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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03262019-222123


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BARDI, MARCO
URN
etd-03262019-222123
Titolo
La Repubblica Sociale Italiana alla Spezia tra pratiche repressive e punizione dei crimini
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA
Relatori
relatore Prof. Fulvetti, Gianluca
Parole chiave
  • repubblica sociale
  • La Spezia
  • collaborazionismo
Data inizio appello
29/04/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente lavoro è dedicato a un'analisi del periodo storico della seconda guerra mondiale che va dal 25 luglio 1943 fino all'aprile 1945, dove si delinea e opera la Repubblica Sociale Italiana (RSI). Dopo aver ricordato le origini della RSI e il contesto storico in cui nacque mi sono soffermato sugli organi che esercitavano la violenza, la Guardia Nazionale Repubblicana, le Brigate Nere, la X°Flottiglia MAS. Ho percorso brevemente le azioni compiute da questi organi prima a livello nazionale e poi a livello locale, in provincia della Spezia. Rastrellamenti, rappresaglie, azioni punitive, torture, vittime civili e partigiane sono state oggetto di uno studio attento ma anche di un'indagine statistica dalla quale è emerso che 50 sono state le stragi compiute nel territorio spezzino e che ben 158 sono state le vittime. Per la ricostruzione degli avvenimenti che hanno sconvolto la città in quegli anni ho consultato moltissime fonti bibliografiche tra queste Zone di guerra, geografie di sangue. L’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia 1943-1945 ma anche i fondi della prefettura contenute nell'archivio di Stato della Spezia e alcuni documenti trovati nell'istituto storico della resistenza "Pietro Beghi" sempre alla Spezia.
La resa dei conti con il fascismo e il collaborazionismo assunse un passaggio fondamentale tra la guerra e il dopoguerra alla fine del secondo conflitto mondiale. Nella mia tesi ho voluto ricordare questo aspetto accennando ai vari decreti legislativi che hanno segnato il percorso dell'epurazione. Partendo dal Decreto Legislativo Luogotenenziale (DLL) relativo alla punizione dei reati fascisti e ai delitti di collaborazionismo col tedesco invasore del 27 luglio 1944 n. 159 che rappresenta il primo testo che affronta in maniera organica la questione della punizione dei crimini fascisti e passando per il Decreto Legislativo Luogotenenziale 22 Aprile 1945 n. 142 che aveva tra gli obiettivi quello di arginare gli episodi di giustizia sommaria che si temeva potessero verificarsi durante e dopo la liberazione nelle zone occupate per lungo tempo dai nazifascisti. Seguirono una serie di provvedimenti e si arrivò alla svolta decisiva nella punizione dei crimini con il Decreto Presidenziale n. 4 del 22 giugno 1946 detto “amnistia Togliatti”.
Il decreto era applicabile a tutti i fascisti già colpiti dalle sanzioni e a chi era ancora in attesa di giudizio, ad esclusione degli alti esponenti civili o militari, di chi avesse commesso violenze particolarmente efferate o omicidio volontario e degli autori di azioni criminose commesse allo scopo di lucro. La fine della politica punitiva venne ufficializzata con il Decreto Legislativo (DL) del 7 febbraio 1948 n. 48, relativo alle norme per l’estinzione delle sanzioni e la revisione dei provvedimenti adottati. La generica clemenza dimostrata dal governo verso il fascismo e i crimini connessi ebbe un incremento negli anni successivi. Nel 1949 vennero emanati decreti per la revoca dei provvedimenti di dispensa dal servizio e la concessione di altri condoni; col DL n. 922 del 19 dicembre 1953 si stabilivano ulteriori indulti e condoni per i reati politici e militari compiuti dopo l’8 settembre 1943, dei quali beneficiavano anche i latitanti: a quel punto il processo di epurazione poté dirsi definitivamente archiviato.
Nel percorso del mio lavoro ho messo in evidenza le caratteristiche dei soggetti che hanno collaborato con il tedesco invasore. Per fare ciò mi sono basato principalmente sulla consultazione e sull’analisi di fondi archivistici, ovvero le buste relative alle sentenze della Corte d'Assise Straordinaria conservata nell'archivio di Genova. Infatti il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 142, prevedeva l’istituzione di Corti Straordinarie di Assise nei territori italiani al momento sottoposti all’occupazione nemica, con competenza provinciale e alla Spezia ne avevamo una sezione speciale. Dall'analisi di questi incartamenti sono emersi dati relativi agli imputati come età, residenza, luogo di nascita o professione ma anche denunce, testimonianze e per alcuni casi anche atti processuali completi.
Le sentenze prese in esame hanno evidenziato tanti casi di assoluzione per vari motivi, alcuni per insufficienza di prove, altri per non aver commesso il fatto o per esservi stato costretto da altri, ma anche casi di condanna. Si arrivò alla condanna alla pena capitale per 20 imputati ma solo per tre di questi ci fu l'esecuzione della sentenza. Sicuramente dopo l'emanazione del decreto di amnistia le sentenze di assoluzione aumentarono notevolmente.
Mi sono soffermato su due casi in particolare; il caso di Oreste Marcobello, condannato alla pena capitale nel 1945 per aver arrestato ed ucciso 4 uomini nella strage del Felettino, di aver percosso, maltrattato e rastrellato gli abitanti di Follo, Vezzano Ligure, Borghetto Vara e Valeriano. Le varie vicissitudini processuali terminate con il decreto di clemenza del 19 dicembre 1953 n. 522 portarono alla condanna per Oreste Marcobello a soli 10 anni di reclusione.
L'altro caso da me esaminato era quello della famigerata Banda Gallo, composta da nove persone tra cui due donne. Tutti gli uomini erano imputati di vari reati ma il più grave era quello che con responsabilità diverse avevano tutti i soggetti giudicati, concretizzato nell'arresto, nella tortura di 252 persone, sospettate di collaborare con la resistenza, molte della quali vennero deportate in Germania, dove trovarono la morte. Si trattava di Aurelio Gallo ex autista del vescovo, del questore Emilio Battisti, del brigadiere della Guardia Nazionale Repubblicana Achille Morelli, di Aldo Capitani, di Matteo Guerra, di don Rinaldo Stretti, di Pasquale Rucco agente di custodia, di Rosaria Di Matteo madre di Matteo Guerra, e Anna Guerra sorella gemella di Matteo.
Il processo terminò dopo 5 lunghi giorni e ci fu la condanna a morte di tre di questi imputati, Aurelio Gallo, Emilio Battisti e Aldo Capitani.
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