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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03212021-201157


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BALDACCI, ERICA
URN
etd-03212021-201157
Titolo
ANDAMENTO CLINICO DI PAZIENTI CON CARCINOMA TIROIDEO TRATTATI E NON TRATTATI CON RADIOIODIO
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Elisei, Rossella
correlatore Dott.ssa Bottici, Valeria
Parole chiave
  • carcinoma differenziato tiroideo (CDT)
  • carcinoma papillare tiroideo (CPT)
  • recidiva
  • sopravvivenza
  • terapia radio-metabolica con 131I
Data inizio appello
13/04/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/04/2061
Riassunto
Il carcinoma differenziato della tiroide (CDT) è una neoplasia rara, caratterizzata, soprattutto per quanto riguarda l‘istotipo papillare (CPT), da un decorso indolente con una sopravvivenza a 10 anni superiore al 90%. L’incidenza di questa neoplasia è progressivamente aumentata nel corso degli anni probabilmente a causa di un miglioramento delle tecniche diagnostiche che ha permesso di individuare tumori, prevalentemente di istotipo papillare, asintomatici e di piccole dimensioni che altrimenti sarebbero rimasti occulti. Nonostante questo aumento di incidenza, la mortalità per CDT non ha subito un pari incremento. La strategia terapeutica del CDT prevede la terapia chirurgica, l’ablazione con radioiodio (131I) del residuo tiroideo e delle metastasi iodocaptanti e la terapia sostitutiva e/o soppressiva con levo-tiroxina. Negli ultimi anni il trattamento ha assunto un atteggiamento meno aggressivo e più conservativo soprattutto nei pazienti a “basso rischio”. Lo scopo di questo studio è stato quello di analizzare le caratteristiche epidemiologiche, anatomo-patologiche e cliniche di un’ampia casistica di soggetti con diagnosi di CPT diagnosticato tra il 1981 e il 1991, sottoposti a trattamento chirurgico e successiva terapia radiometabolica con 131I e confrontare tali dati, comprese la sopravvivenza e la recidiva a 10, 20 e 30 anni, con una casistica giapponese di CPT recentemente pubblicata nella quale il trattamento iniziale è stato meno aggressivo rispetto a quello della nostra casistica e solo l’1.5% dei pazienti era stato sottoposto a terapia radiometabolica.
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