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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-03022019-101053


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
COLLINI, DARIO
URN
etd-03022019-101053
Titolo
"L'altro, il dialogo, lo specchio che ci rifrange". Carteggio Anceschi-Macrí (1941-1994)
Settore scientifico disciplinare
L-FIL-LET/11
Corso di studi
STUDI ITALIANISTICI
Relatori
tutor Prof. Dolfi, Anna
Parole chiave
  • Oreste Macrí
  • lettere
  • critica letteraria
  • carteggio
  • Luciano Anceschi
  • Novecento
Data inizio appello
15/03/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/03/2059
Riassunto
La tesi offre la trascrizione integrale, l’annotazione e il commento del carteggio tra Luciano Anceschi e Oreste Macrí (composto da 474 pezzi epistolari), ricostruendo elementi significativi della loro biografia, atmosfere e ambienti di appartenenza, relazioni, interessi, letture, collaborazioni, metodi di lavoro. Nel saggio che precede la corrispondenza si è tenuto conto dei tre differenti piani, fra loro complementari, della storia, della cronaca e dell’interpretazione. Nel primo paragrafo ci si interroga soprattutto sulle ragioni che stanno alla base del profondo e duraturo rapporto di amicizia tra i due critici (l’orizzonte condiviso di un’agguerrita militanza; l’interesse comune per i medesimi autori e temi di ricerca; la stima reciproca; la passione per il lavoro, inteso soprattutto come fattivo contributo al processo di civilizzazione della nazione). Si descrivono alcune caratteristiche salienti della modalità con cui sembra strutturarsi la relazione tra i protagonisti, riconducibile a una dinamica di «concordia discors». La forza del dialogo epistolare consiste infatti nel suo procedere dialettico, che quasi sempre esclude – in relazione ai molti dei temi evocati – prospettive di accordo totale. Si tratta di un dialogo che muove soprattutto dalle differenze, e che su queste invita a riflettere. Nel secondo paragrafo si prende in esame il nucleo di lettere in cui il dialogo si fa più intenso, tra il 1945 e la metà degli anni 50. In seguito alla frattura segnata dal secondo conflitto mondiale, tra i due si instaura un confronto disteso e approfondito su temi di grande complessità quali il presente e il futuro della civiltà occidentale (percepita come sotto scacco), il significato di una letteratura che sembra raccontare soprattutto uno stato permanente di ‘crisi’, il destino di un’Europa che riemerge dalle macerie della guerra. Si riflette sul contributo che entrambi i critici hanno dato al dibattito sul rinnovamento della poesia del secondo dopoguerra, in preparazione della svolta del 1956, con particolare riguardo agli sviluppi delle soluzioni del cosiddetto «nuovo classicismo europeo» del periodo entre-deux-guerres. Animati entrambi da un sentimento pienamente ‘umanistico’, Anceschi nel lungo periodo promuove infatti una poesia che, attraverso Eliot e Pound, punta sulla cosiddetta ‘poetica dell’oggetto’, mentre Macrí resta fermamente convinto del necessario rilancio della poesia in direzione orfica, surrealistico-esistenziale, alternativa sia allo spiritualismo ermetico sia al calligrafismo di marca classicheggiante. Sul piano più genericamente culturale, grazie anche a testimonianze inedite, si ripercorrono le tappe dell’impegno civile che in questi anni, nella sostanza, accomuna Macrí e Anceschi. Esso acquista concretezza in una strenua difesa dell’autonomia della cultura dalle ingerenze delle ideologie del marxismo e del cattolicesimo. Il terzo paragrafo dell’introduzione mette a confronto l’estetica e la poetica critica dei protagonisti secondo un punto di vista più compiutamente teorico. Si analizzano gli acquisti della produzione più matura di Anceschi e Macrí, peraltro coerenti con quelli della giovanile militanza nelle fila dell’ermetismo. Se l’uno introduce un sistema e un metodo ancorati alla prospettiva fenomenologica, aperti dunque al rilievo del vario e sempre aperto proliferare di forme artistico-letterarie, valutabili solo in quanto parti di una rete infinita di relazioni, l’altro è piuttosto fedele a un’ermeneutica che tiene conto soprattutto delle radici simbolistico-ermetiche del linguaggio poetico, quindi si mostra attento a promuovere, studiandone il ‘carattere’ e le ‘figure’, un determinato tipo di poesia, in cui a contare è soprattutto l’elemento della motivazione (insieme storica, biografica e psicologico-archetipica). Si procede ad analizzare il differente posizionamento dei due autori nei confronti della poesia dei primi anni Sessanta (Anceschi favorevole all’incipiente sperimentalismo neoavanguardistico, Macrí contrario). Sul punto il dialogo epistolare segna infatti una significativa, seppur parziale, battuta d’arresto. La conclusione dell’introduzione ripercorre per sommi capi gli ultimi venticinque anni di corrispondenza, complessivamente meno regolare ed anche più sintetica, sebbene non vengano mai meno la stima e l’amicizia dei tempi lontani e felici della giovinezza.
Segue l’edizione del carteggio, condotta secondo criteri rigorosamente filologici. L’apparato di note che l’accompagna è divisibile – su base tipologica – in tre gruppi: (1) note di carattere filologico, atte a dar conto dello stato materiale del testo, registrando cancellazioni e lezioni precedenti; (2) note genericamente informative, destinate a sciogliere indicazioni bibliografiche omesse, parziali e/o segnalate nel testo tramite esplicita allusione, nonché a completare notizie relative a dati biografici o di contesto riconducibili a situazioni e ‘momenti’ circoscritti (al riguardo non mancano aggiornamenti rispetto agli strumenti di ricerca preesistenti, quali, principalmente, bibliografie degli scritti e studi critici sui due autori); (3) note di approfondimento, utili a chiarire porzioni più o meno ampie di testo tramite un allargamento di prospettiva o tramite un’operazione di scavo analitico. Chiude la tesi un’appendice che raccoglie alcune testimonianze inedite (due scritti critici di Macrí e due lettere dal carteggio Macrí-Enzo Paci) reperite all’interno dei Fondi Anceschi e Macrí, rispettivamente conservati presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna e l’Archivio contemporaneo «Bonsanti» di Firenze, utili alla comprensione di porzioni più o meno ampie del contesto di riferimento.
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