Tesi etd-04292022-120954 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
LECERASE, ALFEO
URN
etd-04292022-120954
Titolo
Utilità della valutazione cardiopolmonare nei pazienti affetti da scompenso cardiaco
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Franzoni, Ferdinando
Parole chiave
- allenamento
- CPET
- cuore
- riabilitazione cardiaca
- scompenso cardiaco
- sport
- test cardiopolmonare
Data inizio appello
24/05/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
24/05/2092
Riassunto
Introduzione: Lo scompenso cardiaco rappresenta una delle patologie più diffuse nella popolazione mondiale, con prevalenza superiore al 10% nei pazienti over-65 nelle nazioni sviluppate. La prognosi è solitamente infausta, sebbene l’evoluzione della terapia negli ultimi decenni abbia permesso di ottenere miglioramenti significativi in termini di sopravvivenza e qualità della vita. In questo contesto, un ruolo sempre di maggiore importanza è rivestito dall’esercizio fisico, prettamente aerobico, in grado di incrementare il fitness cardiopolmonare e di impattare in maniera significativa sulla prognosi del paziente scompensato, come mostrato in diverse metanalisi. Con il presente studio, si è cercato di riprodurre tali risultati, focalizzandosi sull’applicazione del test da sforzo cardiopolmonare (CPET) come indagine principe per la misurazione della performance cardiorespiratoria nel paziente scompensato.
Materiali e metodi: sono stati reclutati dieci pazienti affetti da scompenso cardiaco con età media di 60 anni presso il Dipartimento di Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico dell’Università di Pisa. Qui sono stati sottoposti prima e al termine del periodo di allenamento a una serie di valutazioni cliniche: ECG basale e sotto sforzo, eco-color doppler cardiaco, test cardiopolmonare. Il protocollo scelto per il CPET è stato il test “a Rampa” di tipo incrementale e i principali parametri analizzati sono stati il VO₂ max, la soglia anaerobica, il polso dell’ossigeno e l’efficienza ventilatoria (o VE/VCO₂ slope).
L’allenamento è stato organizzato in due sedute settimanali per una durata complessiva di otto settimane, divise in tre parti:
• Due settimane di adattamento, per permettere al soggetto di prendere confidenza con gli esercizi;
• Quattro settimane di allenamento a carichi crescenti;
• Due settimane di allenamento a carichi elevati al fine di indurre supercompensazione.
Risultati: al termine delle otto settimane di training, si è osservato un netto miglioramento di tutti i parametri considerati al test da sforzo cardiopolmonare. In particolare, vi è stato un aumento medio di 8,2 ml/kg/min⁻¹ della VO₂ max e di 2,2 min del tempo di entrata in soglia anaerobica. Inoltre, il polso dell’ossigeno è incrementato in media di 2,9 ml/battito e la pendenza della curva VE/VCO₂ è calata in media di 12,9. I dati rilevati al test da sforzo cardiopolmonare sono stati analizzati col test t di Student e il livello di significatività osservato è stato di p < 0,05.
Conclusioni: i risultati ottenuti hanno corroborato l’efficacia del training fisico nel miglioramento del fitness cardiopolmonare del paziente scompensato, confermandone il ruolo primario nella gestione della patologia. Allo stesso tempo, si è mostrata l’importanza che il test cardiopolmonare ricopre nella valutazione complessiva della capacità fisica, cardiaca, respiratoria e muscolare, permettendo di quantificare dettagliatamente l’impatto del training e di giustificare le variazioni dei parametri registrati con le sottostanti modificazioni fisiopatologiche.
Materiali e metodi: sono stati reclutati dieci pazienti affetti da scompenso cardiaco con età media di 60 anni presso il Dipartimento di Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico dell’Università di Pisa. Qui sono stati sottoposti prima e al termine del periodo di allenamento a una serie di valutazioni cliniche: ECG basale e sotto sforzo, eco-color doppler cardiaco, test cardiopolmonare. Il protocollo scelto per il CPET è stato il test “a Rampa” di tipo incrementale e i principali parametri analizzati sono stati il VO₂ max, la soglia anaerobica, il polso dell’ossigeno e l’efficienza ventilatoria (o VE/VCO₂ slope).
L’allenamento è stato organizzato in due sedute settimanali per una durata complessiva di otto settimane, divise in tre parti:
• Due settimane di adattamento, per permettere al soggetto di prendere confidenza con gli esercizi;
• Quattro settimane di allenamento a carichi crescenti;
• Due settimane di allenamento a carichi elevati al fine di indurre supercompensazione.
Risultati: al termine delle otto settimane di training, si è osservato un netto miglioramento di tutti i parametri considerati al test da sforzo cardiopolmonare. In particolare, vi è stato un aumento medio di 8,2 ml/kg/min⁻¹ della VO₂ max e di 2,2 min del tempo di entrata in soglia anaerobica. Inoltre, il polso dell’ossigeno è incrementato in media di 2,9 ml/battito e la pendenza della curva VE/VCO₂ è calata in media di 12,9. I dati rilevati al test da sforzo cardiopolmonare sono stati analizzati col test t di Student e il livello di significatività osservato è stato di p < 0,05.
Conclusioni: i risultati ottenuti hanno corroborato l’efficacia del training fisico nel miglioramento del fitness cardiopolmonare del paziente scompensato, confermandone il ruolo primario nella gestione della patologia. Allo stesso tempo, si è mostrata l’importanza che il test cardiopolmonare ricopre nella valutazione complessiva della capacità fisica, cardiaca, respiratoria e muscolare, permettendo di quantificare dettagliatamente l’impatto del training e di giustificare le variazioni dei parametri registrati con le sottostanti modificazioni fisiopatologiche.
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