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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01262011-173938


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
GIGLIOLI, ANDREA
URN
etd-01262011-173938
Titolo
Il conflitto fra tradizione e contemporaneità nella Finanza Islamica.
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
correlatore Prof. Vernassa, Maurizio
relatore Prof. Raffaelli, Tiziano
Parole chiave
  • giurisprudenza islamica
  • scuola islamica
Data inizio appello
14/02/2011
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
14/02/2051
Riassunto
La tesi analizza in maniera critica i temi più dibattuti attualmente nella finanza islamica. Sullo sfondo si pone continuamente l'interrogativo sull'eticità dell'attuale prassi finanziaria islamica sia rispetto alle conseguenze pratiche di certe operazioni finanziarie per il benessere sociale sia in confronto alla prassi storica della giurisprudenza e dell'economia del mondo islamico.

L'opera è suddivisa concettualmente in quattro parti a cui corrispondono gradi differenti di analisi.

La prima tratta dell'evoluzione storica della finanza islamica e del contesto economico e giuridico in cui oggi opera.
Si inizia perciò dall'esposizione sintetica dell'evoluzione economica del medio oriente a partire dagli anni del Profeta Maometto fino al post-colonialismo del secondo dopoguerra. Si ottiene così un quadro dell'andamento storico della finanza islamica intesa nel suo senso più ampio di prassi finanziaria legata al commercio dei Paesi musulmani. Si osserva in particolare la profonda influenza del colonialismo sull'economia medio orientale con la creazione di istituzioni economiche nuove al panorama islamico che nascono dalla concezione organizzativa finanziaria europea e nord americana.
Si passa successivamente alla descrizione specifica della storia dei Paesi più attivi attualmente sul fronte della finanza islamica. L'attenzione si sposta dunque sull'area del Golfo Persico mentre si tralascia deliberatamente l'area mediterranea, più legata alla finanza convenzionale di stampo occidentale, e africana. Si scopre così una sostanziale difformità politico-economica dei Paesi medio orientali che spazia da Stati “islamizzati”, nei quali la sharia funge da codice normativo legale della prassi sia sociale che economica, a Stati a finanza “mista” che incentivano la ricerca di nuovi strumenti della finanza islamica.
Infine si descrive la storia economica di due ulteriori nazioni musulmane, la Malesia e l'Indonesia, sviluppatasi in maniera sostanzialmente indipendente dai Paesi precedentemente analizzati ma che è giunta oggi ad un livello di primaria importanza nella finanza islamica.

L'analisi si sposta dall'ambito storico a quello teoretico con la descrizione delle fonti del diritto islamico e delle molteplici scuole di pensiero che caratterizzano il mondo musulmano. Ci si concentra in seguito sui precetti shariatici relativi all'ambito economico, principalmente il divieto del tasso di interesse (riba), di incertezza (gharar) e di speculazione (maysir). Date le importanti conseguenze che tali dettami hanno sulla società contemporanea si discutono anche i principi sociali sui quali si fonda il credo islamico osservando come nelle condizioni della società islamica antica questi si pongano in maniera coerente con i divieti economici suddetti.
Si conclude con alcune note fondamentali riguardo alla giurisprudenza islamica che sono necessarie per la comprensione dei temi trattati nei capitoli successivi. In particolare: si traccia uno schema dell'evoluzione storica che ha interessato la metodologia dell'esegesi dei testi sacri da parte dei giuristi islamici, si osservano le affinità e il legame storico che sussistono tra la giurisprudenza islamica e la common-law inglese così come la difformità di pensiero tra le scuole islamiche rispetto al principio dell'inferenza giuridica e al concetto di proprietà di un bene.

