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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-03282018-112118


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ARIOLI, ANDREA
URN
etd-03282018-112118
Titolo
Mito e simbolo in Cesare Pavese: la perdita delle radici tra suggestioni junghiane e mutamenti storico-sociali
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Prof. Brugnolo, Stefano
correlatore Prof. Dei, Fabio
Parole chiave
  • sradicamento
  • Jung
  • Pavese
  • simbolo
  • mito
Data inizio appello
23/04/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo studio individua all’interno della produzione poetica di Cesare Pavese il tema fondamentale del mito. Verso i primi anni Quaranta l’accostamento alla lingua e cultura tedesca conduce Pavese alla lettura di Jung, sottolineandone il peso della carica simbolica. Lo scrittore si mostra fortemente attratto da un ambiente di studiosi e intellettuali che, nel periodo tra le due guerre, avevano contribuito a un modo nuovo di guardare al simbolo e di intendere il mito come configurazione simbolica: dalla poetica del mito pavesiana emergono impliciti parallelismi, intuizioni e profonde correlazioni che s’inseriscono in una prospettiva junghiana, nonostante il poeta non segua apertamente le teorie dello psichiatra. In Feria d’agosto (1946) le immagini interiori legate al paesaggio vengono concepite come il risultato di un sedimento inconsapevole della memoria cristallizzato nell’individuo. Nei Dialoghi con Leucò (1947) Pavese si avventura nella mitologia greca, collegandosi alla visione junghiana dei miti come parte di un inconscio collettivo.
Nella Luna e i falò (1950), i motivi ricorrenti di tutta la produzione pavesiana vengono ripresi in chiave riflessiva su un piano più alto e di chiusura del cerchio.
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