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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02012006-122133


Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
GABBRIELLINI, SABRINA
URN
etd-02012006-122133
Titolo
STUDIO DEGLI EFFETTI BIOLOGICI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI ASSOCIATI ALLA RISONANZA MAGNETICA
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE BIOLOGICHE
Relatori
relatore SIMI, SILVANA
relatore Lombardi, Massimo
Parole chiave
  • TEST DI INDAGINE BIOMEDICA
  • TEST DEL MICRONUCLEO
  • CAMPI ELETTROMAGNETICI
  • RISONANZA MAGNETICA
Data inizio appello
22/02/2006
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
22/02/2046
Riassunto
Riassunto

La diagnostica contemporanea si basa molto su
tecniche che prevedono l’uso di radiazioni, radionuclidi,ultrasuoni e campi elettromagnetici.
Contemporaneamente, l’esistenza di un possibile rischio biologico associato a queste esposizioni è spesso trascurato. La Risonanza Magnetica per Immagini (MRI), che si basa sull’utilizzo di campi elettromagnetici a radiofrequenza e campi statici per produrre immagini dettagliate del corpo umano, è un’analisi diagnostica largamente utilizzata in medicina, in particolare in
cardiologia e neurologia. Esiste una vasta letteratura sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici e la maggior parte delle ricerche sembra escludere effetti dannosi per
la salute dell’uomo. Tuttavia, poiché gli effetti biologici dei campi magnetici statici, come quelli prodotti dalla MRI durante una indagine clinica, sono stati poco studiati, non può essere escluso che questi ultimi possano
alterare la struttura del DNA. Per questo motivo è sembrato importante cercare di chiarire questo punto: scopo del presente lavoro di tesi è stato quello di indagare sui possibili effetti genetici indotti in vitro e in vivo da MRI. Per gli esperimenti in vitro, colture di linfociti di
sangue periferico di donatori volontari sani sono state esposte a MRI per diversi tempi e a sequenze diverse, in modo da costruire curve dose-effetto. Il sangue è stato messo in coltura subito dopo trattamento con MRI e 24 h dopo il trattamento per valutare la possibile estinzione del danno. Per gli esperimenti in vivo, sono stati eseguiti prelievi di sangue sia da pazienti che da volontari sani, prima e dopo il test di MRI. In entrambi i casi la genotossicità è stata valutata mediante il test del micronucleo (MN), che rappresenta un biomarcatore di danno somatico al DNA universalmente accettato. Nelle condizioni da noi utilizzate, i dati in vitro indicano un
aumento dose dipendente della frequenza di MN, ad
entrambi i tempi di messa in coltura. Al tempo 24 h si osserva che l’ incremento è notevolmente inferiore rispetto al tempo 0 h e che nell’intorno della prima sequenza di scansioni (sequenze utilizzate normalmente per indagini cardiologiche), le frequenze dei MN sono
tornate ai valori di controllo. Questo a suggerire che i possibili meccanismi di riparazione abbiano reso inefficace la prima dose. Anche i dati ottenuti dalle colture in vivo mostrano un incremento della frequenza
dei MN dopo il test di MRI. Mediante l’utilizzo di sonde pancentromeriche, abbiamo caratterizzato
molecolarmente i MN e i dati indicano un effetto
clastogeno legato al test di MRI.
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