Tesi etd-01182024-193208 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GIANNONI, MATTEO
URN
etd-01182024-193208
Titolo
Le pegmatiti LCT mioceniche di Amtar (Chefchaouen, Marocco): caratterizzazione mineralogica, tessiturale e strutturale
Dipartimento
SCIENZE DELLA TERRA
Corso di studi
SCIENZE E TECNOLOGIE GEOLOGICHE
Relatori
relatore Prof. Biagioni, Cristian
relatore Dott. Dini, Andrea
relatore Dott. Dini, Andrea
Parole chiave
- Beni Bousera
- Beni Bousera
- campo pegmatitico
- pegmatite field
- Pegmatite LCT
- Pegmatite LCT
- tormalina
- tourmaline
Data inizio appello
09/02/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/02/2064
Riassunto
Nella catena appennino-magrebina le manifestazioni di pegmatiti LCT (Litio-Cesio-Tantalio) sono straordinariamente rare ma di particolare interesse per la loro giovane età, risalente al Neogene. Attualmente, la letteratura scientifica documenta in modo dettagliato solo le pegmatiti LCT tardo-mioceniche dell'Isola d'Elba, in Toscana. Recentemente, graniti peralluminosi sono stati descritti nella terminazione occidentale della catena appennino-magrebina, nell'area del Rif marocchino. Gli autori hanno evidenziato la presenza di micrograniti a tormalina (22 Ma) con tessiture pegmatitiche simili a quelle riscontrate in Toscana.
Tutte le intrusioni granitiche peralluminose del settore magrebino mostrano un'età più antica (10-22 Ma) rispetto a quelle toscane (8.5-1.5 Ma). Le pegmatiti oggetto di questo studio si trovano intruse nelle peridotiti di Beni Bousera, caratterizzate da una foliazione duomiforme. Distribuiti nella porzione meridionale del massiccio, i filoni pegmatitici presentano una notevole varietà in termini di dimensioni, con spessori fino a un massimo di 1,5 m e lunghezze che vanno da pochi centimetri a plurimetriche.
Le pegmatiti di Amter, malgrado le loro ridotte dimensioni, sviluppano quasi sempre una zonatura tessiturale. La prima zona che si nota una fascia iniziale pegmatoide con grandi cristalli allungati e sottili di fillosilicato bruno (alterato in vermiculite). Continuando nella zonatura tessiturale verso la zona assiale dei corpi pegmatitici, si ha la presenza di fasce a tessitura aplitica sia la presenza di zone con cordierite in tessitura grafica con il quarzo. Di seguito, è presente una zona con tormalina grafica e/o tormalina con tessitura a pettine. Infine, si ha la zona assiale che ospita le cavità miarolitiche Un aspetto rilevante di tutti i filoni pegmatitici è la presenza di bordi di reazione a smectite + serpentino con la roccia incassante, tali bordi di reazione si ripresentano anche nei clasti peridotitici che si trovano all’interno delle pegmatiti; in questo caso però si forma una la sequenza mineralogica che indica un graduale aumento di silice e acqua nel sistema durante l'interazione con i fluidi pegmatitici. Questa evoluzione è caratterizzata dalla trasformazione progressiva di talco, antofillite, lizardite e infine tormalina dravitica. In alcuni casi la tormalina dravitica può aver reagito con gli spinelli contenuti nei clasti peridotitici per formare una tormalina ricca in Cr.
Le geometrie dei filoni mostrano un’ampia variabilità, ma la morfologia prevalente riscontrata nelle pegmatiti oggetto di studio è comunemente associata a una geometria prismatica. Questa variazione di morfologie è attribuibile a una tettonica sinmagmatica. Tale osservazione è sostenuta dal fatto che le strutture a basso angolo sono sub-parallele alla foliazione-layering della peridotite e che la zona di reazione nella peridotite, così come la fascia di cristallizzazione pegmatitica, sono continue e non influenzate dalle strutture tettoniche. Questo suggerisce uno spostamento sin-tettonico contemporaneo alla messa in posto del magma pegmatitico.
Questa complessità strutturale si riflette nelle direzioni varie dei filoni, sebbene un trend principale E-W con immersione NNE a vario angolo sia riconoscibile, come descritto in letteratura.
I dati mineralogici, tessiturali e strutturali forniscono un modello geologico preliminare e sollevano questioni sulla possibile presenza di un’intrusione magmatica profonda al di sotto del Jabel Karbous, tale intrusione avrebbe agito sia come magma genitore delle pegmatiti e dei microgranti, sia come modificatore del campo di stress locale. Inoltre, viene fornito un confronto con il campo pegmatitico LCT dell'Isola d'Elba, evidenziando affinità e differenze significative.
