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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-01112018-123832


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
UCCELLO BARRETTA, GIULIA
URN
etd-01112018-123832
Titolo
Gabriele D'Annunzio e Guido Boggiani: immagini, versi, diari di viaggio.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Prof. Ciccuto, Marcello
correlatore Prof. Casadei, Alberto
Parole chiave
  • Sud America
  • monografie
  • letteratura
  • intertestualità
  • immagini
  • Grecia
  • fotografia
  • etnografia
  • diari
  • D'Annunzio
  • Boggiani
  • arte
  • versi
Data inizio appello
05/02/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
05/02/2088
Riassunto
La presente tesi ripercorre le immagini, i versi e i diari di viaggio del poeta, romanziere e drammaturgo Gabriele D’Annunzio e del novarese pittore paesista, etnografo-etnologo e fotografo Guido Boggiani (1861-1901), con l’obiettivo di cogliere il rapporto di amicizia e di stima che ha legato questi due personaggi e di far luce sulle mete di quei viaggi che hanno portato entrambi a realizzare al massimo grado il loro successo, letterario per quanto riguarda D’Annunzio e artistico-etnografico-fotografico per quanto riguarda Boggiani. Abbiamo riportato alcuni passi di articoli dannunziani usciti sul «Fanfulla» e sul «Fanfulla della Domenica», nei quali il poeta ha dimostrato di apprezzare ampiamente le tele che Boggiani ha esposto nel 1883. In questo anno, Quest’ultimo si è prospettato un futuro tra i migliori pittori italiani di fine Ottocento, grazie ai premi e ai riconoscimenti ricevuti. La loro frequentazione è continuata negli anni 1884-1887, quando Boggiani sovente ha ceduto all’amico il proprio studio d’arte romano e ha trascorso gran parte del tempo in Abruzzo con il poeta, soprattutto presso il “cenacolo” di Francesco Paolo Michetti a Francavilla a Mare, dove artisti, intellettuali e musicisti dell’epoca si riunivano alla ricerca di un’arte nuova e priva di artifici. Nel 1895, hanno collaborato per la neonata rivista «Convito», fondata da Adolfo De Bosis, il quale auspicava a un ruolo attivo degli artisti e degli intellettuali proiettati nella riaffermazione della cultura italiana, recuperando le più nobili forme dell’arte, e hanno preso parte al medesimo viaggio in Grecia compiuto sul panfilo "Fantasia" di Edoardo Scarfoglio, che è stato registrato dai partecipanti nei rispettivi diari di bordo e, a partire dal quale, Gabriele D’Annunzio ha composto le opere "Laus Vitae" e "Città Morta" e qualche verso di "Alcyone".
Grazie alla scoperta delle numerose convergenze tra il "Giornale di Bordo" di Guido Boggiani e i "Taccuini" di Gabriele D’Annunzio, abbiamo riscontrato che, durante questo tour nella Grecia presocratica, tra i due si è instaurato anche un legame sul piano testuale e, conseguentemente, abbiamo cercato di capire se tale dialogo fosse frutto di una vera e propria "imitatio" da parta di uno dei due, maturando la convinzione che è stato D’Annunzio a utilizzare il materiale raccolto da Boggiani come fonte per la stesura dei suoi "Taccuini", e non viceversa.
Dopo aver compreso il fondamentale ruolo che hanno rivestito gli appunti di Guido Boggiani per la stesura del diario dannunziano, abbiamo indirizzato le nostre ricerche alla "Laus Vitae", della quale numerosi versi sono risultati aderenti a entrambe le versioni diaristiche. Abbiamo dedicato alcune pagine ai luoghi della "Laus Vitae", alla tragedia "Città Morta" e ad alcuni passi di "Alcyone", nei quali D’Annunzio ha rielaborato e trasfigurato poeticamente gli appunti dei "Taccuini" senza affidarsi alla versione del "Giornale di Bordo", e, parallelamente, abbiamo individuato alcune analogie tra il "Giornale di bordo" di Boggiani e i versi della "Laus Vitae", per le quali non ci è risultato che sia intervenuto il D’Annunzio dei "Taccuini".
