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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-03132018-172406


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PAGGI, ANDREA
URN
etd-03132018-172406
Titolo
il marmo lunense: modalita e dinamiche commerciali dal I secolo a.C. al III/IV secolo
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
ARCHEOLOGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Menchelli, Simonetta
correlatore Dott. Sangriso, Paolo
Parole chiave
  • marmo lunense
Data inizio appello
23/04/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
23/04/2088
Riassunto
Oggetto di questa tesi sono le dinamiche di commercio e di trasporto del pregiato marmo lunense dal suo primo utilizzo in epoca tardo-repubblicana fino al IV secolo d.C.
Nel primo e secondo capitolo della Tesi si ripercorre la storia della città di Luni dalla sua fondazione come colonia romana fino al suo abbandono avvenuto in epoca medievale. Si presenta quindi un breve excursus sulla storia degli scavi, dai recuperi antiquari agli scavi tuttora in corso in alcuni settori della città ad opera della Soprintendenza della Liguria, dell’Università Cattolica di Milano e dell’Università di Pisa.
Il terzo capitolo è riservato al sistema portuale di Luni che, data la sua vicinanza con la città, ha potuto essere utilizzato per la commercializzazione marittima del marmo in tutto il bacino del Mediterraneo.
Si passa poi a parlare dei bacini marmiferi con una breve descrizione della composizione del marmo, delle varie tipologie esistenti in zona, delle tecniche estrattive sia tramite fonti letterarie e studi archeologici sia grazie al resoconto di alcune pratiche ancor oggi utilizzate nelle cave di Carrara.
Si cerca inoltre di descrivere il regime di conduzione delle cave portando come riferimento alcune sigle rinvenute sul posto ed in alcuni monumenti dell’Urbe.
I capitoli quinto e sesto si concentrano invece sulla produzione e diffusione del marmo partendo dall’epoca tardo-repubblicana fino ad arrivare al III secolo d.C. Si prendono inoltre in esame i primi monumenti di Roma in cui si riscontra l’uso del marmo lunense ed il suo rapporto con il programma politico di Augusto.
Si portano esempi anche di alcuni monumenti di Ostia e di città provinciali. Si prosegue poi con le dinamiche commerciali nel II e III secolo con particolare riferimento all’uso del marmo lunense nella ritrattistica ufficiale imperiale.
Un capitolo è stato interamente dedicato al principale mezzo di trasporto del marmo, le naves lapidarie, con le sue caratteristiche di lunghezza e di capienza.
Prima di parlare delle navi però si è fatto un accenno sui metodi e le tempistiche della navigazione antica.
Inoltre sono stati presi in esame i principali relitti conosciuti in cui sono stati riscontrati manufatti più o meno lavorati di marmo lunense.
Nel capitolo ottavo si descrive la rotta commerciale verso la Spagna ponendo maggior attenzione sulla costruzione del tempio di Augusto nella città di Tarraco perché rappresenta uno dei più importanti contesti di impiego di marmo lunense in ambito provinciale.
La Tesi si conclude con un breve excursus sulle fasi finali dell’utilizzo del marmo lunense nel IV secolo, quando la produzione scultorea in lunense sembra oscillare tra le sfere del paganesimo e del cristianesimo e con osservazioni conclusive riguardanti il tema trattato.
Questo modesto contributo, così come tutti gli studi e approfondimenti di Archeologia Subacquea, non avrebbero preso avvio senza la grande intuizione di quello che viene giustamente definito come il padre di questa disciplina in Italia, Nino Lamboglia.
Lui aveva fin da subito intuito la grande potenzialità di conoscenza che il mare aveva conservato, più o meno bene, attraverso i secoli; grazie alla sua idea di applicare il metodo scientifico degli scavi terresti anche a quelli subacquei, si sono potuti studiare e catalogare molti relitti che sono stati scoperti dopo gli anni 50 del secolo scorso.
Senza di lui probabilmente l’Archeologia Subacquea italiana sarebbe nata molto dopo e senza quell’approccio scientifico che aveva indicato ed utilizzato N. Lamboglia.
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