• A.D.R
• Mediazione ambientale
• Mediazione agro-ambientale

Nonostante la mediazione sia un mezzo di risoluzione stragiudiziale delle controversie potenzialmente molto conveniente sia sotto il profilo economico che per celerità risolutiva, sorprende che in Italia ci siano pochi esempi applicativi in materia ambientale e agro-ambientale. Scopo del presente studio è identificare le ragioni normative e giuridico-culturali che hanno portato a una sporadica applicazione di tale istituto. A tal fine, nel Capitolo I affronteremo il tema della mediazione ambientale e agro-ambientale in un’ottica prettamente italiana, analizzando la normativa vigente recepita su impulso dell’UE. Dopo aver analizzato la normativa italiana che disciplina l’istituto della mediazione, affronteremo lo studio dell’istituto della mediazione nella materia specifica della mediazione ambientale. Successivamente ci interesseremo anche della figura particolare del mediatore ambientale e del ruolo che deve svolgere all’interno del procedimento di mediazione. Nel Capitolo II l’analisi si sposterà verso altri Paesi in cui la mediazione ambientale e agro-ambientale è maggiormente utilizzata: a tal fine analizzeremo in primis la normativa e la cultura che hanno portato all’effettiva applicazione della mediazione ambientale e agro-ambientale prendendo ad esempio un Paese di common law, focalizzandoci poi sulla situazione normativa e culturale di un Paese di civil law al fine di appurare se ci sia una maggiore applicazione della mediazione ambientale e agro-ambientale rispetto all’Italia, identificandone eventualmente le cause. Il Paese di common law scelto sono gli USA. Inizieremo il nostro studio verificando il contesto storico-culturale e normativo che ha agevolato la diffusione della mediazione ambientale per poi affrontare lo studio di tre case studies ritenuti interessanti. Due di questi sono di mediazione ambientale, l’altro di mediazione agro-ambientale. Il primo case study riguarda il primo esperimento di mediazione ambientale in USA, lo Snoqualmie River dispute; il secondo case study ha a oggetto un caso di mediazione agro-ambientale, il Timber-Fish-Wildlife e il terzo caso inerisce la modifica della formula della benzina, interessante sia dal punto di vista della materia trattata, certamente molto attuale perché va a interessare l’ambito del cambiamento climatico, ma anche perché in questo caso emerge come la mediazione è vista come un possibile metodo per risolvere controversie su tale delicato argomento quale, appunto, il cambiamento climatico. Successivamente volgeremo la nostra attenzione al Paese di civil law: la Germania per il quale affronteremo lo stesso tipo di analisi svolta per gli USA. In questo caso i case studies ritenuti rilevanti sono uno di mediazione ambientale, svoltasi a Neuss per la materia della gestione dei rifiuti e un altro, invece, differisce dagli altri fin qua trattati perché è un Progetto che ha tratto origine proprio dalla mediazione ambientale tedesca. Tale progetto è stato chiamato “Soluzioni informali di conflitti ambientali mediante il dialogo con i vicini” appartenente al Progetto ancora più ampio IMPEL (European Union Network for Implementation and Enforcement of Environmental Law). Infine, sulla base dei dati emersi nei primi due capitoli, nel Capitolo III tenteremo di capire cosa porta l’Italia a una minore applicazione della mediazione ambientale e agro-ambientale, rispondendo a vari quesiti, tra cui: quali sono gli elementi di differenza rispetto ai Paesi di common law e di civil law analizzati nel Capitolo II? Perché, addirittura, è difficilmente reperibile materiale dottrinale italiano in tale ambito specifico della mediazione? Quale potrebbero essere i risvolti più prossimi in Italia per quanto riguarda la diffusione applicativa della mediazione ambientale e agro-ambientale?