Tesi etd-03032008-123540 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
BIAGIONI, FEDERICA
URN
etd-03032008-123540
Titolo
IDENTIFICAZIONE ED ANALISI DI INDICATORI DI ANTICHI LIVELLI DI STAZIONAMENTO DEL MARE NELLA LIGURIA ORIENTALE
Settore scientifico disciplinare
GEO/04
Corso di studi
SCIENZE DELLA TERRA
Relatori
Relatore Prof. Pappalardo, Marta
Relatore Prof. Bruekner, Helmut
Relatore Prof. Federici, Paolo Roberto
Relatore Prof. Bruekner, Helmut
Relatore Prof. Federici, Paolo Roberto
Parole chiave
- Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
18/04/2008
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/04/2048
Riassunto
I primi studi relativi agli indicatori di antiche linee di riva in Liguria Orientale risalgono alla fine dell’800, ma da allora ad oggi le segnalazioni sono state molto scarse (Issel, 1882; Rovereto 1939; Cortemiglia, 1983; Federici, 1987; Federici & Pappalardo, 2001; Chelli et al., 2005; Federici & Pappalardo, 2006). Questo tratto di costa alta e rocciosa, infatti, non presenta gli spettacolari terrazzi marini tipici di molte zone del Sud Italia né altri indicatori particolarmente evidenti ed eclatanti. Per questo motivo la Liguria Orientale ha sempre attirato poco l’attenzione dei ricercatori e diverse decine di chilometri di costa non sono mai stati analizzati nel dettaglio per l’acquisizione di dati relativi agli antichi livelli di stazionamento del mare. In questo quadro si inserisce questa tesi di dottorato che ha innanzitutto lo scopo di verificare la presenza di indicatori di antichi livelli di stazionamento del mare nel tratto costiero tra Genova Nervi e la foce del Magra, con particolare riguardo ai primi 50 m s.l.m. per colmare la carenza di informazioni relativa a questo argomento. Il rilevamento sistematico di terreno, l’analisi morfologica di ogni singola superficie terrazzata individuata, e l’analisi della loro distribuzione altimetrica hanno rappresentato i cardini di questo lavoro. Dato il grande contributo che può derivare dalle datazioni delle linee di riva a questo tipo di ricerche, si è prestata particolare attenzione alla ricerca di depositi marini ed eolici non solo nell’area di studio ma anche nel Ponente Ligure.
Il rilevamento sistematico condotto nei primi due anni di dottorato nell’area di studio ha portato all’individuazione di 43 superfici terrazzate interpretabili come di origine marina.
Le superfici terrazzate non si presentano uniformemente distribuite nell’area di studio e le osservazioni condotte suggeriscono che esse si siano sviluppate maggiormente nelle rocce arenacee poiché più facilmente erodibili rispetto a quelle magmatiche. Per gli stessi motivi l’erosione marina è molto più efficace sulle rocce sedimentarie ed i terrazzi, probabilmente in origine più uniformemente distribuiti, si sono conservati nei settori costieri più protetti dall’ondazione per la presenza di barriere fisiche (es. versante orientale del promontorio di Portofino, Baia di Moneglia, Golfo della Spezia) o per la morfologia del fondale che degrada verso il largo con maggiore regolarità, (es.tratto di costa tra Nervi e Camogli, Cavi di Lavagna). Le rocce magmatiche affiorano in rari tratti e solo due terrazzi sono incisi in esse. Dal momento che queste morfologie si sono conservate in settori di costa fortemente soggetti all’erosione, è plausibile supporre che le piattaforme d’abrasione si generino difficilmente in rocce dure come gabbri, serpentiniti e basalti: quando ciò avviene però questi si conservano più facilmente di quelli incisi in litologie arenacee e risentono in misura molto minore dell’erosione marina.
Di fondamentale importanza per questo tipo di studio è l’analisi della distribuzione altimetrica delle quote degli indicatori cartografati al fine di individuare la presenza di paleo-linee di riva. Analizzando la distribuzione delle quote degli indicatori rilevati si osserva che essi possono essere facilmente raggruppati in tre fasce altimetriche corrispondenti a 23-33, 10-15 e 4-5 metri di quota. Nella necessità di attribuire a ciascuno dei tre ordini di terrazzi una quota caratteristica, e non un intervallo altimetrico, è stato calcolato il valore mediano dei margini interni di ciascun ordine di terrazzi. Sulla base di questa operazione le tre linee di riva identificate vengono riferite rispettivamente alle quote di 27 - 12,5 e 5 m s.l.m. I tre ordini di terrazzi individuati presentano caratteristiche diverse:
- I Ordine (27 m s.l.m.): i terrazzi dell’ordine più alto si distribuiscono su un intervallo altimetrico maggiore degli altri due; ciò è facilmente spiegabile con il fatto che tali superfici sono quasi sempre coperte da depositi continentali di spessore presumibilmente diverso. Questo ordine è il più continuo lungo tutto il settore costiero e le diverse litologie che caratterizzano l’area di studio ne offrono più di un esempio. I terrazzi di maggiore interesse individuati nella Liguria di Levante, sia per ampiezza (es. Parchi di Nervi, Fontanino, Castello Cirlo), sia per stato di conservazione (es. Lavagna, Villa Baldini I), sono riferibili a questo intervallo altimetrico.
