Tesi etd-03232015-163050 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
DI RAIMONDO, MONICA
URN
etd-03232015-163050
Titolo
Parto anonimo e diritto a conoscere le proprie origini
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Palmerini, Erica
Parole chiave
- anonimato materno
- conoscenza origini
Data inizio appello
13/04/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
In questo lavoro verrà presa in considerazione la tematica relativa al difficile bilanciamento tra il diritto della donna a partorire in anonimato ed il diritto del figlio ad accedere alle informazioni sulle proprie origini.
Le due tematiche sono strettamente collegate, dal momento che la mancanza di automaticità nell'instaurazione del rapporto di filiazione naturale costituisce il presupposto e il fondamento del diritto della donna di partorire (e poi di abbandonare il figlio), mantenendo segreta la propria identità. La tesi analizza i tentativi di bilanciamento tra i gli interessi coinvolti, compiuti soprattutto dalla Francia e dall'Italia.
Per meglio evidenziare la problematica ho analizzato la sentenza n.425 del 25 novembre 2005, in cui la Corte Costituzionale si è pronunciata per la prima volta sul rapporto tra diritto dell’adottato a conoscere le proprie origini e il diritto della madre naturale a mantenere l’anonimato, qualora abbia dichiarato al momento del parto di non voler essere nominata. In particolar modo ho approfondito l’art 28 della legge sull'adozione in merito alla riforma del 2001, cercando di spiegare le motivazioni che hanno portato la Corte a distaccarsi rispetto alla richiesta presentata dal giudice nel caso in esame.
Ho preso, poi, in esame il caso Odièvre che è particolarmente rilevante per comprendere le esigenze di bilanciamento degli interessi della donna partoriente all'anonimato da un lato, e del figlio a venire a conoscenza delle proprie origini dall'altro ed, altresì, per comprendere quanto siano importanti gli effetti delle pronunce della Corte di Giustizia di Strasburgo negli ordinamenti degli Stati membri della Cedu ed in particolare, nell'ordinamento italiano alle informazioni sulle proprie origini.
Ho poi posto l’attenzione sulla rivalutazione del tema oggetto di esame, in riferimento alla condanna che l’Italia ha subito da parte della Corte Europea dei diritti dell'uomo, per la rigida protezione dell'anonimato materno, riconoscendo così oggi la possibilità di interpellare la madre su richiesta del figlio, per un’eventuale revoca dell'anonimato. L’ultima parte del lavoro è dedicata alla questione della procreazione medicalmente assistita di tipo eterologa, cercando di valutare le varie posizioni prese in merito al difficile bilanciamento degli interessi coinvolti riguardanti il diritto a conoscere le origini e l’anonimato di chi sceglie di essere donatori di gameti. Così anche l’Italia si prepara a disciplinare questa delicata materia e tra i tanti aspetti, quello della scelta di garantire o meno il diritto all'anonimato del donatore, implicando o meno la possibilità di stabilire un rapporto di filiazione non solo biologica, ma legale.
Le due tematiche sono strettamente collegate, dal momento che la mancanza di automaticità nell'instaurazione del rapporto di filiazione naturale costituisce il presupposto e il fondamento del diritto della donna di partorire (e poi di abbandonare il figlio), mantenendo segreta la propria identità. La tesi analizza i tentativi di bilanciamento tra i gli interessi coinvolti, compiuti soprattutto dalla Francia e dall'Italia.
Per meglio evidenziare la problematica ho analizzato la sentenza n.425 del 25 novembre 2005, in cui la Corte Costituzionale si è pronunciata per la prima volta sul rapporto tra diritto dell’adottato a conoscere le proprie origini e il diritto della madre naturale a mantenere l’anonimato, qualora abbia dichiarato al momento del parto di non voler essere nominata. In particolar modo ho approfondito l’art 28 della legge sull'adozione in merito alla riforma del 2001, cercando di spiegare le motivazioni che hanno portato la Corte a distaccarsi rispetto alla richiesta presentata dal giudice nel caso in esame.
Ho preso, poi, in esame il caso Odièvre che è particolarmente rilevante per comprendere le esigenze di bilanciamento degli interessi della donna partoriente all'anonimato da un lato, e del figlio a venire a conoscenza delle proprie origini dall'altro ed, altresì, per comprendere quanto siano importanti gli effetti delle pronunce della Corte di Giustizia di Strasburgo negli ordinamenti degli Stati membri della Cedu ed in particolare, nell'ordinamento italiano alle informazioni sulle proprie origini.
Ho poi posto l’attenzione sulla rivalutazione del tema oggetto di esame, in riferimento alla condanna che l’Italia ha subito da parte della Corte Europea dei diritti dell'uomo, per la rigida protezione dell'anonimato materno, riconoscendo così oggi la possibilità di interpellare la madre su richiesta del figlio, per un’eventuale revoca dell'anonimato. L’ultima parte del lavoro è dedicata alla questione della procreazione medicalmente assistita di tipo eterologa, cercando di valutare le varie posizioni prese in merito al difficile bilanciamento degli interessi coinvolti riguardanti il diritto a conoscere le origini e l’anonimato di chi sceglie di essere donatori di gameti. Così anche l’Italia si prepara a disciplinare questa delicata materia e tra i tanti aspetti, quello della scelta di garantire o meno il diritto all'anonimato del donatore, implicando o meno la possibilità di stabilire un rapporto di filiazione non solo biologica, ma legale.
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