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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01162018-144339


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ANTONINI, AMANDA
URN
etd-01162018-144339
Titolo
Il potere della comunicazione tra regime e resistenza
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Baldissara, Luca
correlatore Prof. Fulvetti, Gianluca
Parole chiave
  • Comunicazione
  • Propaganda
  • Censura
  • Regime
  • Resistenza
  • Stamperie clandestine
  • Tipografia
  • Rocchetta
  • Lerici
Data inizio appello
05/02/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
La tesi si propone di affrontare il tema della “Comunicazione” visto da due differenti punti di vista: da una parte quella creata dalla dittatura di Mussolini, basata sui due concetti fondamentali di censura e propaganda; dall’altra, la risposta della Resistenza con le sue azioni clandestine.
Il testo è strutturato in tre capitoli e sviluppato con il reperimento di informazioni all’interno di libri di testo, tramite la ricerca internet e la consultazione dell’Archivio di Stato di La Spezia e dell’Istituto della Resistenza spezzina.
Il primo capitolo, Propaganda e censura fascista, analizza il controllo dei mezzi di comunicazione durante il regime instaurato da Mussolini.
Una manipolazione che mirò a forgiare le menti dei più giovani, con grandi opere di scolarizzazione ed educazione, per creare una cultura popolare che lo appoggiasse in ogni scelta, che lo adorasse.
La stampa rappresentò il principale veicolo propagandistico e culturale attraverso il quale il regime fascista cercò di creare un solido consenso di massa.
Mussolini intuì che l’illegalità e le violenze rischiavano di screditare il suo partito di fronte all’opinione pubblica nazionale. Con ciò non si intende affermare che Mussolini fosse disposto a rinunciare ai metodi intimidatori e repressivi degli squadristi, ma che affiancò e sovrappose a questa prassi il potere dello Stato, attraverso una legislazione che mise definitivamente il bavaglio alla stampa.
Lo stesso valeva per il cinema o la radio, dove si potevano ascoltare solo informazioni che venivano accuratamente scelte, selezionate, solo programmi che non andassero contro l’ideologia fascista.
Il fascismo quindi, non solo tacitò con la forza ogni forma di dissenso ma, una volta giunto al potere, organizzò una fitta rete di disposizioni che assicuravano un’informazione asservita al regime.
Nel secondo capitolo Resistenza clandestina, si analizza il contrattacco sempre più organizzato dei partigiani e di tutti coloro che si impegnarono nella lotta contro il fascismo, mettendo a repentaglio la propria vita, attraverso la diffusione di trasmissioni radio, volantini e giornali che misero a nudo le oscure verità celate dal regime.
La libertà di stampa non era morta; essa si rifugiò, come tutte le organizzazioni antifasciste, nei rischiosi e difficili anditi della clandestinità.
Si trattò fondamentalmente di volantini e di giornali con uno stile semplice e diretto, in antitesi alla retorica della propaganda di regime.
Il lavoro delle tipografie clandestine fu prezioso, indispensabile; la libertà di stampa è in fondo il potere di criticare il potere, e proprio per questo reca con se formidabili potenzialità. Informazione è libertà, qualità dell’informazione significa qualità della democrazia.
L’ultimo capitolo La Tipografia della Rocchetta di Lerici, tratta nello specifico il caso della stamperia clandestina allestita in una antica villa, nella provincia della Spezia; un punto nevralgico, di massima importanza per la diffusione di informazioni, l’organizzazione di scioperi e la continua lotta contro i fascisti.
I collegamenti con la tipografia furono un capolavoro di paziente e di intelligente tessitura. Niente venne affidato al caso: un solo passo falso avrebbe potuto pregiudicare irrimediabilmente non solo ciò che, con grande capacità politico-organizzativa, era stato messo insieme a Lerici, ma forse tutta l’organizzazione politica clandestina nell’intera provincia, compresa quella militare.
C’è in tutti coloro che furono protagonisti di quelle difficili battaglie, la piena consapevolezza che la stampa clandestina costituì, nello svolgersi degli avvenimenti più significativi della Resistenza spezzina, una delle prove più alte della capacità di lotta e di direzione politica della classe operaia e del complesso intrecciarsi della iniziativa antifascista nelle fabbriche e nella guerra partigiana, con le masse popolari e con altri ceti della città e della campagna.
Si vogliono ricordare alcuni lavoratori, tra le migliaia che organizzarono la resistenza e parteciparono alla lotta antifascista, che prepararono l’insurrezione nei confronti del regime, partecipando all’organizzazione degli scioperi o stampando clandestinamente i giornali che appoggiavano la resistenza al fascismo.
Furono gli uomini di una delle infrastrutture decisive e strategiche, perché consentirono ai partiti antifascisti, ai collettivi e alle organizzazioni che hanno partecipato alla lotta di liberazione, di comunicare il proprio pensiero, di far conoscere le malefatte di regime.
Penso che questa sia un’importante pagina della storia del mio territorio, un momento fondamentale nella costruzione del nostro Stato democratico, e per questo importante da diffondere e ricordare, per onorare la memoria dei nostri morti e la necessità di libertà che li ha spinti ad agire in quella direzione.
In quest’epoca di dibattito sul valore della libertà e sulle tipologie di violazioni di quest’ultima che, quotidianamente ci troviamo a dover fronteggiare, mi è sembrato opportuno un focus su un momento del passato che può ancora dirci molto.
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