Ci siamo soffermati a elencare le differenze tra i nostri personaggi, riscontrate nei modi di viaggiare, di vivere la crociera e il mondo greco, e di scrivere, ma abbiamo dato particolare rilievo al significato che ha assunto per D’Annunzio il ritrovamento della Grecia arcaica nelle rovine archeologiche e nei musei, in quanto il cammino compiuto entro il loro viaggio ci ha rivelato quanto tale esperienza sia stata decisiva per il pensiero e lo spirito creativo del D’Annunzio posteriore al 1895. Abbiamo ripercorso molte opere dannunziane, alcune più nel dettaglio di altre, per comprendere l’innato dannunziano “sentimento” della Grecia, la costante presenza del mito greco nelle sue opere e come questo “sentimento” si sia evoluto prima sotto l’influenza di Giosuè Carducci, poi, dal biennio 1892-1893, mediante lo studio delle teorie del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche – il sistema apollineo-dionisiaco, il Superuomo, la teoria degli Eterni Ricorsi – e, infine, attraverso la visita votiva alle rovine di Olimpia, dove il poeta ha incontrato la statua-personificazione dionisiaca Ermete di Prassitele e il dio Apollo. In questa occasione, D’Annunzio ha trovato l’armonia tra lo spirito dionisiaco e lo spirito apollineo e ha preso coscienza dell’unione tra Natura e Arte. Abbiamo dimostrato che l’eco delle immagini, delle emozioni provate e dei suoi ricordi greci si è diffusa nel D’Annunzio posteriore al 1895, depositandosi nelle pagine della seconda edizione del "Canto Novo" (1896), nella "Città Morta", nei romanzi "Il Fuoco" e "Forse che sì forse che no", ma soprattutto nelle "Laudi", dove ha dato nuova vita al mito, facendo di sé il nuovo poeta vate.
Grazie ai versi dannunziani della "Laus Vitae" XV, abbiamo scoperto che sono state le regioni sudamericane comprese tra il Gran Chaco e il Mato Grosso a stregare, invece, Boggiani, il quale, tra il 1887 e il 1893 e poi tra il 1896 e il 1901, vi ha compiuto spedizioni esplorative ed etnografiche, inoltrandosi in foreste inesplorate e venendo a contatto con le tribù indigene dei Chamacoco e dei Caduvei, soprattutto perché desideroso di conoscere l’ignoto. Grazie alla circostante natura maestosa, con i suoi colori sgargianti, ai paesaggi incontaminati e alla pittura degli indios Caduvei, dalle forme geometriche e astratte, Guido Boggiani si è trasformato da pittore e intellettuale di identità culturale europea a indio sudamericano con lo pseudonimo di Bet’rra e, in questa nuova veste, ha composto numerosi studi artistici ed etno-antropologici, ha scritto saggi e monografie, tra i quali abbiamo analizzato "Viaggi d’un artista nell’America meridionale", "I Caduvei", "Tatuaggio o pittura?", "I Chamacoco", e ha scattato splendide fotografie, per la maggior parte di soggetto caduveo, chamacoco e bororo, e di soggetto paesistico. Le sue scoperte hanno contribuito enormemente alla conoscenza di alcune minoranze etniche allora in via di estinzione e di un’arte indigena giunta al massimo grado di sviluppo.
A conclusione di questo elaborato, abbiamo recuperato e vagliato le varie ipotesi circa la precoce morte di Guido Boggiani, il quale è stato ucciso insieme al suo fedele Chamacoco Félix Gavilán in circostanze misteriose, mentre si stava internando alla ricerca di un gruppo etnico sconosciuto. Abbiamo, inoltre, recuperato quei versi della "Laus Vitae", nei quali Gabriele D’Annunzio ha ricordato e omaggiato il suo compagno con malinconia, e abbiamo cercato di analizzare uno dei protagonisti della tragedia dannunziana "Più che l’amore", Corrado Brando, per la costruzione della cui figura D’Annunzio potrebbe essersi in parte ispirato a Guido Boggiani.
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