Tesi etd-02032008-133441 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
BIANCHI, LETIZIA
URN
etd-02032008-133441
Titolo
L'eruzione 1888-90 di Vulcano (Isole Eolie):Studio stratigrafico, fisico e composizionale dei prodotti
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE GEOLOGICHE
Relatori
Relatore Dott. Pistolesi, Marco
Relatore Prof. Rosi, Mauro
Relatore Prof. Rosi, Mauro
Parole chiave
- eruzione1888-1890
- Vulcano
Data inizio appello
22/02/2008
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
22/02/2048
Riassunto
Nel 1888 il prof. Giuseppe Mercalli coni¨° il termine di ¡°eruzioni vulcaniane¡± per descrivere le eruzioni che si erano verificate sull¡¯isola di Vulcano ( Arcipelago delle Isole Eolie) tra il 3 agosto 1888 e il 22 marzo 1890 e che si erano presentate con caratteristiche particolari: un comportamento esplosivo pulsante, la breve durata di ogni singola esplosione, l¡¯emissione di notevoli quantit¨¤ di cenere e lapilli e il lancio impulsivo di bombe e blocchi .
Le eruzioni vulcaniane, infatti, sono eventi esplosivi di entit¨¤ piccola o moderata che emettono materiale per un¡¯altezza massima di 20 Km e della durata variabile tra pochi secondi e qualche minuto. Un¡¯eruzione vulcaniana pu¨° verificarsi come una esplosione singola o come una serie pulsatoria di eventi esplosivi discreti e violenti con lanci balistici di blocchi e bombe, formazione di onde d¡¯ urto, emissione di tephra e depositi che variano in natura da componenti juvenili verso non-juvenili. La caratteristica di maggiore peculiarit¨¤ ¨¨ comunque l¡¯evento pulsante, l¡¯eruzione singola che dura da pochi secondi a qualche minuto ed ¨¨ contraddistinta da alta velocit¨¤ di lancio (200-400 m/s) con emissione di bombe e blocchi a distanze tali (< 5 km) da non risultare riscontrabili in nessun altro tipo di eruzione.
Lo studio delle eruzioni vulcaniane ha avuto inizio con la cronaca che ne fecero Mercalli e silvestri e con le successive osservazioni di De Fiore.
Pi¨´ recentemente, poi, Walker (1971), Keller (1980) e Clocchiatti et al. (1994) hanno interpretato la natura esplosiva degli eventi vulcaniani attribuendola alla alta viscosit¨¤ della parte superiore di una colonna magmatica superficiale e alla interazione tra il magma in risalita e l¡¯acqua esterna.
Obiettivo del lavoro di tesi ¨¨ stato quello di identificare e documentare (da un punto di vista stratigrafico, fisico e della composizione) i prodotti emessi dalle eruzione avvenute sull¡¯ Isola di Vulcano tra il 3 agosto 1888 e il 22 marzo 1890 al fine di ricostruire l¡¯andamento eruttivo desunto dai depositi e di metterlo a confronto con i dati di cronaca. Il confronto tra le descrizioni storiche e le caratteristiche dei materiali eruttivi ¨¨ stato utilizzato per riconsiderare la effettiva dinamica delle esplosioni vulcaniane nella ¡°localit¨¤ tipo¡± e per confrontare i caratteri di quell¡¯evento con quelli di eruzioni definite vulcaniane recentemente avvenute in altre parti del mondo.
