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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03282013-112928


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
COMI, SIMONA
URN
etd-03282013-112928
Titolo
Il ruolo del lettore nelle Confessions di J-J. Rousseau
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LETTERATURE E FILOLOGIE EUROPEE
Relatori
relatore Zatti, Sergio
Parole chiave
  • STORIA DELLA CRITICA
  • ROUSSEAU
  • RUOLO DEL LETTORE
  • CONFESSIONI
Data inizio appello
22/04/2013
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
22/04/2053
Riassunto
Le Confessions di Jean-Jacques Rousseau, la cui prima parte è stata pubblicata nel 1782, aprono la strada a quell’insieme di testi che da quel momento in poi verrà definito genere autobiografico. Le memorie rousseauiane introducono molteplici novità: prima fra tutte, a differenza, ad esempio, delle Confessiones di Agostino, sono sciolte dal vincolo religioso, non sono cioè la storia di una conversione, ma semplicemente quella di una vita, in tutti i suoi aspetti; non instaurono un dialogo con Dio bensì con gli altri uomini che lo sostituiscono nella sua funzione di giudice e, soprattutto, racchiudono episodi relativi all’infanzia dell’autore che non hanno alcuna importanza sociale ma sono piuttosto fine a se stessi, un patetico tentativo da parte dell’autore di ricominciare il ciclo vitale proprio quando sta per finire, e che vengono trattati per la prima volta con tono grave e serioso.
Il mio interesse si sofferma soprattutto su come l’autobiografia venga laicizzata e sui motivi che inducono l’autore ad esporsi allo sguardo dei suoi simili, a mettere in scena un piccolo tribunale in cui è l’unico imputato; sulle ragioni che lo spingono a chiamare continuamente in causa la sua giuria, cioè il pubblico dei suoi lettori e su come il ruolo di giudice imparziale assegnatogli si riveli fittizio.
Attraverso un’attenta analisi e una schedatura degli episodi e delle circostanze in cui è presente la figura del lettore, si tenterà di dimostrare come la sua funzione venga ogni volta ridotta ad espediente, a gioco letterario utile solo a favorire, agevolare e rendere credibili, per un tornaconto personale dello scrittore, le sue argomentazioni.

L’elaborato è suddiviso in quattro capitoli: nel primo si è cercato di indagare all’interno della storia del genere autobiografico, e poi nel dettaglio all’interno delle Confessions, per capire come prenda piede e si plasmi la figura del lettore; nel secondo capitolo, si analizza per tratti teorici il patto che viene istituito nel suddetto genere tra autore e lettore, il ruolo di giudice che gli viene falsamente assegnato (corredato oltretutto da esatte direttive sul modo “giusto” di espletarlo), e una prima fenomenologia del lettore relativa al formulario delle scuse e della negoziazione. Nel terzo invece, si prendono in esame due particolari tipologie di confessione, quella oscena e quella morale, con particolare interesse rivolto agli “strumenti di circuizione” e alle tecniche narrative di cui l’autore si serve per preparare e predisporre il lettore a ricevere verità così scomode e scandalose. Nell’ultimo capitolo si prendono in considerazione alcuni episodi, esplicativi del rapporto di Rousseau con il pubblico, in cui l’autore si trova di fronte ad un collettività interna al testo; l’ultima di queste vicende, che coincide con la scena finale delle Confessions, tramite una temporanea convergenza del tempo della storia e del tempo della narrazione che fa sì che l’audience interna e quella esterna confluiscano, svela al lettore il gioco sleale di cui è stato vittima.

L’analisi del ruolo del lettore nelle Confessions di J-J. Rousseau comincia a partire dal testo stesso che con il suo ricco campionario di aneddoti, spesso simmetrici e collegati tra loro, ha fornito di per sé le basi su cui si regge l’intera, complessa, architettura del libro e l’orientamento di questo studio. La guida principale, il filo conduttore e la chiave di volta delle memorie, sono date dalle parole del medesimo autore che non smette nemmeno per un attimo di condurci nel «fangoso labirinto» delle sue confessioni attraverso quello stesso gioco preso in esame e di cui, a volte, ci si dimentica.
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