Tesi etd-04262006-135349 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
D'Alessandro, Luigi
Indirizzo email
luida@dfb.unipi.it
URN
etd-04262006-135349
Titolo
Il comportamento emozionale nel modello dell’aracnofobia: studio cognitivo e psicofisiologico
Settore scientifico disciplinare
BIO/09
Corso di studi
NEUROSCIENZE DI BASE E DELLO SVILUPPO
Relatori
relatore Di Stefano, Marirosa
Parole chiave
- anticipazione
- attenzione
- emozione
- paura
- stimolazione subliminale
Data inizio appello
03/04/2006
Consultabilità
Completa
Riassunto
Abbiamo studiato alcuni aspetti autonomici e cognitivi del comportamento emozionale della paura nell’uomo, utilizzando come modello sperimentale l’aracnofobia. Allo scopo di esaminare diversi tipi di processi coinvolti nella risposta emozionale della paura, abbiamo condotto quattro differenti esperimenti, ciascuno basato su un peculiare paradigma di presentazione d’immagini raffiguranti ragni e animali innocui di controllo.
Nell’Esperimento I abbiamo affrontato la questione di come la valenza avversiva di uno stimolo ne influenza la rapidità e l’ accuratezza della sua discriminazione. A questo scopo abbiamo misurato la rapidità e l’accuratezza con cui i soggetti aracnofobici e i soggetti non-fobici discriminano le immagini di quattro diversi tipi di animali: Ragno, Granchio, Pipistrello e Uccello. I risultati hanno mostrato che la risposta di discriminazione alle immagini del Ragno è più rapida e accurata nei soggetti aracnofobici che nei soggetti di controllo; inoltre nei soggetti aracnofobici, la rapidità di riconoscimento del Ragno è maggiore rispetto sia a quella dell’animale morfologicamente più simile – il Granchio – che a quelle degli altri animali. Questi risultati suggeriscono che la connotazione avversiva del Ragno ne facilità di per sé la discriminazione.
Nell’Esperimento II abbiamo studiato la percettibilità dello stimolo fobico durante una condizione di transitoria “cecità attenzionale”, nota come effetto “Attentional Blink”. La nostra ricerca ha messo in evidenza che quando il compito richiede la detezione della sagoma del Ragno i soggetti aracnofobici presentano un effetto di “cecità attenzionale” attenuato rispetto a quello mostrato dai soggetti di controllo. Ciò suggerisce che l’avversione al Ragno comporti un aumento nella salienza percettiva dell’oggetto fobico; e che tal effetto possa essere dovuto ad una risposta di rapido allertamento evocata automaticamente dalla comparsa di uno stimolo emozionale.
Questa ultima ipotesi è stata esaminata nell’Esperimento III dove abbiamo studiato le risposte autonomiche alla sagoma del Ragno e alla sagoma d’alcuni animali innocui, presentate in condizioni di piena consapevolezza percettiva dello stimolo – presentazione sopraliminale – e in condizioni di mancata consapevolezza percettiva dello stimolo – presentazione subliminale. I risultati hanno mostrato che anche in assenza di percezione consapevole dello stimolo i soggetti aracnofobici hanno reagito alla sagoma del Ragno con un aumento dell’attività elettrodermica. Questo risultato rafforza l’ipotesi di una facilitazione percettiva dell’oggetto fobico, dovuta ad un’attivazione pre-attentiva dei sistemi di allerta. Infine nell’Esperimento IV abbiamo indagato, mediante un paradigma di presentazione segnalata delle immagini, l’influenza dell’aspettativa sulla genesi delle risposte autonomiche agli stimoli affettivi. In particolare abbiamo analizzato come la risposta autonomica alla presentazione di uno stimolo fobico o innocuo cambia a secondo del tipo d’aspettativa affettiva che i soggetti si creano durante la fase di segnalazione. I risultati hanno indicato che la risposta autonomica ad uno stimolo non viene “spostata” nella direzione affettiva dello stimolo atteso bensì essa rimane legata alla valenza dello stimolo realmente percepito.
Nell’Esperimento I abbiamo affrontato la questione di come la valenza avversiva di uno stimolo ne influenza la rapidità e l’ accuratezza della sua discriminazione. A questo scopo abbiamo misurato la rapidità e l’accuratezza con cui i soggetti aracnofobici e i soggetti non-fobici discriminano le immagini di quattro diversi tipi di animali: Ragno, Granchio, Pipistrello e Uccello. I risultati hanno mostrato che la risposta di discriminazione alle immagini del Ragno è più rapida e accurata nei soggetti aracnofobici che nei soggetti di controllo; inoltre nei soggetti aracnofobici, la rapidità di riconoscimento del Ragno è maggiore rispetto sia a quella dell’animale morfologicamente più simile – il Granchio – che a quelle degli altri animali. Questi risultati suggeriscono che la connotazione avversiva del Ragno ne facilità di per sé la discriminazione.
Nell’Esperimento II abbiamo studiato la percettibilità dello stimolo fobico durante una condizione di transitoria “cecità attenzionale”, nota come effetto “Attentional Blink”. La nostra ricerca ha messo in evidenza che quando il compito richiede la detezione della sagoma del Ragno i soggetti aracnofobici presentano un effetto di “cecità attenzionale” attenuato rispetto a quello mostrato dai soggetti di controllo. Ciò suggerisce che l’avversione al Ragno comporti un aumento nella salienza percettiva dell’oggetto fobico; e che tal effetto possa essere dovuto ad una risposta di rapido allertamento evocata automaticamente dalla comparsa di uno stimolo emozionale.
Questa ultima ipotesi è stata esaminata nell’Esperimento III dove abbiamo studiato le risposte autonomiche alla sagoma del Ragno e alla sagoma d’alcuni animali innocui, presentate in condizioni di piena consapevolezza percettiva dello stimolo – presentazione sopraliminale – e in condizioni di mancata consapevolezza percettiva dello stimolo – presentazione subliminale. I risultati hanno mostrato che anche in assenza di percezione consapevole dello stimolo i soggetti aracnofobici hanno reagito alla sagoma del Ragno con un aumento dell’attività elettrodermica. Questo risultato rafforza l’ipotesi di una facilitazione percettiva dell’oggetto fobico, dovuta ad un’attivazione pre-attentiva dei sistemi di allerta. Infine nell’Esperimento IV abbiamo indagato, mediante un paradigma di presentazione segnalata delle immagini, l’influenza dell’aspettativa sulla genesi delle risposte autonomiche agli stimoli affettivi. In particolare abbiamo analizzato come la risposta autonomica alla presentazione di uno stimolo fobico o innocuo cambia a secondo del tipo d’aspettativa affettiva che i soggetti si creano durante la fase di segnalazione. I risultati hanno indicato che la risposta autonomica ad uno stimolo non viene “spostata” nella direzione affettiva dello stimolo atteso bensì essa rimane legata alla valenza dello stimolo realmente percepito.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
Tesi_Dot...andro.pdf | 666.68 Kb |
Contatta l’autore |