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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-04032013-230945


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SENIGAGLIESI, VERONICA
URN
etd-04032013-230945
Titolo
Oreficeria sacra d'eta medievale nell'attuale Diocesi di San Miniato. Calici e reliquiari.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Collareta, Marco
Parole chiave
  • oreficeria
  • calice
  • smalto traslucido
Data inizio appello
22/04/2013
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
22/04/2053
Riassunto
Come opera di primo Trecento si presenta il piede d'argento del calice di Santa Croce sull’Arno, i cui smalti traslucidi riconducono ad un panorama di cultura fiorentina del quarto decennio chiamando in causa eventuali scambi con la bottega di Andrea Arditi; l’analisi prosegue con due calici in rame dorato, il primo da Cèvoli di Lari, il secondo attualmente reimpiegato come sostegno per un reliquiario e conservato nel Duomo di Casciana Terme. Entrambi i pezzi si orientano verso una cultura figurativo di stampo senese o seneseggiante, forse filtrata a livello locale da botteghe pisane o lucchesi. Per il monumentale piede in argento di Cecina di Larciano, opera autografa dell’orafo fiorentino Nofri di Buto ed un tempo adorna di smalti traslucidi, sembra ragionevole ammettere una committenza da parte della famiglia degli Obriachi (o Embriachi) di Firenze, come lascerebbero credere gli stemmi alla base; il trasferimento a Venezia nel 1395 del principale esponente della famiglia, Baldassarre di Simone di Aliotto, spinge a favore di una datazione del pezzo ai primi anni Ottanta, quando quest’ultimo divenne un personaggio di notevole influenza sulla scena politica fiorentina. Seguono tre calici quattrocenteschi il più interessante dei quali è conservato a Partino di Palaia. Lo stretto legame di continuità stilistica che l’opera mantiene con i pezzi trecenteschi, con specifico riguardo a Siena, si affianca ad una conoscenza figurativa che si dimostra aggiornata sull'opera plastica di Jacopo della Quercia e Donatello; questi elementi uniti alla presenza di un’iscrizione, che rivela il nome del committente, spingono in favore di una datazione alla metà del Quattrocento. A stilemi di stampo valdambrinesco si riallacciano gli smalti del calice in rame dorato di Bucciano, pure vicino a pezzi di oreficeria fiorentina del secondo quarto del secolo dei quali potrebbe condividere la datazione . I contatti con l’area fiorentina si lasciano intuire anche nell’ultimo calice, semplicemente graffito, della parrocchiale di Partino, la cui datazione si da’ al settimo-ottavo decennio del XV secolo.
Ai primi decenni del Quattrocento si data l’ostensorio in rame dorato di Cerreto Guidi con il quale si conclude la rassegna di opere esaminate: oggi adibito a reliquiario, resta complesso assegnarne la provenienza ad un ambito senese piuttosto che fiorentino.
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