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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02242013-210040


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
MARZOTTA, LUCILLA
URN
etd-02242013-210040
Titolo
Complicanze ureterali nel trapianto renale:nostra esperienza.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Selli, Cesare
Parole chiave
  • complicanze ureterali
  • procedure endourologiche
Data inizio appello
19/03/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
19/03/2053
Riassunto
Le complicanze ureterali dopo trapianto di rene si manifestano attualmente con un’incidenza variabile dal 3% all' 8%. Le più comuni sono la fistola e la stenosi e possono causare disfunzione e perdita del graft. In questo studio retrospettivo, abbiamo valutato i risultati sul trattamento delle complicanze ureterali dopo 933 trapianti di rene effettuati tra Gennaio 2000 e Novembre 2012, su 838 pazienti presso il Centro Trapianti dell’Università di Pisa. In 24 reni di 22 riceventi (incidenza complessiva del 2,6%) è stata diagnosticata una complicanza ureterale: 6 fistole (tutte nel periodo post-operatorio) e 18 stenosi, di cui 7 precoci e 11 tardive. In 16 unità renali è stato tentato come primo approccio il posizionamento retrogrado di uno stent JJ, che ha avuto successo in 12 casi. I rimanenti 4 casi sono stati sottoposti a revisione chirurgica, riconfezionando l’anastomosi con l’uretere nativo. Nelle altre 8 unità renali è stato posizionato uno stent per via anterograda/combinata, attraverso una nefrostomia percutanea: 4 hanno avuto successo e 4 sono stati sottoposti a revisione chirurgica. Gli stent sono stati rimossi dopo un tempo medio di 8.6 mesi, e in 5 casi si è resa necessaria revisione a cielo aperto. Si può quindi concludere che le procedure endourologiche dovrebbero essere raccomandate come primo approccio, sebbene nelle complicanze gravi e tardive la chirurgia ricostruttiva a cielo aperto mantenga un ruolo fondamentale. Rimane ancora aperto il dibattito su quale approccio intraprendere per primo: in base alla nostra esperienza, grazie ai progressi nella tecnica angiografica e degli strumenti endoscopici disponibili, una volta posizionata una nefrostomia di detensione in urgenza, l’approccio anterogrado/combinato è il primo che viene tentato.
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