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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-01222007-012250


Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
Delbene, Simona
Indirizzo email
simodel2000@yahoo.it
URN
etd-01222007-012250
Titolo
Raffigurazioni di racconti popolari e leggende bretoni nel XIX secolo.
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI
Relatori
Relatore Prof. Tosi, Alessandro
Parole chiave
  • Bretagna
  • raffigurazione racconti popolari e leggende
  • XIX secolo
Data inizio appello
12/03/2007
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/03/2047
Riassunto


Fra i molteplici aspetti del primitivo bretone che nel XIX secolo hanno affascinato folte schiere d’artisti bretoni e che hanno fatto sì che altri, non bretoni, giungessero in questa penisola e in alcuni casi vi restassero, vorrei soffermarmi sull’interesse che alcuni di loro hanno mostrato per un aspetto specifico caratterizzante questa regione e che li ha spinti a fargli trovare un posto nella loro produzione artistica: mi riferisco al patrimonio di racconti popolari e leggende di cui questa regione è straordinariamente ricca, che vedono protagonisti personaggi talvolta a metà strada tra la storia e la leggenda, oppure esseri scaturiti dall’immaginario e dalla fantasia popolare in parte retaggio dell’altrettanto ricco leggendario celtico, tutti comunque che affondano le loro radici nell’alba dei tempi.
Sebbene risulti, fra i tanti soggetti, essere stato uno dei meno rappresentati e senza dubbio fra i meno noti, ciò non significa che é meno importante degli altri né meno interessante, tutt’altro: semplicemente non era sotto gli occhi di tutti, bisognava e bisogna ancora oggi farselo raccontare o cercarlo nelle pagine scritte da chi ha voluto fissarlo per non farlo scivolare via.
È da qui che questa mia ricerca si è prefissa di partire, dal momento in cui col nascere di un’idea e di un sentimento d’identità nazionale in tutta Europa e con il prendere coscienza dell’importanza del folclore al fine del costituirsi della stessa, a partire circa dalla metà dell’Ottocento, raccolte di racconti popolari e leggende videro la luce anche in Bretagna, grazie al lavoro di appassionati, letterati, folcloristi, quali furono il visconte Théodore Hersart De La Villemarqué, Emile Souvestre, Ernest du Laurens de la Barre, François-Marie Luzel, Anatole Le Braz e Paul Sébillot, per citare i più importanti.
Questa riscoperta e questo forte interesse per quella che a lungo era stata una letteratura orale erano dettati anche e soprattutto dal sorgere della consapevolezza di un’identità regionale ancor prima che nazionale e di un movimento bretone, l’Emsav, che aveva anche risvolti politici e che portò anche alla fondazione, nel 1898, dell’Union Régionaliste Bretonne, primo partito regionale bretone, d’impronta conservatrice.
Da queste raccolte di racconti popolari e le leggende o direttamente dalla propria conoscenza di questa letteratura orale attinsero anche gli artisti che vollero con la loro produzione contribuire alla divulgazione e all’esportazione, anche al di fuori dei confini regionali, di questa idea di “identità bretone”.
Bisogna, però, sottolineare che oltre all’innegabile motivazione politico-culturale, altre esigenze trovavano soddisfazione in questo approccio artistico ottocentesco al leggendario e questa diversificazione di motivazioni ne accresce ancor di più il fascino e l’importanza: vuoi un’evasione romantica o tardoromantica nel fantastico, vuoi un veicolo per riappropriarsi, sebbene spesso in maniera del tutto idealizzata, di un Medioevo ormai perduto ma del cui fascino l’Ottocento fu “vittima”, anche per un certo gusto diffuso per le atmosfere “gotiche” che sembravano riaffiorare in molti racconti popolari bretoni dove trovavano grande spazio i revenants e la Morte (in Bretagna personificata dalla figura dell’Ankou), vuoi ancora per ragioni dettate dal turismo o dall’andare incontro alla moda del celtismo e della bretonnerie, alimentandole ma contribuendo nello stesso tempo al loro costituirsi.
Talvolta, poi, l’attingere al leggendario è stato solo un pretesto.
Qualche leggenda offriva un soggetto per rinnovare la pittura di storia, qualche altra l’occasione per guardare alla realtà contadina, qualcun’altra ancora permetteva una bella raffigurazione dell’erotismo pompier.
C’era, però, nell’approccio al leggendario anche il subire il fascino di un’atmosfera fatta di magia, il volersi riappropriare di una spiritualità più vera, di un primitivo non corrotto, come abbiamo detto in una più ampia ricerca di valori più genuini di cui soprattutto sul finire del secolo si sentì l’esigenza, la voglia di credere ancora in qualcosa: perciò, si guardava con nostalgica invidia, se così si può definire, a quelle realtà che ancora conservavano una forte spiritualità o anche solo delle tracce di essa, come in Bretagna appunto.
Per qualche pittore simbolista, infine, tra cui Lucien Lévy-Dhurmer e Edgar Maxence, il leggendario bretone ricreava anche un’atmosfera di rêverie.
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