- II ordine (12,5 m s.l.m.): questo ordine di terrazzi è molto più discontinuo rispetto al precedente. Come la linea di riva precedente, anche questa è caratterizzata dalla presenza di superfici terrazzate sia in roccia (es. Villa Capurro, Villa Baldini II) che ricoperte da depositi continentali (es. Convento), per questo l’intervallo altimetrico continua ad essere abbastanza ampio. Rispetto alle superfici che caratterizzano la linea di riva sovrastante, i terrazzi di questo ordine sono di dimensioni molto ridotte (es. Punta Langan) e si presentano fortemente erosi, spesso ridotti a piccoli lembi che suggeriscono una loro maggiore continuità in passato (Villa Beatrice II, Pontetto II).
- III ordine (5 m s.l.m.): questo ordine è rappresentato da sette piattaforme in roccia suddivise tra il Golfo Paradiso e il Golfo della Spezia. Altre piattaforme a quote comparabili sono state individuate durante il rilevamento di terreno ma la loro morfologia suggerisce una possibile origine morfoselettiva o legata ad un’azione combinata di down-cutting e back-wearing (Villa Baldini III?). La presenza di questo terzo ordine, che sulla base di queste poche evidenze potrebbe apparire estremamente dubbia, è rafforzata dalla presenza di piattaforme in roccia ben definite in gradinata con altre a quota maggiore (es. Castello Cirlo I-II, Villa Beatrice I-II-III). In generale comunque quest’ordine è quello meno conservato dei tre sia come numero di indicatori sia come estensione e stato di conservazione degli stessi.
Il limite maggiore incontrato durante questo lavoro è legato all’assenza di depositi marini associati alle superfici terrazzate individuate e quindi all’impossibilità di produrre un certo numero di vincoli cronologici. L’unica eccezione è costituita nel Levante dal terrazzo di Lavagna che presenta un deposito marino senza fauna che è stato possibile datare con la Luminescenza Ottica Stimolata. Le datazioni O.S.L. sono state effettuate presso il Marburg Luminescence Laboratory (Facoltà di Geografia dell’Università di Marburg).Questo stesso metodo di datazione era già stato applicato alla sezione Villa Monteverde del terrazzo di Lavagna ma secondo un protocollo meno avanzato (multiple aliquot) rispetto a quello utilizzato in questo lavoro (single aliquot), ed aveva fornito un’età riconducibile al M.I.S. 5.5 (Federici & Pappalardo, 2006). La nuova datazione, condotta su campioni di quarzo e feldspati provenienti dalla sezione Villa Monteverde e da una nuova individuata nell’ambito di questo lavoro (Lo Scoglio), ha fornito un’età di circa 300-320 ka, pienamente compatibile con lo stadio isotopico marino 9.3.
Questo nuovo assunto di base rende legittimo operare delle correlazioni su base altimetrica tra le linee di riva datate del Levante e quelle non datate del Ponente e viceversa. Quindi, alla linea di riva datata al M.I.S.9.3 nel Levante (27 m s.l.m.) si può correlare una linea di riva indicata dalla presenza di un solco di battente riconosciuto in alcune grotte dei Balzi Rossi ad una quota compresa tra i 21 m s.l.m. e 24 m s.l.m. Seguendo lo stesso principio, la seconda linea di riva identificata nel Levante (12,5 m s.l.m.) viene correlata con la linea di riva tirreniana dei Balzi Rossi (12 m s.l.m.), datata sulla base della presenza dello Strombus bubonius. Maggiori problemi persistono per quanto riguarda l’attribuzione cronologica della terza linea di riva (5 m s.l.m.) infatti non esistono datazioni relative ad essa nell’area di studio né a indicatori localizzati a quote simili in aree limitrofe. Non potendo fare nessuna correlazione, si è cercato di ipotizzare l’età di formazione di questo ordine di terrazzi costruendo un modello di evoluzione della costa che tiene conto dei movimenti eustatici e dei sollevamenti tettonici che l’hanno interessata nel corso degli ultimi 320 ka. Il modello suggerisce una compatibilità della quota di questa linea di riva sia con una genesi legata al M.I.S. 7 che ad un sottostadio isotopico post-tirreniano. Una terza ipotesi attribuisce a questa linea di riva un carattere policiclico: essa potrebbe infatti essere stata incisa durante il picco eustatico corrispondente al M.I.S. 7 ed essere poi stata ripresa durante il M.I.S. 5.3 e/o il M.I.S. 5.1.