In the Appennine-Maghreb chain, occurrences of LCT (Lithium-Cesium-Tantalum) pegmatites are extraordinarily rare but of particular interest due to their young age dating back to the Neogene. Presently, scientific literature extensively documents only the late Miocene LCT pegmatites of Elba Island in Tuscany. Recently, peraluminous granites have been described in the western termination of the Appennine-Maghreb chain, in the Moroccan Rif area. The authors highlighted the presence of tourmaline-bearing microgranites (22 Ma) with pegmatitic textures similar to those found in Tuscany.
All peraluminous granite intrusions in the Maghreb sector exhibit an older age (10-22 Ma) compared to those in Tuscany (8.5-1.5 Ma). The subject of this study is the pegmatites intruded into the Beni Bousera peridotites, characterized by a duomiform foliation. Distributed in the southern portion of the massif, the pegmatite veins display significant variability in dimensions, with thicknesses up to a maximum of 1.5 m and lengths ranging from a few centimeters to several meters.
Despite their reduced dimensions, the Amter pegmatites almost invariably exhibit a textural zonation. The initial pegmatoid zone is characterized by large, elongated crystals of brown phyllosilicate (altered to vermiculite). Moving towards the axial zone of the pegmatitic bodies, there is the presence of aplitic-textured bands, as well as zones with cordierite in graphic texture with quartz. Subsequently, there is a zone with graphic or spray tourmaline. Finally, the axial zone hosts miarolitic cavities.
A significant aspect of all pegmatite veins is the presence of reaction rims consisting of smectite + serpentine with the country rock. These reaction rims are also found in peridotite clasts within the pegmatites; however, in this case, a mineralogical sequence indicative of a gradual increase in silica and water in the system during interaction with pegmatitic fluids is formed. This evolution is characterized by the progressive transformation of talc, anthophyllite, lizardite, and finally, dravite tourmaline. In some instances, dravite tourmaline may have reacted with the spinels present in the peridotite clasts to form chromium-rich tourmaline.
The geometries of the veins exhibit considerable variability, with the predominant morphology commonly associated with a prismatic geometry. This morphological variation is attributed to a synmagmatic tectonics. This observation is supported by the fact that low-angle structures are sub-parallel to the foliation-layering of the peridotite, and the reaction zone in the peridotite, as well as the pegmatitic crystallization zone, are continuous and unaffected by tectonic structures. This suggests a syn-tectonic displacement concurrent with the emplacement of pegmatitic magma.
This structural complexity is reflected in various orientations of the veins, although a main E-W trend with NNE dip at various angles is recognizable, as described in the literature.
Mineralogical, textural, and structural data provide a preliminary geological model and raise questions about the possible presence of a deep-seated magmatic intrusion beneath Jabel Karbous. Such an intrusion would have acted both as the parent magma for pegmatites and microgranites and as a modifier of the local stress field. Additionally, a comparison is provided with the LCT pegmatite field of Elba Island, highlighting significant similarities and differences.
Tutte le intrusioni granitiche peralluminose del settore magrebino mostrano un'età più antica (10-22 Ma) rispetto a quelle toscane (8.5-1.5 Ma). Le pegmatiti oggetto di questo studio si trovano intruse nelle peridotiti di Beni Bousera, caratterizzate da una foliazione duomiforme. Distribuiti nella porzione meridionale del massiccio, i filoni pegmatitici presentano una notevole varietà in termini di dimensioni, con spessori fino a un massimo di 1,5 m e lunghezze che vanno da pochi centimetri a plurimetriche.
Le pegmatiti di Amter, malgrado le loro ridotte dimensioni, sviluppano quasi sempre una zonatura tessiturale. La prima zona che si nota una fascia iniziale pegmatoide con grandi cristalli allungati e sottili di fillosilicato bruno (alterato in vermiculite). Continuando nella zonatura tessiturale verso la zona assiale dei corpi pegmatitici, si ha la presenza di fasce a tessitura aplitica sia la presenza di zone con cordierite in tessitura grafica con il quarzo. Di seguito, è presente una zona con tormalina grafica e/o tormalina con tessitura a pettine. Infine, si ha la zona assiale che ospita le cavità miarolitiche Un aspetto rilevante di tutti i filoni pegmatitici è la presenza di bordi di reazione a smectite + serpentino con la roccia incassante, tali bordi di reazione si ripresentano anche nei clasti peridotitici che si trovano all’interno delle pegmatiti; in questo caso però si forma una la sequenza mineralogica che indica un graduale aumento di silice e acqua nel sistema durante l'interazione con i fluidi pegmatitici. Questa evoluzione è caratterizzata dalla trasformazione progressiva di talco, antofillite, lizardite e infine tormalina dravitica. In alcuni casi la tormalina dravitica può aver reagito con gli spinelli contenuti nei clasti peridotitici per formare una tormalina ricca in Cr.
