Tesi etd-05032013-181617 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
BIASCI, DANIA
URN
etd-05032013-181617
Titolo
Insegnare con allievi stranieri
Settore scientifico disciplinare
SPS/08
Corso di studi
STORIA E SOCIOLOGIA DELLA MODERNITA'
Relatori
tutor Prof. Salvini, Andrea
Parole chiave
- integrazione scolastica
- nuova cittadinanza
- prospettiva interculturale
Data inizio appello
10/06/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il lavoro di ricerca è costituito da un'indagine esplorativa sulle caratteristiche che sta assumendo, secondo il punto di vista degli insegnanti il processo di integrazione degli alunni stranieri in alcune scuole superiori della provincia di Livorno, allo scopo di evidenziarne elementi significativi in termini di obiettivi formativi, buone pratiche, criticità. Nella prima parte della tesi viene inquadrata la tematica generale dal punto di vista normativo, statistico e della riflessione teorica sulle politiche scolastiche possibili. Segue un'indagine empirica articolata in due fasi: in prima istanza è stata svolta una ricerca di tipo quantitativo attraverso la somministrazione di un questionario a insegnanti in servizio presso otto scuole superiori della provincia; successivamente negli stessi istituti sono state condotte interviste a docenti incaricati di coordinare le attività di accoglienza ed integrazione degli alunni stranieri.
Questi, in sintesi, i dati più significativi:
a) un buon numero di studenti stranieri, che frequentano le scuole superiori della provincia, appartengono alla seconda generazione di immigrati o hanno frequentato in precedenza almeno un ciclo scolastico in Italia; essi pertanto non incontrano particolari difficoltà nella comprensione e nell'uso della lingua, non molto più di parecchi loro compagni autoctoni, al punto che in alcuni tipi di scuole come i licei, nei quali questi ragazzi sono meno numerosi, sembra possa essere in atto un processo di vera e propria assimilazione culturale: ciò rende piuttosto agevole il loro inserimento;
b) in alcuni casi, e soprattutto, in certe tipologie di indirizzi scolastici come i licei e gli istituti professionali, gli studenti stranieri presentano, al loro ingresso nella scuola superiore, prerequisiti simili a quelli degli alunni di origine italiana, in termini di motivazione allo studio e di preparazione di base, in particolare nelle discipline matematico-scientifiche nelle quali, anzi, i ragazzi di certe etnie sembrano distinguersi in modo particolarmente positivo, pur in una situazione complessiva non del tutto agevole: ciò costituisce un ulteriore fattore facilitante;
c) difficoltà e problemi emergono con grande intensità quando si tratti di ragazzi da poco giunti in Italia, per i quali l'ostacolo della lingua è spesso fortissimo, come pure i timori ed il senso di spaesamento; la situazione complessiva di fragilità ed il vissuto di isolamento di questi adolescenti, se non adeguatamente contenuti attraverso un impegno sinergico delle istituzioni, possono determinare - e di fatto ciò avviene non di rado - abbandono scolastico e precoce ricerca di lavoro, se non dare avvio a comportamenti devianti;
d) all'emergenza rappresentata da questi allievi le scuole rispondono attraverso l'adozione di alcuni interventi ad hoc, primo fra tutti l'organizzazione di corsi di lingua italiana tenuti dal personale interno; quando ciò non sia possibile o sufficiente si ricercano i supporti esterni disponibili sul territorio, offerti dagli enti locali e da associazioni di volontariato. Queste ultime forniscono senz'altro un contributo prezioso ma talora poco rispondente alle specifiche esigenze scolastiche; la maggior parte del lavoro di accoglienza e di facilitazione del processo di inserimento di questi alunni sembra pertanto ricadere sui singoli professori che quotidianamente gestiscono le classi;
e) di fronte a questo compito gli insegnanti si affidano alla loro esperienza pregressa, documentandosi personalmente su possibili metodologie adeguate ed efficaci; essi esprimono tuttavia la loro insoddisfazione per le misure adottate dalle istituzioni competenti e lamentano la carenza di un aggiornamento sistematico sui temi dell'interculturalismo e delle nuove prospettive di cittadinanza, sulla specifica didattica disciplinare e sull'approccio psicologico-relazionale più appropriato;
d) accanto alla normativa specifica, per guidare e sostenere l'attività delle scuole il Ministero ha infatti fornito precise indicazioni, in sintonia con le scelte di politica scolastica ispirate all'interculturalismo, ufficialmente adottate ma non adeguatamente pubblicizzate, la realizzazione delle quali è stata delegata quasi in toto alle scuole stesse e agli insegnanti; a ciò si aggiunge un'insufficiente erogazione di fondi da utilizzare allo scopo;
e) una nota positiva, e in parte inattesa, emersa dalle indagini, è data dall'atteggiamento degli alunni italiani e delle loro famiglie nei confronti degli studenti stranieri: pur se permangono "sacche di resistenza", secondo quanto afferma una insegnante, l'ambiente di accoglienza sembra caratterizzato da apertura e da debole presenza di pregiudizi; ciò facilita il processo di integrazione, che tuttavia continua ad essere faticoso per numerosi ragazzi, anche a seconda del genere, dell'origine e della durata della permanenza in Italia;
f) per ciò che concerne i genitori degli alunni stranieri, in molti casi gli insegnanti ne avvertono una presenza indiretta: pur non frequentando spesso i colloqui con i docenti, infatti, sembrano comunque sostenere ed incoraggiare l'impegno scolastico dei figli, in vista di un successo che possa significare, per loro stessi e per l'intera famiglia, un'opportunità di emancipazione sociale e di acquisizione di uno status superiore. Il grado di istruzione dei genitori stessi, in particolare delle madri, e/o opportune modalità di approccio da parte delle scuole, possono favorire un loro maggiore coinvolgimento, come dimostra l'esperienza di alcuni intervistati.
