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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04152009-163412


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
GRASSI, FRANCESCO
URN
etd-04152009-163412
Titolo
Il Partito socialista e la pianificazione economica. Dalla ricostruzione alla nazionalizzazione dell'industria elettrica
Settore scientifico disciplinare
M-STO/04
Corso di studi
STORIA E SOCIOLOGIA DELLA MODERNITA'
Relatori
Relatore Prof. Tognarini, Ivano
Relatore Prof. Giuntini, Andrea
Relatore Prof. Volpi, Alessandro
Parole chiave
  • pianificazione
  • Pietro Nenni
  • Rodolfo Morandi
Data inizio appello
10/06/2009
Consultabilità
Completa
Riassunto
Oggetto del presente lavoro è la politica di pianificazione economica formulata dal Partito socialista italiano tra il 1944 e il 1962. Di tale politica vengono esaminati alcuni aspetti, ritenuti di particolare significato.
Il lavoro si suddivide in tre parti.
La prima analizza la politica economica del PSIUP/PSI nella fase della ricostruzione (1944-48), quando il piano rappresenta dapprima – nel contesto dei governi di solidarietà nazionale – l'alternativa tecnica all'impostazione conferita al processo di ricostruzione dalle forze liberiste, per assumere poi – dopo l'estromissione delle sinistre dall'esecutivo e fino al termine del 1947 – la valenza politica di alternativa di sistema. I momenti in cui si articola questa prima fase, dominata dalla figura di Rodolfo Morandi, sono: le proposte di politica economica elaborate dal PSIUP nell’ultimo periodo della guerra; il Comitato centrale dell’ottobre 1945 ed il susseguente dibattito sui Consigli di gestione; il Congresso di Firenze dell’aprile 1946; la nascita del secondo governo De Gasperi e la definizione del suo programma economico tra il giugno ed il luglio 1946; la svolta deflazionistica einaudiana dell’estate 1947; la Conferenza economica socialista del novembre 1947. Con l’istituzione del Fronte democratico popolare, il tema della pianificazione viene progressivamente abbandonato dal PSI, che si allinea alle posizioni del PCI.
La seconda parte della ricerca si apre con una disamina del percorso intellettuale, dalle originarie posizioni liberiste all'approdo planista, di Riccardo Lombardi, principale ispiratore della strategia economica del PSI a partire dagli anni Cinquanta; questa sorta di “intermezzo”, che interrompe la continuità cronologica della narrazione, è stato inserito per rintracciare, nella personale vicenda del suo uomo-simbolo, le radici profonde del planismo socialista post-morandiano. Viene quindi analizzato l’atteggiamento del PSI nei confronti di due iniziative di diversa provenienza ma convergenti nell’ampliare la portata dell’intervento pubblico in campo economico e nell’introdurre elementi più o meno accentuati di pianificazione, sia pur nel rispetto dell’economia di mercato. La prima è costituita dal Piano del lavoro della CGIL, lanciato nel 1949 e presentato, almeno fino al 1952, come alternativa alla politica economica del governo (la cosiddetta linea «stagnazionista» legata al nome del ministro del Bilancio Pella). Le vicende del Piano del lavoro, alla cui elaborazione e popolarizzazione i socialisti offrono un importante contributo, si intrecciano, a partire dal giugno del 1950, con le ripercussioni del conflitto coreano, le quali investono anche il dibattito sulla politica economica e sulla pianificazione. La seconda iniziativa è costituita dallo Schema Vanoni, la cui presentazione ufficiale, nel dicembre 1954, conferisce nuovo slancio al dibattito sulla pianificazione, coinvolgendo in esso anche settori della maggioranza governativa.
La terza ed ultima parte della ricerca copre il periodo 1956-1962, gli anni cioè del «miracolo economico» e, a livello politico, della fine dell'esperienza frontista e della gestazione del centro-sinistra. Viene in questa sede rievocato il confronto interno al PSI sul tema del piano economico e delle «riforme di struttura», che vede contrapposte le diverse componenti del partito; l’attenzione si concentra necessariamente sulla corrente autonomista, che individua nel piano e nelle connesse riforme gli strumenti capaci di garantire la transizione al socialismo in un paese capitalistico dell’Occidente (secondo la strategia del «riformismo rivoluzionario»). Si passa quindi ad esaminare la genesi e l’attuazione del provvedimento qualificante di questa stagione, ossia la nazionalizzazione dell’industria elettrica – archetipo di riforma di struttura anticapitalistica e indispensabile premessa della pianificazione nell’ottica della corrente autonomista –, dalle prime compiute proposte socialiste del 1944 al complesso dibattito degli anni Cinquanta fino alla contrastata adozione del provvedimento, su impulso del governo di centro-sinistra, tra il settembre ed il novembre 1962.



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