Lo studio della sequenza eruttiva ¨¨ stato intrapreso mediante lo scavo di una trincea profonda circa 250 cm ubicata in un sito pianeggiate posto a circa 500 m a SE del cratere e quindi lungo l¡¯asse di dispersione dei prodotti di caduta. La successione attraversata consiste di strati paralleli di lapilli e ceneri di spessore variabile da 1 cm a massimo 12 cm, dove lo strato delle bombe a crosta di pane occupa unicamente la parte di tetto della sequenza. I depositi esposti in trincea sono stati descritti in dettaglio e campionati sistematicamente prelevando 33 campioni sui quali sono state eseguite analisi granulometriche e analisi di componenti, queste ultime eseguite sul materiale nell¡¯intervallo di dimensione compreso tra -5 ¦µ e 0 ¦µ. Su 6 livelli di lapilli grossolani, approssimativamente equidistanti lungo la successione stratigrafica, sono stati inoltre campionati circa 100 clasti, per effettuare, misure di densit¨¤ totale. A sua volta su 3 di questi livelli sono stati scelti ulteriori campioni per effettuare misure di densit¨¤ totale, densit¨¤ DRE e di vescicolarit¨¤. I dati raccolti sono stati integrati da osservazioni petrografiche al microscopio ottico e analisi chimica XRF su roccia totale e analisi FTIR. A corollario del lavoro svolto sui depositi della trincea ¨¨ stata intrapresa un¡¯analisi macroscopica su bombe e blocchi, osservando le maggiori e pi¨´ evidenti caratteristiche tipiche di entrambi i prodotti, stimando inoltre le percentuali numeriche su tre aree equidistanti ed equivalenti. I dati raccolti indicano che, durante l¡¯eruzione, la deposizione dei materiali piroclastici ¨¨ avvenuta quasi esclusivamente attraverso processi di caduta da colonne convettive troposferiche; solo sporadicamente sono stati osservati depositi ascrivibili a processi di trasporto orizzontale.
L¡¯emissione di blocchi e bombe di grosse dimensioni ¨¨ avvenuta solo nella fase finale dell¡¯eruzione. Questo dato non ¨¨ evidenziato nella descrizione di Mercalli, che invece descrive la caduta balistica all¡¯interno dell¡¯intera sequenza eruttiva.
I materiali emessi nella fase iniziale sono caratterizzati da una densit¨¤ media minore e da una vescicolarit¨¤ media pi¨´ alta rispetto ai materiali emessi nella fase finale; la vescicolarit¨¤ del materiale juvenile diminuisce pertanto nel corso dell¡¯eruzione e nella fase finale i blocchi densi costituiscono la maggior parte del deposito.
Le analisi chimiche mostrano che nel corso dell¡¯eruzione la composizione del materiale juvenile ¨¨ variata gradualmente da latitica nella parte iniziale a trachitica nella parte finale dell¡¯attivit¨¤ (SiO2 59,7 % - 64,8 %). I dati sul materiale litico fanno supporre che la forma del cratere attuale sia il risultato di una ¡°azione di scavo¡± a seguito dell¡¯ultima grande esplosione che ha caratterizzato Vulcano. Secondo Percalli infatti, una volta finite le eruzioni, esso si presentava riempito di materiale per circa i 2/3, con il detrito accumulato su una scarpata poco inclinata fino all¡¯orlo superiore della fossa.
Le eruzioni vulcaniane, infatti, sono eventi esplosivi di entit¨¤ piccola o moderata che emettono materiale per un¡¯altezza massima di 20 Km e della durata variabile tra pochi secondi e qualche minuto. Un¡¯eruzione vulcaniana pu¨° verificarsi come una esplosione singola o come una serie pulsatoria di eventi esplosivi discreti e violenti con lanci balistici di blocchi e bombe, formazione di onde d¡¯ urto, emissione di tephra e depositi che variano in natura da componenti juvenili verso non-juvenili. La caratteristica di maggiore peculiarit¨¤ ¨¨ comunque l¡¯evento pulsante, l¡¯eruzione singola che dura da pochi secondi a qualche minuto ed ¨¨ contraddistinta da alta velocit¨¤ di lancio (200-400 m/s) con emissione di bombe e blocchi a distanze tali (< 5 km) da non risultare riscontrabili in nessun altro tipo di eruzione.
Lo studio delle eruzioni vulcaniane ha avuto inizio con la cronaca che ne fecero Mercalli e silvestri e con le successive osservazioni di De Fiore.
Pi¨´ recentemente, poi, Walker (1971), Keller (1980) e Clocchiatti et al. (1994) hanno interpretato la natura esplosiva degli eventi vulcaniani attribuendola alla alta viscosit¨¤ della parte superiore di una colonna magmatica superficiale e alla interazione tra il magma in risalita e l¡¯acqua esterna.
