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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-02212019-102148


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
ALTOBELLI, EDVIGE
URN
etd-02212019-102148
Titolo
Diagnosi differenziale e algoritmo diagnostico della sindrome vertiginosa nel Dipartimento di Emergenza dell'Azienda Ospedaliero - Universitaria Pisana
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Dott. Santini, Massimo
correlatore Dott. Leoli, Francesco
Parole chiave
  • Vertigine
  • Dizziness
  • Vertigine parossistica posizionale benigna
Data inizio appello
12/03/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/03/2089
Riassunto
ABSTRACT
Background e scopo dello studio
La vertigine è la percezione illusoria di movimento rotatorio del proprio corpo o dell’ambiente circostante. La dizziness è, invece, il termine anglosassone usato per indicare una serie di sensazioni, come il capogiro, la sensazione di instabilità, la pulsione laterale.
Il 3% degli accessi al Dipartimento di Emergenza è rappresentato da pazienti che lamentano disturbi associati alla sindrome vertiginosa.
Nel corso dell’ultimo decennio, diversi studi hanno cercato di elaborare un unico algoritmo diagnostico che, in maniera univoca, riuscisse a giungere alla diagnosi differenziale della vertigine periferica e centrale.
Questo studio si è occupato, dapprima, di compiere un’analisi preliminare dell’approccio diagnostico comunemente utilizzato nel Dipartimento di Emergenza dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Pisana, di fronte al paziente con sindrome vertiginosa: da tali dati, è conseguita la necessità di sperimentare un nuovo algoritmo diagnostico aziendale, basato sui più recenti studi, volto a limitare il numero di indagini diagnostiche e consulenze specialistiche utili alla formulazione della diagnosi.
Successivamente sono stato confrontati i due percorsi diagnostici: l’approccio standard, che prevedeva il ricorso a esami di neuroimaging e consulenze specialistiche, e l’approccio sperimentale, che si basava su anamnesi e esame fisico, a letto del paziente, al fine di giungere ad una diagnosi differenziale in tempi brevi, senza il ricorso non necessario ad altri esami.

Materiale e metodi
Nell’ottica di confermare la bontà della strategia di intervento in studio, si è proceduto parallelamente a raccogliere i dati relativi agli accessi al Dipartimento di Emergenza per sindrome vertiginosa, trattati con approccio standard, nel periodo luglio – dicembre 2018 e, nella stessa finestra temporale, adottare, per una coorte di pazienti randomizzata, la procedura sperimentale.
Gli accessi al DEA dell’AOUP per sindrome vertiginosa in tale periodo sono stati 445, fra questi, 30 sono stati i pazienti sottoposti ad un diverso procedimento diagnostico, in linea con le più recenti acquisizioni: tale iter prevedeva il ricorso ad indagine anamnestica scrupolosa e esame obiettivo specifico, eseguito al letto del paziente, necessari per la diagnosi differenziale fra la sindrome vestibolare a causa periferica o a causa centrale, potenzialmente fatale.
Risultati
I pazienti su cui è stata condotta l’analisi retrospettiva sono stati 368, di cui 337 dimessi a domicilio (91,6%) e 31 ricoverati (8,4%) in uno fra i reparti di medicina o di otorinolaringoiatria; la popolazione che è stata sottoposta al nuovo protocollo è stata di 30 pazienti, nello stesso arco temporale.
Le caratteristiche epidemiologiche di tali pazienti erano sostanzialmente sovrapponibili nelle due popolazioni.
Nell’approccio ordinario, il 92,6% delle diagnosi sono state di vertigine periferica, il 5,0% di vertigine a causa centrale; nella popolazione sottoposta a nuovo protocollo, 28 pazienti avevano ricevuto una diagnosi di vertigine periferica mentre 2 la vertigine a causa centrale.
Nel primo caso, le TC encefalo eseguite sono state 67,9%; al contrario nel secondo approccio, è stata ritenuta necessaria l’esecuzione di una TC nel 23,3 % dei casi.
Le consulenze specialistiche richieste sono state, rispettivamente, dall’82 al 93% dei casi nel primo caso, dal 13 al 16% nel secondo caso.
Il tempo di permanenza medio del paziente sottoposto all’iter tradizionale è stato in media di 5 ore per la dimissione a domicilio; di contro, il paziente visitato secondo il protocollo in studio impiegava circa due ore in meno per essere dimesso.
Inoltre, tramite l’utilizzo del test esatto di Fischer, è stata calcolata l’efficienza diagnostica dell’algoritmo messo in atto, valutandone la sensibilità (100%), la specificità (82,1%), il valore predittivo positivo (28,6%) e il valore predittivo negativo (100%).

Conclusioni
Il protocollo sperimentato, caratterizzato dall’utilizzo di un’indagine anamnestica specifica e l’esame fisico eseguito al letto del paziente, ha dimostrato di avere una buona sensibilità e specificità nel fornire informazioni sufficienti alla diagnosi differenziale delle varie patologie, periferiche e centrali, che hanno la vertigine come sintomo di presentazione iniziale. Riesce, inoltre, a chiarire i dubbi diagnostici e a definire la necessità di eventuali valutazioni strumentali e specialistiche, senza dover ricorrere a prescindere a tali strumenti.
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