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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-01182012-163932


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
FRAU, PAOLA
URN
etd-01182012-163932
Titolo
Le metamorfosi di Medea da Rubens a Pasolini
Dipartimento
INTERFACOLTA'
Corso di studi
STORIA DELL'ARTE
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
  • Medea
  • Giasone
  • Argonauti
Data inizio appello
13/02/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/02/2052
Riassunto

I miti affondano le loro radici in un’antichità senza tempo; al momento in cui, gli uomini, per spiegare fenomeni altrimenti inesplicabili, si appellavano a una realtà metafisica, sovrannaturale, capace di dare risposte alle domande concernenti i fenomeni naturali e i moti del loro animo. Così anche il mito di Medea ha origine in una società arcaica, dove la sapienza era strettamente connessa alle forze sovraumane, con i sacerdoti, figure chiave della società, che si ponevano al confine tra umano e divino. Medea maga e sacerdotessa, quindi. Ma cosa succede quando in questa società caratterizzata da una vita scandita da precisi sacri rituali subentra un elemento esterno destabilizzante, barbaro, e quando il sacro si sposa con l’eros?
A queste e altre domande hanno cercato di rispondere i diversi autori che nel corso dei secoli si sono accostati alla materia: dal tragediografo greco Euripide, che nel 431 a.C. portò sulla scena l’uccisione dei figli di Giasone e Medea per mano della loro stessa madre accecata dall’odio nei confronti del marito fedifrago, all’autrice tedesca Christa Wolf, recentemente scomparsa, che nel suo romanzo Medea. Voci (1996) epura il personaggio della maga colchica da qualsiasi traccia di malvagità e riporta il mito alla sua condizione aurorale, rappresentando Medea come una donna forte, incapace di odio anche nei confronti di chi ormai l’ha privata di tutto, ed esimendola dall’assassinio dei propri figli, invece lapidati da una folla inferocita di Corinzi.
Il mito, pertanto, in virtù della sua stessa universalità, si sviluppa insieme ai mondi con cui entra in contatto; è una realtà in continua espansione, che di volta in volta diviene strumento d’espressione e veicolo di pensieri e concetti.
Dopo l’età classica, fino agli inizi dell’età umanistica, sia in ambito letterario che artistico, il mito di Medea è stato indagato prevalentemente in relazione alla componente epica della vicenda mitica, e quindi al leggendario viaggio degli Argonauti, partiti alla conquista del vello d’oro, mentre solo raramente viene sviluppato il filone tragico della narrazione e Medea è prevalentemente presentata nelle vesti di maga e di dolce amante.
Con gli affreschi dei Carracci in Palazzo Fava (1583/4) a Bologna, invece, gli elementi drammatici del racconto vengono ad affiancarsi alla materia epica e così, accanto alle rappresentazioni di storie del viaggio argonautico, sono raffigurati Medea [che] uccide il fratello Absirto e L’uccisione di Pelia, mentre non sopravvive la rappresentazione dell’Uccisione di Creusa e dei propri figli da parte di Medea, che doveva essere affrescata su un camino.
Nonostante siano numerosi gli studi di ambito letterario, psicologico e antropologico dedicati al mito di Medea, manca ancora uno studio globale e approfondito delle rappresentazioni artistiche che si sono accostate al mito di Medea: la bibliografia comprende, infatti, per la maggior parte studi relativi all’interpretazione che nel corso dei secoli ciascun singolo artista ha proposto della figura di quest’affascinante personaggio, senza indagare quale sia stata l’evoluzione che la sua iconografia ha vissuto in relazione ai diversi contesti.
Dopo aver tracciato un profilo generale dello sviluppo della vicenda mitica attraverso le fonti dall’antichità fino all’epoca umanistica, questo studio intende soffermarsi in particolare sulla fortuna che l’iconografia di Medea ebbe nell’arte tra Seicento e primi anni del Novecento, in parallelo alla rielaborazione letteraria e teatrale della materia, fino alla riproposizione cinematografica di questo mito, intrigante sì, ma anche estremamente controverso e ricco di possibili sfumature e interpretazioni.
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