Tesi etd-01122010-084146 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
GUALBERTI, MARIA STEFANIA
URN
etd-01122010-084146
Titolo
Belfast: spazio urbano, identita' e conflitto
Dipartimento
INTERFACOLTA'
Corso di studi
SCIENZE PER LA PACE: COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO, MEDIAZIONE E TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI
Relatori
relatore Prof.ssa Paone, Sonia
Parole chiave
- belfast
- conflitto
- mappe
- ricostruzione
- spazio urbano
Data inizio appello
28/01/2010
Consultabilità
Completa
Riassunto
La città influenza la società, le sue percezioni, le sue abitudini e i suoi comportamenti e questi elementi a loro volta influenzano, plasmano e cambiano la città.
Lo studio e l'analisi della città e dei suoi cambiamenti possono aiutare a comprendere i mutamenti della società.
Un punto di vista privilegiato da cui osservare la società e la città è quello del conflitto: infatti i conflitti si possono accentuare o dirimere a partire da determinate configurazioni spaziali.
Per questo è importante analizzare la spazializzazione del conflitto e della sua trasformazione.
La tesi analizza la città di Belfast prendendo in considerazione sia gli spazi contesi e divisi, come ad esempio, la presenza di mura e barriere o di zone esclusive/escludenti, sia le esperienze di spazi condivisi in cui è possibile l'incontro dell'altro.
Belfast, città polarizzata o etnopolitica e città contesa o divisa, presenta due tipi di segregazione: la divisione tra gruppi etnico-politici opposti in una situazione di post-conflitto e quella tra ricchi e poveri tipica delle città del mondo globalizzato.
La prima divisione coinvolge due gruppi di etnie, lingue, religioni e posizioni politiche diverse che hanno trasformato lo spazio in cui vivono e attraverso quello esprimono e danno dignità alla propria identità.
Hanno modificato il territorio con l'esposizione di simboli (bandiere o cartelli stradali o marciapiedi colorati), con i murales, e con i vari monumenti commemorativi. Con questi simboli e con parate, festival e commemorazioni (marce e parate orangiste, bonfires da una parte o ricordo di hunger strike e easter rising dall'altra) i due gruppi fanno un uso del territorio che vuole affermare la loro identità all'interno del proprio gruppo e fuori.
La territorializzazione si manifesta anche con la costruzione di barriere fisiche tra le due comunità. Veri e propri muri che inaspriscono le divisioni e fanno si’ che la città sia vissuta in modi diversi, ognuno nella propria enclave sicura e protetta, evitando i territori nemici, il confronto, l'incontro (mappe mentali).
La separazione fisica di muri e barriere inasprisce le divisioni mentali e psicologiche in quanto non permette il contatto e la conoscenza dell’altro.
La città, in quanto luogo di relazioni democratiche e promozione sociale, dovrebbe promuovere spazi condivisi che permettano l'incontro fra le differenze e la conoscenza dell’altro.
L'altra divisione in Belfast e' più tipica delle attuali dinamiche urbane.
E' la divisione tra middle e upper class e working class.
La middle class ha sempre vissuto una Belfast diversa. Si e' tirata fuori dal conflitto, rimanendo in disparte. Sono i poveri legati alle loro religioni e visioni politiche estreme e polarizzate che combattono una lotta violenta e disumana.
La middle class ha vissuto una Belfast senza vedere il conflitto. Le conseguenze del conflitto sulle loro vite era tuttavia limitata (problemi nel traffico per lo scoppio di una bomba; carenza di svaghi notturni; ma non la paura costante di vivere gli attacchi o il dolore della perdita di qualche membro della famiglia).
Questa parte della popolazione ancora oggi non vede.
Non vede la divisione che ancora esiste nella parte più povera: non vede la povertà, la scarsità di risorse, la violenza e l'alcolismo.
Vive in quartieri residenziali belli e protetti. Frequenta zone esclusive e rinnovate nelle quali non esiste la memoria della la divisione etnopolitica.
La rigenerazione post conflitto che si e' concentrata sul centro città ha preferito evitare toni scottanti come l'identità per creare un volto nuovo alla città che non potesse essere conteso.
Ha voluto dare un volto “normale” alla città ricadendo cosi in quartieri anonimi e che si potrebbero trovare in qualsiasi altra città moderna basata sul modello del consumismo (City centre e Victoria square.). Mentre per quanto riguarda le riqualificazioni residenziali (River Lagan, Titanic quarter, Cathedral quarter) sono state costruiti edifici non accessibili a quella fascia di popolazione più bisognosa di case (gentrification).
La middle class si e' voluta riprendere indietro la città ora che le acque si sono relativamente calmate e l'ha fatto in modo di non ricordare e allontanare il più possibile il ricordo dei Troubles e delle divisioni etnicopolitiche. Attraverso la rigenerazione post conflitto sarebbe stato possibile esplorare i bisogni della comunità e trasformare il conflitto positivamente. Ma cosi non e' stato.
Di che cosa ha bisogno Belfast?
Dell’abbattimento di barriere fisiche e mentali.
Di spazi per l'incontro e la conoscenza dell'altro. Spazi per aprire canali comunicativi e affrontare il conflitto.
Di esplorare e di rispondere alle esigenze dei più' poveri e disagiati.