Obiettivo del lavoro di tesi ¨¨ stato quello di identificare e documentare (da un punto di vista stratigrafico, fisico e della composizione) i prodotti emessi dalle eruzione avvenute sull¡¯ Isola di Vulcano tra il 3 agosto 1888 e il 22 marzo 1890 al fine di ricostruire l¡¯andamento eruttivo desunto dai depositi e di metterlo a confronto con i dati di cronaca. Il confronto tra le descrizioni storiche e le caratteristiche dei materiali eruttivi ¨¨ stato utilizzato per riconsiderare la effettiva dinamica delle esplosioni vulcaniane nella ¡°localit¨¤ tipo¡± e per confrontare i caratteri di quell¡¯evento con quelli di eruzioni definite vulcaniane recentemente avvenute in altre parti del mondo.
Lo studio della sequenza eruttiva ¨¨ stato intrapreso mediante lo scavo di una trincea profonda circa 250 cm ubicata in un sito pianeggiate posto a circa 500 m a SE del cratere e quindi lungo l¡¯asse di dispersione dei prodotti di caduta. La successione attraversata consiste di strati paralleli di lapilli e ceneri di spessore variabile da 1 cm a massimo 12 cm, dove lo strato delle bombe a crosta di pane occupa unicamente la parte di tetto della sequenza. I depositi esposti in trincea sono stati descritti in dettaglio e campionati sistematicamente prelevando 33 campioni sui quali sono state eseguite analisi granulometriche e analisi di componenti, queste ultime eseguite sul materiale nell¡¯intervallo di dimensione compreso tra -5 ¦µ e 0 ¦µ. Su 6 livelli di lapilli grossolani, approssimativamente equidistanti lungo la successione stratigrafica, sono stati inoltre campionati circa 100 clasti, per effettuare, misure di densit¨¤ totale. A sua volta su 3 di questi livelli sono stati scelti ulteriori campioni per effettuare misure di densit¨¤ totale, densit¨¤ DRE e di vescicolarit¨¤. I dati raccolti sono stati integrati da osservazioni petrografiche al microscopio ottico e analisi chimica XRF su roccia totale e analisi FTIR. A corollario del lavoro svolto sui depositi della trincea ¨¨ stata intrapresa un¡¯analisi macroscopica su bombe e blocchi, osservando le maggiori e pi¨´ evidenti caratteristiche tipiche di entrambi i prodotti, stimando inoltre le percentuali numeriche su tre aree equidistanti ed equivalenti. I dati raccolti indicano che, durante l¡¯eruzione, la deposizione dei materiali piroclastici ¨¨ avvenuta quasi esclusivamente attraverso processi di caduta da colonne convettive troposferiche; solo sporadicamente sono stati osservati depositi ascrivibili a processi di trasporto orizzontale.
L¡¯emissione di blocchi e bombe di grosse dimensioni ¨¨ avvenuta solo nella fase finale dell¡¯eruzione. Questo dato non ¨¨ evidenziato nella descrizione di Mercalli, che invece descrive la caduta balistica all¡¯interno dell¡¯intera sequenza eruttiva.
I materiali emessi nella fase iniziale sono caratterizzati da una densit¨¤ media minore e da una vescicolarit¨¤ media pi¨´ alta rispetto ai materiali emessi nella fase finale; la vescicolarit¨¤ del materiale juvenile diminuisce pertanto nel corso dell¡¯eruzione e nella fase finale i blocchi densi costituiscono la maggior parte del deposito.
Le analisi chimiche mostrano che nel corso dell¡¯eruzione la composizione del materiale juvenile ¨¨ variata gradualmente da latitica nella parte iniziale a trachitica nella parte finale dell¡¯attivit¨¤ (SiO2 59,7 % - 64,8 %). I dati sul materiale litico fanno supporre che la forma del cratere attuale sia il risultato di una ¡°azione di scavo¡± a seguito dell¡¯ultima grande esplosione che ha caratterizzato Vulcano. Secondo Percalli infatti, una volta finite le eruzioni, esso si presentava riempito di materiale per circa i 2/3, con il detrito accumulato su una scarpata poco inclinata fino all¡¯orlo superiore della fossa.
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