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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01162011-153904


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
NIGRO, ANGELAMARIA
URN
etd-01162011-153904
Titolo
Dall'unita' alla molteplicita' delle lingue. Il mito della torre di Babele nelle interpretazioni di Scholem, Benjamin, Derrida
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Fabris, Adriano
Parole chiave
  • Babele
  • confusione
  • lingua
  • unità
  • molteplicità
  • origine
  • caduta dal paradiso
  • mistica ebraica
  • Qabbalah
  • traduzione
  • creazione
  • supplementi
  • differance
  • ontoteologia
  • circolo linguistico
  • scrittura
Data inizio appello
14/02/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
Ricerca di una lingua adamitica, lingua perfetta, lingua unica e universale, op-pure riscoperta e valorizzazione delle differenze, delle incomprensioni e degli spazi per quelle traduzioni che possono anche divenire, a volte, manipolazioni? L’obiettivo del seguente lavoro sarà comparare queste due concezioni antitetiche, che hanno avuto il loro momento di protagonismo soprattutto nel ‘900 franco-tedesco. Infatti, da un lato, con lo studio di Gershom Scholem e Walter Benjamin, nonché di alcune importanti sezioni della mistica ebraica, sarà rilevante l’evoluzione di un linguaggio multiplo in nome però di un’unità futura e perfetta, di una lingua di Dio, di una lingua della redenzione leggibile in una prospettiva messianica, facendo leva appunto su un’ipotesi religiosa di argomentazione; mentre dall’altro lato verranno esposte in breve le tesi di illuministi come Condillac e Rousseau che hanno fatto propria l’ipotesi evolutiva di un linguaggio di stampo naturalistico o semi-divino, tesi che però troveranno una loro esposizione solo in quanto strumenti validi per quella che chiameremo un’attività “decostruttiva”.
Infatti, queste saranno le ipotesi che potremmo paragonare alle pedine bianche e nere poste su una grande scacchiera, ma sarà solo una mano che piomberà dall’esterno, opponendosi alle regole con le quali l’intera tradizione occidentale ha da sempre giocato che dichiarerà scacco matto. La mano che compierà la mossa della sconfitta sarà quella di Jaques Derrida. Egli considererà la figura di Dio come una variabile qualunque in un complesso di equazioni che, poste a sistema, hanno dato forma a ciò che un’intera tradizione culturale ha creduto essere la base di ogni come e perché, di ogni discorso, di ogni singola parola, illudendosi.
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