Di riconoscere a tutti il diritto di esistenza e dignità.
Il passato e' stato violento e doloroso, questo dev'essere riconosciuto e da questo si deve imparare per un futuro condiviso e migliore.
Associazioni, organizzazioni e persone stanno lavorando in questa direzione ma il processo di pace e' lento e non privo di ostacoli.
Lo studio e l'analisi della città e dei suoi cambiamenti possono aiutare a comprendere i mutamenti della società.
Un punto di vista privilegiato da cui osservare la società e la città è quello del conflitto: infatti i conflitti si possono accentuare o dirimere a partire da determinate configurazioni spaziali.
Per questo è importante analizzare la spazializzazione del conflitto e della sua trasformazione.
La tesi analizza la città di Belfast prendendo in considerazione sia gli spazi contesi e divisi, come ad esempio, la presenza di mura e barriere o di zone esclusive/escludenti, sia le esperienze di spazi condivisi in cui è possibile l'incontro dell'altro.
Belfast, città polarizzata o etnopolitica e città contesa o divisa, presenta due tipi di segregazione: la divisione tra gruppi etnico-politici opposti in una situazione di post-conflitto e quella tra ricchi e poveri tipica delle città del mondo globalizzato.
La prima divisione coinvolge due gruppi di etnie, lingue, religioni e posizioni politiche diverse che hanno trasformato lo spazio in cui vivono e attraverso quello esprimono e danno dignità alla propria identità.
Hanno modificato il territorio con l'esposizione di simboli (bandiere o cartelli stradali o marciapiedi colorati), con i murales, e con i vari monumenti commemorativi. Con questi simboli e con parate, festival e commemorazioni (marce e parate orangiste, bonfires da una parte o ricordo di hunger strike e easter rising dall'altra) i due gruppi fanno un uso del territorio che vuole affermare la loro identità all'interno del proprio gruppo e fuori.
La territorializzazione si manifesta anche con la costruzione di barriere fisiche tra le due comunità. Veri e propri muri che inaspriscono le divisioni e fanno si’ che la città sia vissuta in modi diversi, ognuno nella propria enclave sicura e protetta, evitando i territori nemici, il confronto, l'incontro (mappe mentali).
La separazione fisica di muri e barriere inasprisce le divisioni mentali e psicologiche in quanto non permette il contatto e la conoscenza dell’altro.
La città, in quanto luogo di relazioni democratiche e promozione sociale, dovrebbe promuovere spazi condivisi che permettano l'incontro fra le differenze e la conoscenza dell’altro.
L'altra divisione in Belfast e' più tipica delle attuali dinamiche urbane.
E' la divisione tra middle e upper class e working class.
La middle class ha sempre vissuto una Belfast diversa. Si e' tirata fuori dal conflitto, rimanendo in disparte. Sono i poveri legati alle loro religioni e visioni politiche estreme e polarizzate che combattono una lotta violenta e disumana.
La middle class ha vissuto una Belfast senza vedere il conflitto. Le conseguenze del conflitto sulle loro vite era tuttavia limitata (problemi nel traffico per lo scoppio di una bomba; carenza di svaghi notturni; ma non la paura costante di vivere gli attacchi o il dolore della perdita di qualche membro della famiglia).
Questa parte della popolazione ancora oggi non vede.
Non vede la divisione che ancora esiste nella parte più povera: non vede la povertà, la scarsità di risorse, la violenza e l'alcolismo.
Vive in quartieri residenziali belli e protetti. Frequenta zone esclusive e rinnovate nelle quali non esiste la memoria della la divisione etnopolitica.
La rigenerazione post conflitto che si e' concentrata sul centro città ha preferito evitare toni scottanti come l'identità per creare un volto nuovo alla città che non potesse essere conteso.
Ha voluto dare un volto “normale” alla città ricadendo cosi in quartieri anonimi e che si potrebbero trovare in qualsiasi altra città moderna basata sul modello del consumismo (City centre e Victoria square.). Mentre per quanto riguarda le riqualificazioni residenziali (River Lagan, Titanic quarter, Cathedral quarter) sono state costruiti edifici non accessibili a quella fascia di popolazione più bisognosa di case (gentrification).
La middle class si e' voluta riprendere indietro la città ora che le acque si sono relativamente calmate e l'ha fatto in modo di non ricordare e allontanare il più possibile il ricordo dei Troubles e delle divisioni etnicopolitiche. Attraverso la rigenerazione post conflitto sarebbe stato possibile esplorare i bisogni della comunità e trasformare il conflitto positivamente. Ma cosi non e' stato.
Di che cosa ha bisogno Belfast?
Dell’abbattimento di barriere fisiche e mentali.
Di spazi per l'incontro e la conoscenza dell'altro. Spazi per aprire canali comunicativi e affrontare il conflitto.
Di esplorare e di rispondere alle esigenze dei più' poveri e disagiati.
Di riconoscere a tutti il diritto di esistenza e dignità.
Il passato e' stato violento e doloroso, questo dev'essere riconosciuto e da questo si deve imparare per un futuro condiviso e migliore.
Associazioni, organizzazioni e persone stanno lavorando in questa direzione ma il processo di pace e' lento e non privo di ostacoli.
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