Le geometrie dei filoni mostrano un’ampia variabilità, ma la morfologia prevalente riscontrata nelle pegmatiti oggetto di studio è comunemente associata a una geometria prismatica. Questa variazione di morfologie è attribuibile a una tettonica sinmagmatica. Tale osservazione è sostenuta dal fatto che le strutture a basso angolo sono sub-parallele alla foliazione-layering della peridotite e che la zona di reazione nella peridotite, così come la fascia di cristallizzazione pegmatitica, sono continue e non influenzate dalle strutture tettoniche. Questo suggerisce uno spostamento sin-tettonico contemporaneo alla messa in posto del magma pegmatitico.
Questa complessità strutturale si riflette nelle direzioni varie dei filoni, sebbene un trend principale E-W con immersione NNE a vario angolo sia riconoscibile, come descritto in letteratura.
I dati mineralogici, tessiturali e strutturali forniscono un modello geologico preliminare e sollevano questioni sulla possibile presenza di un’intrusione magmatica profonda al di sotto del Jabel Karbous, tale intrusione avrebbe agito sia come magma genitore delle pegmatiti e dei microgranti, sia come modificatore del campo di stress locale. Inoltre, viene fornito un confronto con il campo pegmatitico LCT dell'Isola d'Elba, evidenziando affinità e differenze significative.
In the Appennine-Maghreb chain, occurrences of LCT (Lithium-Cesium-Tantalum) pegmatites are extraordinarily rare but of particular interest due to their young age dating back to the Neogene. Presently, scientific literature extensively documents only the late Miocene LCT pegmatites of Elba Island in Tuscany. Recently, peraluminous granites have been described in the western termination of the Appennine-Maghreb chain, in the Moroccan Rif area. The authors highlighted the presence of tourmaline-bearing microgranites (22 Ma) with pegmatitic textures similar to those found in Tuscany.
All peraluminous granite intrusions in the Maghreb sector exhibit an older age (10-22 Ma) compared to those in Tuscany (8.5-1.5 Ma). The subject of this study is the pegmatites intruded into the Beni Bousera peridotites, characterized by a duomiform foliation. Distributed in the southern portion of the massif, the pegmatite veins display significant variability in dimensions, with thicknesses up to a maximum of 1.5 m and lengths ranging from a few centimeters to several meters.
Despite their reduced dimensions, the Amter pegmatites almost invariably exhibit a textural zonation. The initial pegmatoid zone is characterized by large, elongated crystals of brown phyllosilicate (altered to vermiculite). Moving towards the axial zone of the pegmatitic bodies, there is the presence of aplitic-textured bands, as well as zones with cordierite in graphic texture with quartz. Subsequently, there is a zone with graphic or spray tourmaline. Finally, the axial zone hosts miarolitic cavities.
A significant aspect of all pegmatite veins is the presence of reaction rims consisting of smectite + serpentine with the country rock. These reaction rims are also found in peridotite clasts within the pegmatites; however, in this case, a mineralogical sequence indicative of a gradual increase in silica and water in the system during interaction with pegmatitic fluids is formed. This evolution is characterized by the progressive transformation of talc, anthophyllite, lizardite, and finally, dravite tourmaline. In some instances, dravite tourmaline may have reacted with the spinels present in the peridotite clasts to form chromium-rich tourmaline.
The geometries of the veins exhibit considerable variability, with the predominant morphology commonly associated with a prismatic geometry. This morphological variation is attributed to a synmagmatic tectonics. This observation is supported by the fact that low-angle structures are sub-parallel to the foliation-layering of the peridotite, and the reaction zone in the peridotite, as well as the pegmatitic crystallization zone, are continuous and unaffected by tectonic structures. This suggests a syn-tectonic displacement concurrent with the emplacement of pegmatitic magma.
This structural complexity is reflected in various orientations of the veins, although a main E-W trend with NNE dip at various angles is recognizable, as described in the literature.
Mineralogical, textural, and structural data provide a preliminary geological model and raise questions about the possible presence of a deep-seated magmatic intrusion beneath Jabel Karbous. Such an intrusion would have acted both as the parent magma for pegmatites and microgranites and as a modifier of the local stress field. Additionally, a comparison is provided with the LCT pegmatite field of Elba Island, highlighting significant similarities and differences.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
La tesi non è consultabile. |