Alla luce dell’attribuzione cronologica della linea di riva a quota 27 m s.l.m. al M.I.S. 9.3 e alle correlazioni effettuate per quella tirreniana è stato necessario ricalcolare il tasso di sollevamento che ha interessato il Levante Ligure negli ultimi 320 ka. Tale valore risulta essere pari a 0,06 ± 0,01 mm/a, pertanto concorde con quello del Ponente (0,05-0,07 mm/a), contrariamente a quanto si riteneva precedentemente sulla base dell’attribuzione del terrazzo di Lavagna al M.I.S. 5.5. Inoltre il calcolo dei tassi di sollevamento parziali suggerisce una diminuzione nel tempo del tasso di sollevamento, con valori prossimi a 0,1 mm/a circa 300 ka fa e valori inferiori a 0,03 mm/a negli ultimi 100 ka.
Il rilevamento sistematico condotto nei primi due anni di dottorato nell’area di studio ha portato all’individuazione di 43 superfici terrazzate interpretabili come di origine marina.
Le superfici terrazzate non si presentano uniformemente distribuite nell’area di studio e le osservazioni condotte suggeriscono che esse si siano sviluppate maggiormente nelle rocce arenacee poiché più facilmente erodibili rispetto a quelle magmatiche. Per gli stessi motivi l’erosione marina è molto più efficace sulle rocce sedimentarie ed i terrazzi, probabilmente in origine più uniformemente distribuiti, si sono conservati nei settori costieri più protetti dall’ondazione per la presenza di barriere fisiche (es. versante orientale del promontorio di Portofino, Baia di Moneglia, Golfo della Spezia) o per la morfologia del fondale che degrada verso il largo con maggiore regolarità, (es.tratto di costa tra Nervi e Camogli, Cavi di Lavagna). Le rocce magmatiche affiorano in rari tratti e solo due terrazzi sono incisi in esse. Dal momento che queste morfologie si sono conservate in settori di costa fortemente soggetti all’erosione, è plausibile supporre che le piattaforme d’abrasione si generino difficilmente in rocce dure come gabbri, serpentiniti e basalti: quando ciò avviene però questi si conservano più facilmente di quelli incisi in litologie arenacee e risentono in misura molto minore dell’erosione marina.
Di fondamentale importanza per questo tipo di studio è l’analisi della distribuzione altimetrica delle quote degli indicatori cartografati al fine di individuare la presenza di paleo-linee di riva. Analizzando la distribuzione delle quote degli indicatori rilevati si osserva che essi possono essere facilmente raggruppati in tre fasce altimetriche corrispondenti a 23-33, 10-15 e 4-5 metri di quota. Nella necessità di attribuire a ciascuno dei tre ordini di terrazzi una quota caratteristica, e non un intervallo altimetrico, è stato calcolato il valore mediano dei margini interni di ciascun ordine di terrazzi. Sulla base di questa operazione le tre linee di riva identificate vengono riferite rispettivamente alle quote di 27 - 12,5 e 5 m s.l.m. I tre ordini di terrazzi individuati presentano caratteristiche diverse:
- I Ordine (27 m s.l.m.): i terrazzi dell’ordine più alto si distribuiscono su un intervallo altimetrico maggiore degli altri due; ciò è facilmente spiegabile con il fatto che tali superfici sono quasi sempre coperte da depositi continentali di spessore presumibilmente diverso. Questo ordine è il più continuo lungo tutto il settore costiero e le diverse litologie che caratterizzano l’area di studio ne offrono più di un esempio. I terrazzi di maggiore interesse individuati nella Liguria di Levante, sia per ampiezza (es. Parchi di Nervi, Fontanino, Castello Cirlo), sia per stato di conservazione (es. Lavagna, Villa Baldini I), sono riferibili a questo intervallo altimetrico.
- II ordine (12,5 m s.l.m.): questo ordine di terrazzi è molto più discontinuo rispetto al precedente. Come la linea di riva precedente, anche questa è caratterizzata dalla presenza di superfici terrazzate sia in roccia (es. Villa Capurro, Villa Baldini II) che ricoperte da depositi continentali (es. Convento), per questo l’intervallo altimetrico continua ad essere abbastanza ampio. Rispetto alle superfici che caratterizzano la linea di riva sovrastante, i terrazzi di questo ordine sono di dimensioni molto ridotte (es. Punta Langan) e si presentano fortemente erosi, spesso ridotti a piccoli lembi che suggeriscono una loro maggiore continuità in passato (Villa Beatrice II, Pontetto II).
