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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-02252019-100651


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BIANCOTTI, RACHELE
URN
etd-02252019-100651
Titolo
Profilo molecolare del tumore della mammella maschile
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Naccarato, Antonio Giuseppe
correlatore Dott. Scatena, Cristian
Parole chiave
  • recettore androgenico
  • maschio
  • carcinoma della mammella
Data inizio appello
12/03/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/03/2089
Riassunto
Il carcinoma della mammella maschile è una neoplasia rara, rappresentando circa lo 0,5-1% di i casi di carcinoma della mammella. Data la sua rarità, alcune premesse sono necessarie.
Innanzitutto, i vari studi presentano, nella maggior parte dei casi, riferimenti a casistiche di piccole dimensioni.
In secondo luogo, molto spesso gli studi condotti sono di tipo retrospettivo. L’utilizzo di studi retrospettivi, se da un lato aumenta la numerosità del campione in analisi, dall’altro può introdurre errori a causa della limitatezza dei dati: spesso mancano informazioni utili allo scopo per il quale viene condotta l’analisi retrospettiva, per cui abbiamo di frequente a che fare con dati parziali. Inoltre, gli stessi database dai quali si attingono i casi spesso erano stati creati per diversi scopi.
Si deve poi considerare che, mancando un corpo di conoscenze uniforme e organico riguardo il tumore della mammella maschile, non sempre è possibile unire le diverse casistiche, considerando che i casi derivano da centri diversi che hanno standard diversi in termini di gestione e trattamento dei pazienti.
Infine, va tenuto presente che la maggior parte delle informazioni deriva da studi condotti sul tumore della mammella femminile, e una tale estrapolazione è stata condotta senza alcun tipo di evidenza a supporto della sua fattibilità, quando invece con sempre più forza si sta affermando il concetto che il tumore della mammella maschile e il tumore della mammella femminile sono due tumori diversi tra di loro.
La maggior parte dei pazienti alla diagnosi presenta un carcinoma ad uno stadio avanzato. Nella quasi totalità dei casi, i tumori della mammella maschile esprimono i recettori ormonali per estrogeni (ER) e progesterone (PgR), invece è meno frequente l’amplificazione della sequenza codificante del gene HER2. In rari casi i tumori non esprimono nessuno di questi recettori e sono definiti triplo-negativi (TNBC).
I fattori di rischio sono molto simili a quelli del FBC ER-positivo della donna in fare post-menopausale. In letteratura ancora non è chiaro se i fattori prognostici validati per il carcinoma della mammella femminile siano validi anche nella patologia maschile.
Un interessante campo di ricerca potrebbe essere rappresentato dagli androgeni che negli uomini, rappresentano gli ormoni sessuali dominanti. In signaling androgenico a valle del recettore per gli androgeni (AR) potrebbe avere un ruolo importante nello sviluppo e nella progressione del carcinoma della mammella maschile, nonché nella terapia. Infatti, a livello terapeutico, iniziano a prendere corpo maggiori conoscenze riguardo l’uso di una terapia anti-androgenica sia con antagonisti di AR che con inibitori dell’aromatasi, sebbene ancora i dati siano limitati.
L’obiettivo principale di questo progetto è la caratterizzazione molecolare del carcinoma della mammella maschile mediante la valutazione dell’espressione del gene AR al fine di stimare una potenziale correlazione con i dati clinico-patologici del tumore. Da tale correlazione potrebbe emergere un potenziare ruolo di AR come fattore prognostico e mettere in luce processi patogenetici specifici del carcinoma della mammella maschile.
In questo studio, è stata selezionata una casistica di 23 pazienti di cui 11 (47,8%) avevano familiarità per il cancro alla mammella, pancreas e prostata mentre i restanti pazienti rappresentavano l’unico caso di cancro all’interno della famiglia (casi sporadici). L’età dei pazienti alla diagnosi era compresa tra 41 e 78 anni con un’età media di 61 anni. Un paziente aveva un tumore bilaterale sincrono, 2 casi erano metastatici alla diagnosi, 5 casi (21,7%) sono progrediti e 4 casi (16,7%) sono deceduti prima del termine dei 120 mesi di follow-up considerati come finestra temporale di osservazione nelle analisi di sopravvivenza. La raccolta dei dati istologici ha evidenziato una notevole omogeneità fenotipica. Tutti i casi appartenevano al sottogruppo luminale era il sottogruppo più comune. Purtroppo per due pazienti non erano disponibili i dati isto-patologici completi, ma il grado 3 era il più rappresentato nel gruppo di studio.
Dalle analisi di immunoistochimica è emersa una notevole differenza nei livelli di espressione di AR. Unitamente alle analisi di espressione degli altri recettori, è emersa una correlazione statisticamente significativa tra AR e PgR. Seppur preliminari, questi risultati sembrano indicare un ruolo prognostico positivo di AR in un contesto di bassi livelli di PgR. Infatti, nessuno dei pazienti con profilo AR elevato e PgR basso è andato incontro a progressione/morte.
Questo lavoro di tesi si inserisce in un progetto di ricerca più ampio volto ad arricchire le conoscenze attuali sul carcinoma della mammella maschile. A tal fine, è stata condotta un’indagine più ampia in Next Generation Sequencing (NGS) volto all’identificazione di mutazioni somatiche in alcuni dei principali geni coinvolti nella patologia tumorale. Dallo screening mutazionale in NGS è emerso che 12 casi (52,2%) avevano mutazioni patogenetiche, riscontate nei geni BRCA1, BRCA2, BPIP1, NBN, ERCC1, CHEK2 e PMS2. L’analisi genetica in NGS con pannello NGS-IL 56G Onco panel ha permesso lo screening di oltre 50 mutazioni hot spot comunemente identificate in differenti tipi di carcinoma. Inoltre, lo screening in NGS di DNA estratto da tessuto tumorale incluso in paraffina, sebbene evidenzi l’esigenza di una tecnologia che possa confermare le mutazioni somatiche identificate, si rivela un approccio flessibile e versatile per lo studio delle alterazioni che promuovono la progressione tumorale. Inoltre, dal punto di vista pratico, l’approccio multi-gene, permettendo di indagare numerosi geni in più pazienti contemporaneamente, rappresenta un valido strumento per l’analisi di geni e loci il cui ruolo patogenetico resta ancora ignoto.
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