L'argomento, per la sua complessità richiede di essere messo a fuoco da più punti di vista e di ascoltare le voci di tutti gli attori sociali coinvolti, in modo sistematico e statisticamente rappresentativo, più di quanto non sia stato fatto in questo lavoro: ciò impone di riaffermare il carattere puramente esplorativo dell'indagine svolta.
Questi, in sintesi, i dati più significativi:
a) un buon numero di studenti stranieri, che frequentano le scuole superiori della provincia, appartengono alla seconda generazione di immigrati o hanno frequentato in precedenza almeno un ciclo scolastico in Italia; essi pertanto non incontrano particolari difficoltà nella comprensione e nell'uso della lingua, non molto più di parecchi loro compagni autoctoni, al punto che in alcuni tipi di scuole come i licei, nei quali questi ragazzi sono meno numerosi, sembra possa essere in atto un processo di vera e propria assimilazione culturale: ciò rende piuttosto agevole il loro inserimento;
b) in alcuni casi, e soprattutto, in certe tipologie di indirizzi scolastici come i licei e gli istituti professionali, gli studenti stranieri presentano, al loro ingresso nella scuola superiore, prerequisiti simili a quelli degli alunni di origine italiana, in termini di motivazione allo studio e di preparazione di base, in particolare nelle discipline matematico-scientifiche nelle quali, anzi, i ragazzi di certe etnie sembrano distinguersi in modo particolarmente positivo, pur in una situazione complessiva non del tutto agevole: ciò costituisce un ulteriore fattore facilitante;
c) difficoltà e problemi emergono con grande intensità quando si tratti di ragazzi da poco giunti in Italia, per i quali l'ostacolo della lingua è spesso fortissimo, come pure i timori ed il senso di spaesamento; la situazione complessiva di fragilità ed il vissuto di isolamento di questi adolescenti, se non adeguatamente contenuti attraverso un impegno sinergico delle istituzioni, possono determinare - e di fatto ciò avviene non di rado - abbandono scolastico e precoce ricerca di lavoro, se non dare avvio a comportamenti devianti;
d) all'emergenza rappresentata da questi allievi le scuole rispondono attraverso l'adozione di alcuni interventi ad hoc, primo fra tutti l'organizzazione di corsi di lingua italiana tenuti dal personale interno; quando ciò non sia possibile o sufficiente si ricercano i supporti esterni disponibili sul territorio, offerti dagli enti locali e da associazioni di volontariato. Queste ultime forniscono senz'altro un contributo prezioso ma talora poco rispondente alle specifiche esigenze scolastiche; la maggior parte del lavoro di accoglienza e di facilitazione del processo di inserimento di questi alunni sembra pertanto ricadere sui singoli professori che quotidianamente gestiscono le classi;
e) di fronte a questo compito gli insegnanti si affidano alla loro esperienza pregressa, documentandosi personalmente su possibili metodologie adeguate ed efficaci; essi esprimono tuttavia la loro insoddisfazione per le misure adottate dalle istituzioni competenti e lamentano la carenza di un aggiornamento sistematico sui temi dell'interculturalismo e delle nuove prospettive di cittadinanza, sulla specifica didattica disciplinare e sull'approccio psicologico-relazionale più appropriato;
d) accanto alla normativa specifica, per guidare e sostenere l'attività delle scuole il Ministero ha infatti fornito precise indicazioni, in sintonia con le scelte di politica scolastica ispirate all'interculturalismo, ufficialmente adottate ma non adeguatamente pubblicizzate, la realizzazione delle quali è stata delegata quasi in toto alle scuole stesse e agli insegnanti; a ciò si aggiunge un'insufficiente erogazione di fondi da utilizzare allo scopo;
e) una nota positiva, e in parte inattesa, emersa dalle indagini, è data dall'atteggiamento degli alunni italiani e delle loro famiglie nei confronti degli studenti stranieri: pur se permangono "sacche di resistenza", secondo quanto afferma una insegnante, l'ambiente di accoglienza sembra caratterizzato da apertura e da debole presenza di pregiudizi; ciò facilita il processo di integrazione, che tuttavia continua ad essere faticoso per numerosi ragazzi, anche a seconda del genere, dell'origine e della durata della permanenza in Italia;
f) per ciò che concerne i genitori degli alunni stranieri, in molti casi gli insegnanti ne avvertono una presenza indiretta: pur non frequentando spesso i colloqui con i docenti, infatti, sembrano comunque sostenere ed incoraggiare l'impegno scolastico dei figli, in vista di un successo che possa significare, per loro stessi e per l'intera famiglia, un'opportunità di emancipazione sociale e di acquisizione di uno status superiore. Il grado di istruzione dei genitori stessi, in particolare delle madri, e/o opportune modalità di approccio da parte delle scuole, possono favorire un loro maggiore coinvolgimento, come dimostra l'esperienza di alcuni intervistati.
L'argomento, per la sua complessità richiede di essere messo a fuoco da più punti di vista e di ascoltare le voci di tutti gli attori sociali coinvolti, in modo sistematico e statisticamente rappresentativo, più di quanto non sia stato fatto in questo lavoro: ciò impone di riaffermare il carattere puramente esplorativo dell'indagine svolta.
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