La seconda parte analizza i principali tipi di contratto e gli strumenti della finanza islamica.
Si inizia dall'attività bancaria con un'analisi preliminare del ruolo dell'istituto bancario nei Paesi coinvolti dalla finanza islamica. Si procede quindi con l'analisi dei contratti di partnership islamica (musharaka e mudaraba) caratterizzati dalla compartecipazione dei profitti e delle perdite nel rispetto dei più importanti principi economici shariatici. Segue quella dei contratti non partecipativi come il contratto murabaha che coinvolge una doppia transazione con un tasso di interesse implicito, fonte di numerose critiche in quanto vietato dalla sharia, e il contratto ijara, l'equivalente islamico del leasing. Successivamente si descrivono i contratti con differimento della consegna del bene (salam e istisna) che per la loro peculiarità sono considerati i più idonei a gettare le basi per la sintesi degli strumenti derivati. Infine si spiega il contratto urbun che per la sua affinità concettuale viene additato a possibile fondamento dell'option islamica.
In seguito la trattazione verte sulle emissioni di titoli obbligazionari (sukuk) sia da parte di entità governativa (sovereign sukuk) che di società e la possibilità per queste ultime di emettere azioni di partecipazione societaria.
Infine l'analisi si focalizza su uno dei temi più dibattuti nel mondo finanziario islamico odierno, quello dei derivati. Si parte dalla discussione sulla possibilità di sintetizzare i contratti forward compatibili con la sharia, per passare al caso dei contratti future e terminare con la sintesi delle opzioni finanziarie. L'analisi adduce a fondamento teorico le opinioni di alcuni tra i più importanti economisti e studiosi della finanza islamica e tocca molti punti critici riguardo alla compatibilità dei suddetti contratti con i dettami shariatici. In particolare si discute della necessità di questi strumenti per la sopravvivenza e lo sviluppo della finanza islamica nel mercato globale e le conseguenze negative di una visione economica conservatrice.
Tutto il dibattito si fonda sulla contrapposizione tra due visioni filosofiche differenti della finanza islamica: una “classicista” che, riferendosi alla filosofia economica professata dai giuristi più importanti della storia della giurisprudenza islamica, tende a non accettare la visione economica globale contemporanea; l'altra, più innovativa e adottata prevalentemente dagli economisti musulmani, punta invece alla comprensione delle cause e delle conseguenze dell'uso di certi strumenti finanziari nei confronti del benessere sociale ed incita alla ricerca sperimentale finanziaria allo scopo di migliorare l'integrabilità tra la finanza islamica e quella internazionale.
Il dibattito risulta particolarmente interessante ad una analisi filosofica in quanto coinvolge sia aspetti etici quali il benessere sociale che aspetti morali-teologici derivanti da letture diverse dei testi sacri.

Allo scopo di rendere l'analisi più esaustiva e di fornire una comprensione completa dello sviluppo della finanza islamica, la terza parte dell'opera è incentrata su alcuni case studies riguardanti l'uso di contratti finanziari islamici in un ambito internazionale. Si riporta perciò il caso di un project finance eseguito negli Stati Uniti con una struttura di finanziamento compatibile con la Sharia. A seguire si analizzano tre casi di emissione di sukuk, prima da parte di due entità governative sia di Paesi musulmani (Qatar) che non (Sassonia-Anhalt) e poi da parte di una società privata americana (East Cameron Partners), quest'ultimo caso particolarmente interessante perché effettuato senza la partecipazione di istituzioni islamiche.

Infine l'ultimo capitolo conclude l'opera con la parte dedicata alla critica della prassi finanziaria islamica odierna.
Si ripercorrono in maniera critica tutti i temi trattati nei capitoli precedenti: dall'evoluzione storica dell'approccio esegetico dei giuristi islamici, passando per lo studio della compatibilità dei contratti finanziari con i principi shariatici, fino alla critica del pensiero degli economisti islamici contemporanei alla giurisprudenza classica. Si sviluppa così una riflessione sul messaggio etico e morale della sharia e sui suoi effetti reali sulla società islamica che termina con la proposta, in linea con le opinioni di alcuni studiosi di finanza islamica, di una particolare concezione filosofica del ruolo della “legge sacra” nel pensiero economico islamico contemporaneo.
La Tesi si colloca perciò in quell'area del confronto tra filosofie economiche che stimola l'integrazione tra le società, con la convinzione che la diffusione della conoscenza di queste tematiche giovi alla ricerca di soluzioni ai conflitti ideologici che limitano lo sviluppo globale.
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