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Tesi etd-01102020-105905


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
FABBRI, MARTINA
URN
etd-01102020-105905
Titolo
Le occupazioni illegittime della Pubblica Amministrazione nel dialogo fra le Corti
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Fioritto, Alfredo
Parole chiave
  • occupazione acquisitiva
  • acquisizione sanante
  • accessione invertita
  • occupazioni illegittime
Data inizio appello
04/02/2020
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il presente elaborato si prefigge l'obiettivo di analizzare il delicato tema delle occupazioni illegittime della Pubblica Amministrazione perpetrate a danno del privato. Il primo tentato rimedio alle occupazioni senza titolo fu di origine giurisprudenziale e si rinviene nella storica sentenza n. 1464 del 1983 emessa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Con tale pronuncia, con la quale l'occupazione acquisitiva fu elevata ad autonomo istituto giuridico, la Corte affermò che se la Pubblica Amministrazione avesse irreversibilmente trasformato il fondo del privato per la costruzione di un'opera di pubblica utilità, avrebbe acquistato a titolo originario la proprietà dello stesso, nonostante l'illegittimità dell'occupazione e l'assoluta mancanza di un formale provvedimento ablativo. Al privato, che aveva ormai perso irrimediabilmente la proprietà, residuava il solo diritto al risarcimento del danno, sottoposto al breve termine prescrizionale di 5 anni decorrente dal momento dell'irreversibile trasformazione o dalla scadenza dei termini dell'occupazione legittima. L'istituto della occupazione acquisitiva fu stabilmente operante per circa un ventennio, fino a quando - nel 2000 - la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo sferrò i primi duri colpi nei confronti dell'Italia, responsabile della creazione di una fattispecie che si poneva in palese violazione del principio di legalità di cui all'art. 1 del Primo Protocollo addizionale alla CEDU. La suddetta fattispecie permetteva infatti al soggetto pubblico di diventare titolare del diritto dominicale secondo modalità del tutto disancorate dalle condizioni previste dalla legge e, oltretutto, in virtù di comportamenti illeciti. Il legislatore italiano si trovò pertanto costretto ad uniformarsi ai dicta provenienti da Strasburgo e, a tal fine, adottò il d.P.R. 327/2001 con il quale introdusse il Testo Unico in materia di espropriazione al cui art. 43 prima, e 42-bis oggi, ha introdotto uno strumento che consente alla Pubblica Amministrazione di adeguare la situazione di fatto a quella di diritto. Oggi, in presenza dei presupposti richiesti dalla norma attualmente vigente (art. 42-bis) l'Ente pubblico che utilizza un bene immobile per scopi di pubblico interesse, modificato in assenza di un valido titolo, può disporre che esso vada acquisito al proprio patrimonio indisponibile quando dalla valutazione degli opposti interessi confliggenti emerga l'indubbia prevalenza del suo interesse su quello del privato. In caso contrario il bene dovrà essere restituito al legittimo proprietario. Con l'introduzione del Testo Unico si è dunque passati dalla rilevanza del fatto (irreversibile trasformazione) alla necessità dell'atto per poter ritenere perfezionato l'effetto estintivo/acquisitivo in favore della Pubblica Amministrazione.
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