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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-01132016-163202


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
COPELLO, VERONICA
Indirizzo email
ve.copello@gmail.com
URN
etd-01132016-163202
Titolo
Edizione commentata della raccolta donata da Vittoria Colonna a Michelangelo Buonarroti (ms. Vat. lat. 11539)
Settore scientifico disciplinare
L-FIL-LET/10
Corso di studi
DISCIPLINE UMANISTICHE
Relatori
tutor Prof.ssa Cabani, Maria Cristina
tutor Prof. Bardazzi, Giovanni
Parole chiave
  • Vittoria Colonna
  • Michelangelo Buonarroti
  • rime spirituali
  • petrarchismo
  • poetesse
Data inizio appello
18/01/2016
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/01/2086
Riassunto
Fra il 1540 e il 1541 Vittoria Colonna, Marchesa di Pescara, donò a Michelangelo Buonarroti una raccolta di 103 sonetti spirituali. Il manoscritto (non autografo) è conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. lat. 11539) e rappresenta l’unica silloge allestita personalmente dalla poetessa. Eppure, salvo BRUNDIN 2005, nessuno ancora si era adoperato a fornire un commento a queste rime. Il presente lavoro intende contribuire a colmare questa lacuna.
Al commento si fa precedere un’introduzione suddivisa in due parti. La prima è strettamente legata alla raccolta vaticana, al fine di contestualizzarla all’interno dell’opera poetica della Colonna (Cap. 1) e di descriverne gli aspetti strutturali e stilistici più salienti (Cap. 2). Nella seconda parte, invece, si mettono a fuoco alcuni aspetti della spiritualità della poetessa, specie quelli funzionali alla comprensione di un’operazione poetica volta a tradurre in versi un’intima e profonda esperienza religiosa. La prospettiva che qui si è assunta vorrebbe tenere conto di tre fattori: la dinamicità del pensiero religioso della Marchesa, la pluralità delle esperienze religiose con cui venne in contatto, e l’attendibilità storica del materiale a cui si fa riferimento (distinguendo, per quanto possibile, tra le informazioni ‘interne’ fornite dalle rime della Colonna e quelle ‘esterne’ rese disponibili dai documenti).
Riguardo al primo punto (la dinamicità del pensiero religioso), occorre osservare innanzitutto che il sentimento religioso che pervase Vittoria in seguito alla morte di Francesco Ferrante d’Avalos (1525) era ben radicato nella tradizione culturale e familiare, e la scomparsa del marito rappresentò per lei l’occasione – tragica e sconvolgente – di approfondire quella fede che le era giunta in eredità. Di lì in poi, la sua spiritualità conobbe diverse fasi. La fede cominciò innanzitutto ad assumere un rilievo particolare nella pratica quotidiana, ma con significativi risvolti anche sul piano politico ed economico (1526-1534). Con il ritorno a Roma e l’incontro con Bernardino Ochino, la devozione della Colonna acquistò uno spessore che i contemporanei non poterono fare a meno di notare: «Sua Ex. è totalmente data al spirito» (1535-1540/1541). Infine, la svolta del 1540/1541 è dovuta all’approfondirsi del rapporto con il cardinal Reginald Pole, che condusse la Colonna verso una fede più intima e personale, forse meno legata ai riti, ai sacramenti e agli oggetti della tradizione cristiana . Nell’introdurre il commento, però, interessa in primo luogo delineare i tratti fondamentali che la vicenda religiosa della Colonna assunse negli anni Trenta, quando vennero composte le rime spirituali incluse nell’antologia donata a Michelangelo. Dalla biografia e dall’opera letteraria appare come la Marchesa cercasse di percorrere ogni via utile ad accelerare il proprio cammino verso Dio, affinché ogni aspetto della propria vita fosse indirizzato ad approfondire la fede personale: non era casuale la scelta delle persone da frequentare, dei maestri da seguire (Cap. 1), del posto in cui vivere (par. 3.1), degli abiti da indossare (par. 3.2), del cibo con cui nutrirsi (par. 3.3), dei luoghi in cui andare (par. 3.4), dei testi da leggere e delle immagini da contemplare (par. 2.4), dei modi con cui usare il tempo e il proprio (notevole) patrimonio (par. 3.4). Per la Colonna, tutto concorreva all’educazione dello sguardo, poiché «gli effetti visibili ce danno cognitione de la causa invisibile» .
Per questo motivo Vittoria si apriva a qualsiasi esperienza religiosa le apparisse autentica e profonda. La molteplicità di carismi spirituali con cui la Colonna venne in contatto – è il secondo fattore – rappresenta un utile punto di partenza per indagare i tratti della sua religiosità (Cap. 1): la tradizione francescana e poi cappuccina, l’ascetismo di Ochino e lo spiritualismo di Pole, la novità costituita dai Gesuiti, ma anche – ed è un aspetto che spesso viene dato paradossalmente per scontato – la liturgia ufficiale della Chiesa, insieme a quella del popolo (per esempio il canto delle laude). La vita quotidiana della Marchesa si nutrì per molti anni della ripetitività tipica delle regole monastiche, in cui gli orari sono scanditi ordinatamente dalla recita delle ore canoniche e dell’ufficio quotidiano. La familiarità che si dovette creare con i testi utilizzati nei conventi lasciò il segno nella composizione delle rime sacre. Nel commento si è quindi cercato di fare spesso riferimento a quelle preghiere della tradizione cristiana che senza dubbio la Colonna conosceva a memoria.
I Capitoli 2 e 3 delineano gli aspetti più significativi della religiosità della Colonna. Il primo descrive gli aspetti più evidenti della religiosità della raccolta vaticana, e dunque pertiene propriamente all’ambito della letteratura: si tratta, sostanzialmente, della «spiritualità delle rime». Quella che emerge è una fede consapevolmente vissuta in un cammino in cui brucia il desiderio della meta (il Paradiso), ma ove dubbi e incertezze hanno la loro parte. Nell’itinerarium in Deum gioca un ruolo essenziale la virtù dell’umiltà (par. 2.2), che predispone il cuore ad accogliere il raggio della grazia divina (par. 2.3). La fede, poi, si fortifica «nella tranquillità della contemplatione» – mentale ma anche corporea, tramite dipinti e disegni (par. 2.4) – delle Sacre Scritture e della croce (par. 2.1).
Il Cap. 3, infine (è il terzo e ultimo fattore), si occupa di alcuni aspetti della «spiritualità biografica» della Marchesa, partendo quindi dai dati storici e limitandosi al racconto di fatti, ricostruiti attraverso testi di varia natura: epistole, opere letterarie, cronache, diari, atti notarili, etc.
Chiudono il volume cinque appendici (le prime quattro raccolgono strumenti di lavoro; la quinta è dedicata alle immagini) e una bibliografia – tentativamente integrale – degli scritti critici relativi alla vita e all’opera di Vittoria Colonna.
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