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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-04192017-194744


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PALUMBO, NICOLETTA
URN
etd-04192017-194744
Titolo
Risk Management e determinazione dell'ICAAP: il caso Artigiancredito Toscano
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
STRATEGIA, MANAGEMENT E CONTROLLO
Relatori
relatore Prof. D'Onza, Giuseppe
Parole chiave
  • Rischio di Tasso di Interesse
  • Rischio di credito
  • Rischio di Concentrazione
  • ICAAP
  • Confidi
  • Rischio Operativo
  • Vigilanza Prudenziale
Data inizio appello
08/05/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
08/05/2087
Riassunto
La tesi affronta l’argomento della misurazione dei rischi in ottica di vigilanza prudenziale. Con le disposizioni previste dall’Unione Europea, infatti, si determinano le linee guida per effettuare un controllo prudenziale sulle banche e sugli intermediari finanziari. E` proprio sulla vigilanza prudenziale degli intermediari finanziari non bancari che verte il lavoro, con lo studio del caso specifico di determinazione del documento ICAAP in Artigiancredito Toscano (ACT). I Confidi hanno assunto negli ultimi anni un’importanza sempre maggiore nel contesto della concessione delle garanzie e, questa crescita esponenziale, ha richiesto la definizione di regole ben precise, modificate negli anni a seguito di cambiamenti dello scenario economico nazionale e globale.
Il lavoro affronta, in prima analisi, l’evoluzione della normativa che impatta sulla definizione del processo di vigilanza prudenziale; nonché la definizione della particolare categoria di intermediario finanziario non bancario, qual è il Confidi, e le riforme che ne hanno influenzato l’attività.
Il capitolo successivo definisce gli organismi, nazionali ed internazionali, interessati dall’attività di controllo prudenziale che hanno il compito di vigilare sulla correttezza dei processi posti in essere. Si prosegue nella definizione di vigilanza prudenziale e nell’analisi del processo di controllo con evidenza degli obblighi di documentazione a cui deve far fronte l’azienda, e delle disposizioni che invece riguardano l’Organismo di Vigilanza. Nel primo caso, si parla di Internal Capital Adequacy Assessment Process (ICAAP) che riguarda il procedimento finalizzato a valutare l’adeguatezza patrimoniale complessiva in relazione al profilo di rischio e a definire una strategia per il mantenimento dei livelli patrimoniali. Questo procedimento è a carico dell’intermediario finanziario e prevede la definizione dei rischi, cui il soggetto è esposto, distinguendo tra i rischi di primo e secondo pilastro; le metodologie di mitigazione e misurazione attuate per la determinazione degli stessi; il requisito patrimoniale, considerato per singolo rischio e in ottica collettiva, per fronteggiare i rischi di primo pilastro. Nel secondo caso, si parla di Supervisory Review and Evaluation Process (SREP), ossia lo strumento centrale attraverso il quale le Autorità di Vigilanza valutano l’adeguatezza patrimoniale dell’intermediario, tenendo anche conto dell’assetto organizzativo dello stesso; può essere definito come la parte del processo di controllo prudenziale demandata all’Organo di Vigilanza.
Il terzo capitolo analizza la determinazione e misurazione dei rischi condotta, ai fini del documento ICAAP, da ACT. Dopo un’introduzione sull’attività di garanzia offerta dal Confidi, si esaminano le varie metodologie utilizzate per la definizione dei requisiti patrimoniali, considerando i documenti ICAAP del 2015 e del 2016, influenzati dall’evoluzione della normativa in quanto, per il 2015, sono state utilizzate le disposizioni previste dall’Accordo sul Capitale di Basilea 2; mentre, per il 2016, si seguono le regole dettate dall’Accordo sul Capitale di Basilea 3.
Infine, le considerazioni conclusive sono state condotte facendo riferimento all’impatto che il cambiamento di normativa ha avuto sulla determinazione del requisito patrimoniale; inoltre, sono stati esaminati gli aspetti critici che hanno influenzato la determinazione del documento e le aree di miglioramento che, se sviluppate, possono condurre alla definizione di un processo utile non solo ai fini della vigilanza prudenziale, ma anche al monitoraggio e alla mitigazione dei rischi a livello interno.
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