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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-02212018-084633


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
DI PUMPO, FABIO
URN
etd-02212018-084633
Titolo
Utilizzo del pulsossimetro in subacquei in immersione per rilevare l'ipossia. Uno studio pilota.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Dott. Malacarne, Paolo
correlatore Dott. Ruffino, Giovanni
Parole chiave
  • subacquei
  • rebreather
  • pulssossimetro
  • ipossia
  • immersione
Data inizio appello
13/03/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
L'ipossia è una delle problematiche a cui si espone un subacqueo in immersione.
La probabilità di sviluppare è, naturalmente, correlata alla tipologia di immersione e alle attrezzature utilizzate.
Sviluppare l'ipossia in immersione rappresenta per il subacqueo un evento potenzialmente mortale, in quanto lo conduce, più o meno velocemente, alla perdita delle funzioni celebrali e conseguente perdita del controllo della respirazione; tutto in assenza di sintomi premonitori.
È sicuramente un rischio a cui va incontro più frequentemente il subacqueo che utilizza rebreather CCR (rebreather a circuito chiuso): in questi subacquei rappresenta la causa più frequente di morte.
Effettuando immersioni con rebreather l'ipossia, può essere dovuta a due cause in particolare:
- malfunzionamento del rebreather, per esempio sensori dell'ossigeno guasti, errata calibrazione dell'iniettore dell'ossigeno o una non corretta procedura di scarico della macchina;
- problematiche della miscela respiratoria, come per esempio gas errato o addirittura terminato.
Il malfunzionamento del rebreather è un evento raro, difficilmente prevedibile, che però deve essere considerato.
Per quanto riguarda invece la miscela respiratoria in sé, una errata composizione può portare a problemi di ipossia per la variazione della pressione parziale dell'ossigeno soprattutto nella risalita e in particolare nella zona tra i 10 metri di profondità e la superficie, dove è più netta la diminuzione della pressione parziale dell'ossigeno.
Per quanto riguarda l'apnea, l'ipossia è un aspetto da considerare già dopo i 2 minuti di immersione ma diventa pericolosa durante l'ascesa fino a raggiungere valori di saturazione di ossigeno dell'emoglobina intorno al 70% in superficie.
Raramente invece, l'ipossia riguarda i subacquei che si immergono con A.R.A. In questo caso è da imputare ad una minore percentuale di ossigeno (<21%) nella miscela presente nella bombola.
Questo risultato implica la possibilità di identificare una condizione pre-clinica di ipossia, in base al valore di saturazione di ossigeno dell'emoglobina registrati dai vari strumenti.
Seppur inizialmente siano stati utilizzati 3 tipi diversi di sensori (digitale, nasale e frontale), si è preferito continuare lo studio solo con il sensore frontale, poiché come ormai noto in letteratura, la fronte è una zona non affetta da vasocostrizione periferica durante ipotermia, condizione frequente in immersione, ha un'ampiezza del polso con segnale più forte e più accurato comparandolo con gli altri siti di misurazione e infine la SpO2 della fronte e la SaO2 sono molto simili durante un rapida ipossia rispetto a quanto rilevato in altri siti.
Il nostro studio è stato finalizzato a condurre la rilevazione della saturazione di ossigeno dell'emoglobina, attraverso pulsossimetria con sensore frontale, in subacquei in differenti immersioni.
I dati rilevati, seppur preliminari, hanno dimostrato una chiara validità della pulssossimetria in immersione nella rilevazione della sarturazione di ossigeno dell'emoglobina.
La possibilità di effettuare un'analisi strumentale basilare fa si che il subacqueo possa accorgersi di una condizione di imminente ipossia, caratterizzata dall'assenza di sintomi premonitori chiaramente identificabili, e possa mettere in atto tutte le corrette procedure per una risalita di emergenza.
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