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Tesi etd-01132019-220244


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MARTINI, LORENZO
URN
etd-01132019-220244
Titolo
Vantaggi e svantaggi della Globalizzazione: Dani Rodrik e Jagdish Bhagwati a confronto
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Giocoli, Nicola
Parole chiave
  • Jagdish Bhagwati
  • globalizzazione
  • dumping
  • David Ricardo
  • Dani Rodrik
  • commercio internazionale
  • libero mercato
  • protezionismo
  • WTO
Data inizio appello
04/02/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il commercio internazionale: Rodrik e Bhagwati analizzano il libero scambio

Nel primo capitolo di questo elaborato abbiamo introdotto analiticamente le caratteristiche salienti della teoria del commercio internazionale. L’argomento è particolarmente complesso e, come vedremo, estremamente discusso.
La generalità degli economisti, compreso Bhagwati, sostiene la positività del commercio internazionale sempre e comunque: il commercio internazionale è una cosa positiva e porta vantaggi per tutti. Altri studiosi, come Rodrik, sono invece piuttosto scettici. Sostengono, infatti, che il mercato sia uno strumento straordinario, nessun dubbio in merito, ma che abbia bisogno di essere guidato per evitare distorsioni e possibili disparità economiche e sociali.
In ogni caso, quello che è accertato, è che la gente comune, il pubblico, il popolo mondiale risulta scettico e mai come ora ha paura del commercio internazionale. In questo capitolo proveremo a tratteggiarne le perplessità e le fragilità.

Scetticismo nei riguardi del commercio internazionale: le prospettive di Rodrik e Bhagwati

Una serie di indagini condotte in più parti del mondo dal World Values Survey testimonia come lo scetticismo nei confronti del commercio internazionale sia diffuso tra il pubblico in modo rilevante. La maggioranza dei cittadini degli Stati Uniti, ad esempio, è a favore della limitazione alle importazioni per proteggere l’economia interna ed i posti di lavoro.
Il database del WVS, mostrando una ricerca di fine anni 90, evidenziava come quasi il 70% dei rispondenti nel campione mondiale fosse favorevole a limitare le importazioni.
All’interno di un dato paese, coloro con un alto tasso di istruzione tendono ad essere meno protezionisti rispetto agli altri. Certo, sarebbe facile associare sempre il libero scambio con il progresso economico, politico, tecnologico e con l’istruzione; e il protezionismo con il sottosviluppo, l’ignoranza, il decadimento. Non dobbiamo però limitarci a questo perché sarebbe fuorviante.

Ancora, coloro che hanno più probabilità di subire perdite al proprio reddito a causa dell’espansione degli scambi sono naturalmente più propensi al protezionismo. È chiaro, infatti, come argomenti di tipo economico siano una variabile importante in considerazioni di questo tipo. Non solo, coloro con un forte senso di patriottismo e di nazionalismo sono altrettanto contrari al libero scambio internazionale, indipendentemente dal lavoro che svolgono o dal loro livello d’istruzione. Risulta anche che le donne, in generale, sono più contrarie al commercio internazionale rispetto agli uomini, a parità di condizione sociale e istruzione. È difficile comprendere se le opinioni siano dettate da interessi personali, economici o da semplice ignoranza.
Ciò che dobbiamo aggiungere è che, secondo Rodrik, ad esempio, prima di affermare che il commercio internazionale porti sempre degli indiscussi vantaggi, è necessario valutare un lungo elenco di requisiti.
Da questa panoramica che individua uno scetticismo diffuso, Rodrik evidenzia come gli economisti pronuncino sempre parole di elogio nei confronti del libero scambio, senza minimamente considerare le difficoltà etiche e filosofiche, nonché sociali, di ciò che sostengono. È evidente come lo scetticismo diffuso tra il pubblico non sia condiviso dagli addetti ai lavori. Gli economisti, infatti, tendono a convincere il lettore che, in ogni caso, il libero scambio porterà degli indiscutibili vantaggi e che nel lungo periodo sarà migliorata la condizione di tutti.
Rodrik è convinto che l’indissolubile ottimismo degli economisti in tema di commercio internazionale sia dato dalla cosiddetta sindrome dei “barbari alle porte”, in altre parole, si ha il timore che qualunque dubbio in merito al libero scambio possa essere sfruttato dai “barbari” della globalizzazione, ovvero, da coloro che ne sono avversari. Per questo motivo, gli economisti hanno sempre fatto fronte comune avverso le teorie anti-globalizzazione, tenendo all’interno della loro cerchia eventuali dubbi e correnti discordanti.
Rodrik è fiducioso che con il suo libro La globalizzazione intelligente , i lettori diverranno consapevoli che l’economia di cui abbiamo bisogno è quella di cui si discute nei seminari, e non quella delle regole orientative generali. Bhagwati, invece, nel suo testo Contro il protezionismo analizza l’ostilità crescente dei giovani avverso il libero scambio, un fermento anti-capitalista e anti-globalizzazione che lo stesso autore chiama “tirannia della mancanza di alternativa”. Molti giovani, infatti, si sono convinti che il capitalismo sia fonte d’ingiustizia. A opinione di Bhagwati, questo clima di sfiducia e scetticismo avverso il libero scambio è stato, però, mal gestito dagli economisti. Ovvero, solo pochi sono stati pronti ad intervenire in sua difesa; in maggioranza, invece, gli economisti hanno reagito con indifferenza e si sono rifiutati di entrare nell’arena pubblica e di ingaggiare la battaglia contro i detrattori del libero commercio. Per questo motivo Bhagwati, convinto sostenitore del libero scambio, si sente in dovere di confrontarsi con coloro che la pensano diversamente e di mostrare tutti i vantaggi del commercio internazionale.
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