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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04022013-123512


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione
Autore
DI COSCIO, ELISA
URN
etd-04022013-123512
Titolo
Sindrome delle apnee ostruttive in sonno, ipotiroidismo e funzioni cognitive.
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
NEUROLOGIA
Relatori
relatore Dott.ssa Bonanni, Enrica
Parole chiave
  • funzioni cognitive
  • ipotiroidismo
  • apnee ostruttive
Data inizio appello
18/04/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS) è una condizione clinica caratterizzata dal ricorrere, durante il sonno, di ciclici episodi di ostruzione completa o parziale delle vie aeree superiori con persistenza dei movimenti toraco-addominali. Se la sonnolenza diurna è tipica e può arrivare ad interferire drammaticamente con la vita lavorativa e sociale dei pazienti, le complicanze della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno sono multisistemiche e comprendono sia disturbi cognitivi in senso lato, che cardiovascolari e metabolici. Lo scopo dello studio è stato quello di valutare i fattori che modulano le interazioni tra sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS), obesità ed ipotiroidismo ed il possibile effetto sinergico sulle complicanze cognitive di tali condizioni. Nel corso del progetto sono stati valutati, in quattro popolazioni (pazienti OSAS non obesi, OSAS obesi, ipotiroidei e controlli), il pattern ipnico, la viglianza, lo stress ossidativo e le alterazioni cognitive e la loro potenziale reversibilità a seguito di trattamento con CPAP.
In accordo con i dati presenti in letteratura, rispetto ai controlli sani, i pazienti OSAS presentavano una riduzione del tempo totale di sonno, dell’efficienza di sonno, un aumento della veglia infrasonno e della latenza della prima fase REM, con maggior rappresentazione percentuale degli stadi N1 ed N2 ed una riduzione percentuale del sonno profondo (N3 o SWS) e REM. Per quanto riguarda i parametri CAP (Cyclic Alternatin Pattern), indicativi della stabilità/instabilità del sonno, è emerso un aumento del CAP rate e del CAP time in tutti i pazienti OSAS rispetto ai controlli: aumento statisticamente significativo negli OSAS obesi, per cui è stato possibile ipotizzare che l’obesità sia non solo un fattore di rischio per la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, ma anche un fattore in grado di aggravare le conseguenze dell’OSAS sul sonno notturno. I tre gruppi OSAS non differivano significativamente tra loro, mentre differivano, come prevedibile, per indice di apnea-ipopnea dai controlli. Negli OSASipoTH è emersa una presenza significativa di apnee centrali ed i pazienti obesi, pur a parità di indice di ipopnea, presentavano una compromissione più marcata del tempo di sonno trascorso con saturazione di ossigeno minore del 90% per cui appare appropriata, in questo tipo di pazienti, una valutazione pneumologia al fine di escludere una sindrome ipoventilazione-obesità.
La sonnolenza diurna valutata mediante il test alle latenza multiple al sonno è risultata maggiore in tutti i gruppi di pazienti rispetto ai controlli. Il ruolo delle apnee nel sonno nella frammentazione del sonno e conseguentemente dell’eccessiva sonnolenza diurna è evidenziato dalla correlazione positiva tra l’indice di apnea-ipopnea, i parametri CAP ed MSLT. Negli OSAS obesi non si osservava correlazione tra indice di apnea-ipopnea, CAP rate ed MSLT; si può quindi ipotizzare che nella genesi della sonnolenza diurna, oltre al ruolo della alterazione del sonno notturno con una frammentazione a livello microstrutturale, vi sia un possibile coinvolgimento di altri fattori quali la desaturazione ossiemoglobinica e le modificazioni delle citochine. I soggetti OSAS, in particolare quelli ipotiroidei, presentavano una minor latenza in tutte le prove del MSLT ed in questa direzione è anche la valutazione soggettiva, valutata tramite la Epworth Sleepiness Scale, della sonnolenza. I pazienti ipotiroidei presentavano inoltre una maggiore percezione di fatica rispetto agli altri gruppi.
In questo studio abbiamo inoltre valutato il bilancio ossidativo nei pazienti OSAS ed osservato aumento degli indici di AOPP (prodotti di ossidazione avanzata delle proteine) e diminuzione del GSH (glutatione totale) e FRAP (capacità ferro riducente plasmatica) rispetto ai controlli; sembra che per i pazienti con sindrome delle apnee ostruttive in sonno vi sia compromissione delle difese antiossidanti e aumento del danno ossidativo proteico. La correlazione tra AHI e FRAP suggerisce che pazienti con indice di apnea-ipopnea più elevato presentino una minore capacità antiossidante plasmatica. I risultati ai test neuropsicologici non hanno mostrato differenze significative tra i tre gruppi di pazienti OSAS, ma confrontando tutti i pazienti con apnee ostruttive in sonno con i controlli è emerso un peggiore profilo prestazionale alle prove attentive ed esecutive frontali ed in particolare allo Stroop, al WCST-M ed al Trail Making Test.

Al follow up, effettuato dopo sei mesi di utilizzo di CPAP, si è osservato la normalizzazione dei parametri poligrafici (indice di apnea-ipopnea e saturazione di ossigeno) con miglioramento della struttura del sonno e della vigilanza, valutata con metodiche obiettive e soggettive. Dal punto di vista cognitivo si è osservata una riduzione degli errori perseverativi al WCST-M, un miglioramento dell’ efficienza nell’esecuzione dell’TMT A e B ed una tendenza al miglioramento dell’effetto interferenza–tempo allo Stroop.

In conclusione emerge che l’obesità e l’ipotiroidismo non siano semplicemente due possibili fattori di rischio per la sindrome delle apnee ostruttive in sonno, ma anche possibili fattori aggravanti di tale patologia. Ci appare indispensabile valutare la funzione tiroidea in tutti i pazienti OSAS in quanto portatori, a parità di gravità di malattia, di una maggior compromissione della vigilanza sia obiettiva che soggettiva, di una maggiore incidenza del sintomo fatica con peggiore qualità di vita ed un maggior rischio di incidenti stradali e lavorativi. Secondo i nostri dati la terapia con CPAP, attraverso la normalizzazione dei parametri macro e microstrutturale del sonno, permette di migliorare le prestazioni cognitive dei pazienti OSAS e di aumentare le capacità antiossidanti plasmatiche con conseguente riduzione del rischio di danno endoteliale e quindi di complicanze cardio e cerebrovascolari.

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