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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-02092009-154752


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
RANIERI, MARIA CONCETTA
URN
etd-02092009-154752
Titolo
Diritti d'autore e Dominio pubblico: Il dibattito francese dall'Illuminismo alla Convenzione di Berna
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE POLITICHE
Relatori
Relatore Prof.ssa Pievatolo, Maria Chiara
Parole chiave
  • Frédéric Bastiat
  • Proudhon
  • Léon Walras
  • Jules Dupuit
  • Louis Blanc
  • editoria
  • convenzione di Berna
  • rivoluzione francese
  • Condorcet
  • Denis Diderot
  • illuminismo
  • copyright
  • dominio pubblico
  • diritto d'autore
Data inizio appello
09/03/2009
Consultabilità
Completa
Riassunto
L'elaborato mira ad investigare sui presupposti filosofici alla base del moderno diritto d'autore e sulle condizioni storiche della sua trasposizione all'interno della legislazione continentale. Esso si sviluppa quindi su due registri: da un punto di vista storico-giuridico, sono ripercorse le tappe salienti della storia del diritto d'autore nella Francia del XVIII e XIX secolo al fine di delineare come l'evoluzione del sistema giuridico e istituzionale abbia di volta in volta articolato e modellato l'universo dei discorsi e riconoscere nel processo storico gli elementi di continuità e di discontinuità; sotto il profilo filosofico-politico, si evidenziano i nodi epistemologici e politici attorno a cui ruota il dibattito sulla proprietà intellettuale, mostrando la forza e allo stesso tempo la problematicità di un discorso storico di matrice lockeana che ha permeato la letteratura giuridica e fortemente influenzato gli orientamenti giurisprudenziali.
Poiché il diritto d'autore continentale non è figlio della Rivoluzione, ma trova nel contesto rivoluzionario terreno fertile ad una rimodulazione degli istituti monarchici preesistenti influenzata dal modello britannico dello Statute of Anne, l'indagine prende avvio dai contenziosi derivanti dalla concessione da parte dell'amministrazione reale di privilegi d'edizione, sui quali si innestò la riflessione sulla proprietà intellettuale che è andata sedimentandosi a partire dalla seconda metà del XVIII secolo. Nati sulle spoglie dei privilegi d'autore e dei privilegi d'edizione, i diritti d'autore ne replicano il dispositivo economico al fine di consentire l'emancipazione dell'autore dal mecenatismo e garantire la titolarità delle opere. Il “diritto di proprietà limitata”, che costituì il portato della Rivoluzione Francese in materia di proprietà intellettuale, sintetizza la bipolarità degli interessi in gioco stabilendo un labile equilibrio tra proprietà privata e dominio pubblico delle opere. Il compromesso raggiunto ebbe vita relativamente breve poiché le successive modifiche legislative intervenute nel corso del XIX secolo contribuirono in modo incrementale a rendere l'autore il centro di gravità della legislazione francese sui diritti d'autore.
L'argomento lockeano, mediante il quale viene operato il passaggio cruciale dalla proprietà delle cose alla proprietà di sé, e dalla proprietà di sé alla proprietà dell'opera, e la trasmutazione del concetto d'arte in attività produttrice, di cui Denis Diderot fu precursore, si pongono alla base del moderno diritto d'autore, rappresentando i cardini dell'analogia della proprietà intellettuale con la proprietà dei beni tangibili. A tale interpretazione si oppone la configurazione dei diritti patrimoniali dell'autore come finzione giuridica volta per motivi di utilità pubblica e di equità a remunerare il lavoro dell'autore e fondata sull'idea regolativa di un patto sociale stretto tra l'autore ed il pubblico.
Posto che la proprietà delle idee non costituisce per noi un argomento apodittico, occorre comprendere come e perché una struttura intrinsecamente iterabile come quella della scrittura è stata sottoposta a vincoli crescenti in termini di accessibilità e riproduzione e valutare l'entità dei benefici e degli svantaggi che ne sono derivati per gli autori e per il pubblico.
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