ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-03062012-132703


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione
Autore
SBRANA, FRANCESCO
URN
etd-03062012-132703
Titolo
"KLEBSIELLA PNEUMONIAE PRODUTTRICE DI CARBAPENEMASI: EPIDEMIOLOGIA OSPEDALIERA E TRATTAMENTO DELLE INFEZIONI IN TERAPIA INTENSIVA"
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
ANESTESIA E RIANIMAZIONE
Relatori
relatore Dott. Malacarne, Paolo
Parole chiave
  • Klebsiella pneumoniae produttrice di Carbapenemasi
  • Infezione
  • Outcame
  • Terapia intensiva
Data inizio appello
27/03/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
La Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi ad opera di carbapenemasi di classe A (KPC) sta emergendo come un importante patogeno multiresistente in ambito sanitario. Questo germe, ad oggi, rappresentano una minaccia clinica allarmante.
Lo scopo di questo studio è stato inizialmente quello di censire l’epidemia da KPC insorta dall’aprile del 2010 presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana e successivamente quello di descrivere il trattamento e l'esito di infezioni da KPC in una singola Unità di Terapia Intensiva (ICU) del ospedale in esame.
Nei 22 mesi in esame sono stati identificati 174 casi di KPC provenienti si dall’area critica (87 pazienti), che dall’area chirurgica (22 pazienti) che da quella medica (65 pazienti). Il numero totale di infezioni è stato di 86, l’incidenza di nuove infezioni è progressivamente aumentata durante il periodo di osservazione e di questo gruppo di pazienti si sono registrati 30 decessi.
La seconda parte dello studio, condotto in una singola terapia intensiva di 10 letti medico-chirurgica nel periodo aprile-novembre 2011, è stato di tipo osservazionale retrospettivo. Tutti i pazienti infettati con KPC sono stati arruolati. Identificazione batteriologica e la suscettibilità antibiotica sono stati eseguiti in tutti gli episodi di infezione utilizzando un sistema automatico di microdiluizione in brodo (Vitek® 2). Dopo test microbiologico di conferma la suscettibilità per colistina, imipenem, meropenem, gentamicina, fosfomicina e tigeciclina è stata effettuata anche mediante E-test.
Durante il periodo di studio, 24 pazienti (21 maschi, età 53 ± 17 anni) sono stati arruolati e 29 episodi di infezioni KPC sono stati registrati; il 79% dei pazienti erano politraumatizzati e comorbidità importanti erano presenti nel 50% dei pazienti. Il tasso grezzo di mortalità in ospedale è stato del 20,8%. La terapia antibiotica mirata era composta da 2 o più farmaci nel 87,5% dei pazienti. L'analisi comparata della distribuzione cumulativa delle MIC ha mostrato una presenza più consistente di resistenza agli antibiotici testati con il sistema Vitek® 2 rispetto a E-test. Secondo il metodo di suscettibilità la terapia antibiotica empirica è considerabile efficace solo nel 7% del paziente secondo il sistema Vitek® 2 e nel 94% del paziente secondo l’ E-test.
Il sequenziamento del gene blaKPC, eseguita in un sottogruppo di sei casi, ha mostrato che si ha produzione di KPC-3.
Concludendo, in caso di infezioni nosocomiali da KPC in pazienti politraumatizzati e precedentemente in buona salute queste infezioni possono essere trattate con terapia di combinazione di due o più antibiotici e possono avere un successo sia clinico che microbiologico. Rimane ancora da capire quale sia il metodo microbiologico migliore da utilizzare nella pratica clinica per valutare sensibilità e suscettibilità antibiotica dei ceppi di KPC.
File