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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-04292014-011939


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
DONNICI, FRANCESCO
URN
etd-04292014-011939
Titolo
Giustizia e Irretroattivita penale. Diritti umani e esperienze storiche in Germania.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. De Francesco, Giovannangelo
controrelatore Prof. Greco, Tommaso
Parole chiave
  • giustizia
  • irretroattività penale
  • diritti umani
  • formula di radbruch
Data inizio appello
26/05/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo elaborato si pone sulla scia del pensiero giusfilosofico di Gustav Radbruch, autore tedesco che tramite la sua celebre “formula” ha tentato di creare un canale di comunicazione tra i fondamentali valori del diritto: la Giustizia, la Certezza, la Funzionalità. La maggior parte delle esperienze storiche raccontano di una travagliata coabitazione tra questi valori che spesso sfocia in conflitti di vario genere. L’obiettivo è quello di risolvere tali conflitti e la soluzione potrebbe essere ritrovata in una reinterpretazione dei principi fondamentali dell’ordinamento nella chiave dei diritti umani. Il lavoro si divide in tre parti. La prima, di carattere più giuspenalistico, si basa su una analisi approfondita dei principi fondamentali dell’ordinamento nella loro connotazione sia “continentale” – secondo l’interpretazione che ne viene data nei singoli ordinamenti statali – che “convenzionale”, alla luce della fondamentale importanza assunta negli ultimi anni dalla giurisprudenza sovranazionale, soprattutto quella della Corte europea dei diritti dell’uomo. Viene inoltre dato ampio risalto al tema della Transitional Justice anche attraverso la presentazione di alcune tra le più importanti esperienze storiche che rimandano al fenomeno. Il risultato che emerge da questa prima analisi si sostanza nella necessità di un dialogo, non soltanto tra le parti sociali, ma più in generale tra i sistemi di diritto che devono essere osservati in forma congiunta al fine di propiziare una osmosi tra i principi rivolta a bilanciare in un’unica realtà i tratti positivi degli uni e degli altri. La seconda parte è una sorta di continuum della prima, seppur si caratterizza per una osservazione più specifica delle esperienze di transizione della Germania post-Nazista e post-Comunista attraverso una analisi approfondita dei passaggi giurisprudenziali dei primi anni ’90 inerenti quello che viene oggi ricordato come il caso degli “omicidi al muro di Berlino” e dove venne utilizzata anche la “Formula di Radbruch” nel tentativo di affermare istanze rivolte oltre il freddo tecnicismo del diritto positivo, oltretutto, “intollerabilmente ingiusto”.
Queste importanti pagine storiche aprono ad un acceso dibattito dottrinale al quale è dedicata la terza parte del lavoro, di carattere giusfilosofico. In prima battuta si osservano gli interrogativi posti dalla dottrina tedesca del periodo successivo alla riunificazione che si soffermano oltre che sulla necessità anche e soprattutto sulla possibilità di punire crimini diversi da quelli comunemente conosciuti in quanto facenti capo ad un nuovo tipo di criminalità “rinforzata dallo Stato”. Dopodiché il discorso passa ad un livello successivo in quanto tale dibattito viene traslato sul piano dell’“eterno ritorno del diritto naturale” che si rivolge a dimostrare l’esistenza di valori che si pongono oltre le mere istanze di diritto positivo.
La soluzione del conflitto tra i valori del diritto può essere trovata proprio nel riconoscimento, a determinate condizioni, di possibili deroghe alla Certezza del diritto, quindi al principio di legalità, in funzione della Giustizia. I problemi generati da tale assunto si apprezzano maggiormente nel campo del diritto penale dove, riconoscere una derogabilità del principio di legalità e del suo corollario dell’irretroattività, significa ridimensionare la portata di garanzie poste a tutela della libertà umana.
Eventuali deroghe al principio di legalità sono contemplabili nel caso di un mancato rispetto di quel nucleo intangibile del diritto che è tale in quanto neanche la legge stessa può permettersi di violarlo. Questo nucleo è composto dai diritti fondamentali dell’uomo al cui rispetto deve inequivocabilmente essere rivolto l’ordinamento con tutte le sue leggi.
Con questa “chiave” non si avrà soltanto un discrimine utile al fine di vedere in quale rapporto si pongono i valori fondamentali del diritto, ma si avrà anche un nuovo paradigma attraverso cui declinare i principi dell’ordinamento. In questa prospettiva i principi stessi si prestano ad essere reinterpretati nella chiave dei diritti umani e la loro funzione viene rivisitata in questo senso. Su questa linea, la garanzia intertemporale - garanzia fondamentale di libertà - viene riproposta nell'ottica di “principio di responsabilità” che non è si sostanzia più in un divieto freddo e statico, bensì in una responsabilità per il legislatore di porre leggi “giuste” - oltre che “certe” - ma anche per gli individui che diventano essi stessi protagonisti della loro libertà. Nella parte finale di questo operato si riflette sulle concrete possibilità di realizzare le prospettive appena enunciate attraverso un tentativo di composizione del “giusto” concetto di diritto che fa riferimento ad un diritto che dialoga con la morale e che tiene conto della sua importanza oltre che per la società anche per il cittadino.
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