Tesi etd-04262023-173334 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GARRUBBA, CAMILLA
URN
etd-04262023-173334
Titolo
Conciliazione vita - lavoro: gli strumenti tradizionali e la settimana lavorativa corta come nuova alternativa
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Taverniti, Stefano
Parole chiave
- conciliazione vita-lavoro
- settimana lavorativa corta
- strumenti di conciliazione vita-lavoro
- work-life balance
Data inizio appello
15/05/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/05/2063
Riassunto
L’elaborato di tesi si propone, con senso critico e in ottica comparata, di prendere in esame i principali strumenti di conciliazione vita-lavoro che il nostro ordinamento giuridico, sulla base di quanto stabilito a livello europeo, mette a disposizione dei lavoratori, per tutelare, nel rispetto delle esigenze di ognuno, una gestione efficace delle personali responsabilità di cura e di famiglia.
Per motivi di analisi si è scelto di partire da un approfondimento sociopolitico della situazione italiana degli anni Settanta che con le sue profonde trasformazioni interne e di riflesso le prime risposte istituzionali ha rappresentato dal punto di vista storico, grazie anche all’inedita centralità acquisita dalla donna all’interno del contesto lavorativo, un sostanziale cambio di paradigma che ha rimodulato insieme agli equilibri familiari, il sistema di priorità, rendendo centrale nel dibattito pubblico il tema di conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro.
Dopo aver precisato, nel secondo capitolo della trattazione, le novità che la direttiva europea 1158 attualmente in vigore in materia di conciliazione vita – lavoro, ha introdotto rispetto alla precedente, ci si è concentrati sull’analizzare i miglioramenti che, di riflesso, sono stati apportati al relativo quadro disciplinare italiano.
I singoli strumenti di conciliazione di cui i lavoratori dispongono – i congedi a tutela della genitorialità, i permessi per l’assistenza ai soggetti con disabilità, il part time, lo smart working, o ancora forme alternative quali il demansionamento, l’istituto della banca delle ore, l’orario scorrevole, quello multi-periodale – sono stati presi in esame e approfonditi nel terzo capitolo, scegliendo non solo di analizzarne la regolamentazione di riferimento e le modalità e i possibili casi di fruizione, ma anche, con onestà intellettuale, i potenziali punti di forza e l’inevitabile altra faccia della medaglia valutandone l’impatto sui lavoratori, per cui queste misure rappresentano un benefit, ma soprattutto, visti i costi finanziari e organizzativi connessi, il punto di vista del datore di lavoro.
Nel quarto capitolo dell’elaborato è invece stato approfondito lo strumento della settimana lavorativa corta contestualizzandolo all’interno di un fenomeno di trasformazione più ampio orientato ad una rimodulazione graduale dell’orario che ha interessato storicamente e in più fasi il mercato del lavoro.
Per riuscire a fornire una panoramica delle possibili criticità e dei vantaggi che si possono registrare quando una soluzione di questo tipo viene implementata a livello organizzativo, sono stati proposti alcuni dei progetti pilota più significativi tra quelli sperimentati negli anni, quali il caso dell’Islanda, del Regno Unito, della Spagna, del Belgio, della Scozia, della Nuova Zelanda, del Giappone, degli Stati Uniti, fino ad arrivare al caso italiano di cui il gruppo Lenet e Intesa Sanpaolo rappresentano gli esempi più importanti.
L’ultimo capitolo, infine, diventa spunto per una riflessione conclusiva e per una parentesi di approfondimento sulla situazione pandemica, elemento trasformativo a livello sociale e spartiacque nel ridefinire capillarmente il modo di concepire il tempo di lavoro.
Per motivi di analisi si è scelto di partire da un approfondimento sociopolitico della situazione italiana degli anni Settanta che con le sue profonde trasformazioni interne e di riflesso le prime risposte istituzionali ha rappresentato dal punto di vista storico, grazie anche all’inedita centralità acquisita dalla donna all’interno del contesto lavorativo, un sostanziale cambio di paradigma che ha rimodulato insieme agli equilibri familiari, il sistema di priorità, rendendo centrale nel dibattito pubblico il tema di conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro.
Dopo aver precisato, nel secondo capitolo della trattazione, le novità che la direttiva europea 1158 attualmente in vigore in materia di conciliazione vita – lavoro, ha introdotto rispetto alla precedente, ci si è concentrati sull’analizzare i miglioramenti che, di riflesso, sono stati apportati al relativo quadro disciplinare italiano.
I singoli strumenti di conciliazione di cui i lavoratori dispongono – i congedi a tutela della genitorialità, i permessi per l’assistenza ai soggetti con disabilità, il part time, lo smart working, o ancora forme alternative quali il demansionamento, l’istituto della banca delle ore, l’orario scorrevole, quello multi-periodale – sono stati presi in esame e approfonditi nel terzo capitolo, scegliendo non solo di analizzarne la regolamentazione di riferimento e le modalità e i possibili casi di fruizione, ma anche, con onestà intellettuale, i potenziali punti di forza e l’inevitabile altra faccia della medaglia valutandone l’impatto sui lavoratori, per cui queste misure rappresentano un benefit, ma soprattutto, visti i costi finanziari e organizzativi connessi, il punto di vista del datore di lavoro.
Nel quarto capitolo dell’elaborato è invece stato approfondito lo strumento della settimana lavorativa corta contestualizzandolo all’interno di un fenomeno di trasformazione più ampio orientato ad una rimodulazione graduale dell’orario che ha interessato storicamente e in più fasi il mercato del lavoro.
Per riuscire a fornire una panoramica delle possibili criticità e dei vantaggi che si possono registrare quando una soluzione di questo tipo viene implementata a livello organizzativo, sono stati proposti alcuni dei progetti pilota più significativi tra quelli sperimentati negli anni, quali il caso dell’Islanda, del Regno Unito, della Spagna, del Belgio, della Scozia, della Nuova Zelanda, del Giappone, degli Stati Uniti, fino ad arrivare al caso italiano di cui il gruppo Lenet e Intesa Sanpaolo rappresentano gli esempi più importanti.
L’ultimo capitolo, infine, diventa spunto per una riflessione conclusiva e per una parentesi di approfondimento sulla situazione pandemica, elemento trasformativo a livello sociale e spartiacque nel ridefinire capillarmente il modo di concepire il tempo di lavoro.
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