- III ordine (5 m s.l.m.): questo ordine è rappresentato da sette piattaforme in roccia suddivise tra il Golfo Paradiso e il Golfo della Spezia. Altre piattaforme a quote comparabili sono state individuate durante il rilevamento di terreno ma la loro morfologia suggerisce una possibile origine morfoselettiva o legata ad un’azione combinata di down-cutting e back-wearing (Villa Baldini III?). La presenza di questo terzo ordine, che sulla base di queste poche evidenze potrebbe apparire estremamente dubbia, è rafforzata dalla presenza di piattaforme in roccia ben definite in gradinata con altre a quota maggiore (es. Castello Cirlo I-II, Villa Beatrice I-II-III). In generale comunque quest’ordine è quello meno conservato dei tre sia come numero di indicatori sia come estensione e stato di conservazione degli stessi.
Il limite maggiore incontrato durante questo lavoro è legato all’assenza di depositi marini associati alle superfici terrazzate individuate e quindi all’impossibilità di produrre un certo numero di vincoli cronologici. L’unica eccezione è costituita nel Levante dal terrazzo di Lavagna che presenta un deposito marino senza fauna che è stato possibile datare con la Luminescenza Ottica Stimolata. Le datazioni O.S.L. sono state effettuate presso il Marburg Luminescence Laboratory (Facoltà di Geografia dell’Università di Marburg).Questo stesso metodo di datazione era già stato applicato alla sezione Villa Monteverde del terrazzo di Lavagna ma secondo un protocollo meno avanzato (multiple aliquot) rispetto a quello utilizzato in questo lavoro (single aliquot), ed aveva fornito un’età riconducibile al M.I.S. 5.5 (Federici & Pappalardo, 2006). La nuova datazione, condotta su campioni di quarzo e feldspati provenienti dalla sezione Villa Monteverde e da una nuova individuata nell’ambito di questo lavoro (Lo Scoglio), ha fornito un’età di circa 300-320 ka, pienamente compatibile con lo stadio isotopico marino 9.3.
Questo nuovo assunto di base rende legittimo operare delle correlazioni su base altimetrica tra le linee di riva datate del Levante e quelle non datate del Ponente e viceversa. Quindi, alla linea di riva datata al M.I.S.9.3 nel Levante (27 m s.l.m.) si può correlare una linea di riva indicata dalla presenza di un solco di battente riconosciuto in alcune grotte dei Balzi Rossi ad una quota compresa tra i 21 m s.l.m. e 24 m s.l.m. Seguendo lo stesso principio, la seconda linea di riva identificata nel Levante (12,5 m s.l.m.) viene correlata con la linea di riva tirreniana dei Balzi Rossi (12 m s.l.m.), datata sulla base della presenza dello Strombus bubonius. Maggiori problemi persistono per quanto riguarda l’attribuzione cronologica della terza linea di riva (5 m s.l.m.) infatti non esistono datazioni relative ad essa nell’area di studio né a indicatori localizzati a quote simili in aree limitrofe. Non potendo fare nessuna correlazione, si è cercato di ipotizzare l’età di formazione di questo ordine di terrazzi costruendo un modello di evoluzione della costa che tiene conto dei movimenti eustatici e dei sollevamenti tettonici che l’hanno interessata nel corso degli ultimi 320 ka. Il modello suggerisce una compatibilità della quota di questa linea di riva sia con una genesi legata al M.I.S. 7 che ad un sottostadio isotopico post-tirreniano. Una terza ipotesi attribuisce a questa linea di riva un carattere policiclico: essa potrebbe infatti essere stata incisa durante il picco eustatico corrispondente al M.I.S. 7 ed essere poi stata ripresa durante il M.I.S. 5.3 e/o il M.I.S. 5.1.
Alla luce dell’attribuzione cronologica della linea di riva a quota 27 m s.l.m. al M.I.S. 9.3 e alle correlazioni effettuate per quella tirreniana è stato necessario ricalcolare il tasso di sollevamento che ha interessato il Levante Ligure negli ultimi 320 ka. Tale valore risulta essere pari a 0,06 ± 0,01 mm/a, pertanto concorde con quello del Ponente (0,05-0,07 mm/a), contrariamente a quanto si riteneva precedentemente sulla base dell’attribuzione del terrazzo di Lavagna al M.I.S. 5.5. Inoltre il calcolo dei tassi di sollevamento parziali suggerisce una diminuzione nel tempo del tasso di sollevamento, con valori prossimi a 0,1 mm/a circa 300 ka fa e valori inferiori a 0,03 mm/a negli ultimi 100 ka.
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