delineare considerando materiale prevalentemente vedico, pur non prescindendo dall’apporto di ittita e greco.
Dall’analisi di tali radici si è pensato di poter trarre elementi onde avanzare proposte etimologiche per due termini, l’uno proprio del mondo greco, Σειρήν, l’altro del mondo vedico, nāman, che è risultato elemento della triade sāman, nāman, dhāman. Tale tripartizione nella designazione della sfera verbale è rapportabile alla tripartizione manas, mantra, jihvā e in grado di informare di sé la designazione dell’essere umano quale manuṣa e puruṣa, che a sua volta è portatore di quel linguaggio che si è definito linguaggio γενναῖος.
Il linguaggio del Puruṣa si è voluto definire γενναῖος sulla base di un passo di Aristofane (Rane 96-97) in cui Dioniso s’interroga sulla possibilità di individuare un poeta γόνιμος che ancora sappia pronunciare parola γενναῖον.
L’intento prioritario è rintracciare i luoghi possibili della parola γενναῖον e fra di essi istituire un confronto. In tale ottica si è guardato, in particolare, alla fenomenologia verbale indoeuropea e sumerica e a manifestazioni marginalizzate del linguaggio attuale, quali le forme di linguaggio psicopatologico, in particolare il linguaggio schizofrenico.
Nel corso del lavoro si è proposto che nella schizofrenia la disfunzionalità emisferica non sia altro che inabilità nel funzionalizzare le δυνάμεις dell’emisfero destro al soddisfacimento delle aspettative del sinistro. In altre parole si è ipotizzato che i soggetti schizofrenici vivano il difficile momento o, forse, il tentativo evolutivo del riavvio di una dialettica agerarchica fra emisferi.
Si è cercato, quindi, di mostrare l'auspicabilità della riattivazione di una dialettica emisferica volgendosi ai luoghi in cui sia rintracciabile la parola γενναῖον e si è suggerita la necessità di aiutare a volgere i sofferti naufragi psicopatologici in risorse evolutive, cercando di prestare ascolto ai possibili indizi per sciogliere l’emisfero destro dal ruolo ancillare che ricopre.
Tali radici sono risultate essere tra loro correlate dal loro afferire all’ambito della verbalizzazione, della dynamis della parola indoeuropea quale si è venuta a delineare considerando materiale prevalentemente vedico, pur non prescindendo dall’apporto di ittita e greco.
Dall’analisi di tali radici si è pensato di poter trarre elementi onde avanzare proposte etimologiche per due termini, l’uno proprio del mondo greco, Σειρήν, l’altro del mondo vedico, nāman, che è risultato elemento della triade sāman, nāman, dhāman. Tale tripartizione nella designazione della sfera verbale è rapportabile alla tripartizione manas, mantra, jihvā e in grado di informare di sé la designazione dell’essere umano quale manuṣa e puruṣa, che a sua volta è portatore di quel linguaggio che si è definito linguaggio γενναῖος.
Il linguaggio del Puruṣa si è voluto definire γενναῖος sulla base di un passo di Aristofane (Rane 96-97) in cui Dioniso s’interroga sulla possibilità di individuare un poeta γόνιμος che ancora sappia pronunciare parola γενναῖον.
L’intento prioritario è rintracciare i luoghi possibili della parola γενναῖον e fra di essi istituire un confronto. In tale ottica si è guardato, in particolare, alla fenomenologia verbale indoeuropea e sumerica e a manifestazioni marginalizzate del linguaggio attuale, quali le forme di linguaggio psicopatologico, in particolare il linguaggio schizofrenico.
Nel corso del lavoro si è proposto che nella schizofrenia la disfunzionalità emisferica non sia altro che inabilità nel funzionalizzare le δυνάμεις dell’emisfero destro al soddisfacimento delle aspettative del sinistro. In altre parole si è ipotizzato che i soggetti schizofrenici vivano il difficile momento o, forse, il tentativo evolutivo del riavvio di una dialettica agerarchica fra emisferi.
Si è cercato, quindi, di mostrare l'auspicabilità della riattivazione di una dialettica emisferica volgendosi ai luoghi in cui sia rintracciabile la parola γενναῖον e si è suggerita la necessità di aiutare a volgere i sofferti naufragi psicopatologici in risorse evolutive, cercando di prestare ascolto ai possibili indizi per sciogliere l’emisfero destro dal ruolo ancillare che ricopre.
File
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