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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-01102018-131554


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
RICCIARDI, AURELIA
URN
etd-01102018-131554
Titolo
Una dieta a basso contenuto di FODMAPs è sicura ed efficace anche a lungo termine nei pazienti con sindrome dell'intestino irritabile
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Marchi, Santino
relatore Dott. Bellini, Massimo
relatore Dott.ssa Rossi, Alessandra
Parole chiave
  • FODMAPs
  • bioimpedenziometria
  • AdLFD
  • IBS
  • LFD
  • sindrome dell'intestino irritabile
Data inizio appello
30/01/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
La sindrome dell'intestino irritabile o Irritable Bowel Syndrome (IBS) è una patologia funzionale gastroenterica con una prevalenza del 10 - 12% nella popolazione generale. I sintomi clinici dell'IBS sono dolore addominale cronico e alterazione delle abitudini intestinali e spesso sono presenti anche meteorismo, distensione addominale e altre comorbidità extra intestinali e psicologiche/psichiatriche. Attualmente, la diagnosi di IBS è basata sulla sintomatologia clinica e sull'esclusione di alterazioni strutturali e la terapia include il trattamento farmacologico dei sintomi, la terapia nutrizionale e quella psicologica/comportamentale. Sono molte le ipotesi patogenetiche dell’IBS, ma al momento nessuna di queste, da sola, sembra in grado di spiegare l’insorgenza e lo sviluppo delle manifestazioni cliniche tipiche della sindrome. È però indiscutibile che la dieta giochi un ruolo fondamentale nella fisiopatologia, con un’associazione chiara tra l’ingestione di alimenti e l’insorgenza di sintomi gastrointestinali.
Negli ultimi anni, sono emersi importanti dati a supporto della dieta a basso contenuto di FODMAPs o Low – FODMAP Diet (LFD) per la gestione clinica dell'IBS. I FODMAPs (“Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides And Polyols”) sono carboidrati a catena corta, facilmente fermentabili con effetto osmotico e produzione di gas, contenuti in latte e latticini freschi, miele e dolcificanti, legumi, verdure, alcuni tipi di frutta e cereali. Circa il 70% dei pazienti riporta sollievo dai sintomi dell’IBS in seguito alla LFD, che prevede una fase di “eliminazione” degli alimenti ad alto contenuto di FODMAPs (8 settimane) e una fase di “reinserimento” dei cibi esclusi (40 – 70 giorni). In seguito i pazienti continuano a seguire, a lungo termine, una “adapted Low – FODMAP Diet” (AdLFD), elaborata da un nutrizionista esperto sulla base della tollerabilità mostrata dal singolo paziente nei confronti dei diversi FODMAPs. Fino ad oggi, la maggior parte degli studi si è concentrata sulla fase di restrizione a breve termine della LFD, ipotizzando che una dieta troppo prolungata potesse avere un effetto negativo sullo stato nutrizionale dei pazienti, ma limitati sono i dati sugli effetti a lungo termine della dieta, dopo la reintroduzione dei FODMAPs.
Questo studio ha valutato, in un gruppo di pazienti con IBS, l’effetto di una LFD e di una AdLFD sulla composizione corporea e sullo stato nutrizionale, mediante l’utilizzo dell’analisi vettoriale bioimpedenziometrica o Bioelectrical Impedance Vector Analysis (BIVA), sulla sintomatologia gastroenterica, sulla qualità della vita, sulla sintomatologia ansioso – depressiva e sulla qualità del sonno.
Lo studio ha preso in esame 21 pazienti (17 F e 4 M, età media 44,4 ± 12,0) con diagnosi di IBS, posta in base ai criteri diagnostici Roma III. I pazienti sono stati valutati prima di iniziare la LFD (T0), dopo 8 settimane di dieta (T1), dopo il reinserimento degli alimenti ricchi di FODMAPs (T2) e dopo l’inizio dell’AdLFD, con un follow – up medio di 15,2 ± 5,8 mesi (T3). A T0 e T1 sono stati eseguiti esami ematochimici per valutare lo stato nutrizionale. Inoltre a T0, T1, T2 e T3 i pazienti sono stati sottoposti all’analisi BIVA per valutare la composizione corporea e lo stato nutrizionale e sono stati somministrati:
 il questionario IBS – SSS (IBS – Symptom Severity Score) per valutare la gravità della sintomatologia addominale,
 un questionario di valutazione clinica delle abitudini intestinali,
 la Bristol Stool Form Chart per valutare forma e consistenza delle feci e classificare i pazienti nei sottotipi di IBS,
 il questionario SF – 36 per valutare la qualità della vita,
 il questionario HADS (Hospital Anxiety and Depression Scale) per valutare la componente ansioso – depressiva,
 il questionario PSQI (Pittsburgh Sleep Quality Index) per valutare la qualità del sonno.
A T1, T2 e T3 sono stati, inoltre, valutati:
 il grado di aderenza alla dieta, mediante il questionario FARS (FODMAP Adherence Report Scale),
 il grado di miglioramento e il livello di soddisfazione al trattamento, attraverso scale numeriche.
I valori degli esami ematochimici non sono risultati al di fuori della normalità per nessuno dei parametri esaminati sia a T0 che a T1, anche se una lieve riduzione statisticamente significativa è stata osservata a T1 per i livelli sierici di trigliceridi, colesterolo totale e albumina.
I parametri analizzati con l’analisi BIVA non hanno presentato differenze importanti al termine della LFD (T1), del reinserimento degli alimenti (T2) e nel follow-up (T3) rispetto alla prima visita (T0).
È stato evidente un miglioramento significativo del punteggio totale dell’IBS – SSS a T1, T2 e T3 in confronto a T0, con p<0,0001. Il questionario sulle abitudini intestinali ha riportato un miglioramento di tutti i sintomi valutati, che è risultato statisticamente significativo (p<0,05) a T1 per incontinenza a feci e/o gas, dolore addominale, meteorismo, feci liquide, defecazione frammentata e urgenza defecatoria, a T2 per tutti i sintomi suddetti ed evacuazione incompleta e a T3 per consistenza molle delle feci, incontinenza a feci e/o gas, dolore addominale e meteorismo. I pazienti che presentavano feci di forma e consistenza normali (tipo 3 – 5 della scala di Bristol) erano 7/21 a T0, mentre a T1 e T2 erano 19/21. A lungo termine il dato è stato confermato, con 17 pazienti che continuavano a presentare feci di tipo 3 – 5 a T3 (p<0,01).
Il questionario SF – 36 ha mostrato un miglioramento di tutti i fattori esaminati, che è risultato statisticamente significativo (p< 0,05) rispetto a T0 per le limitazioni di ruolo dovute alla salute fisica, il dolore fisico, la vitalità, le attività sociali e l’indice di salute fisica (T1), poi sono incrementati i punteggi anche per le limitazioni di ruolo dovute allo stato emotivo, lo stato mentale e l’indice di salute mentale (T2) e il miglioramento di tutti questi parametri è stato visibile anche a lungo termine (T3).
La sintomatologia ansiosa e depressiva si è ridotta a T1, T2 e T3 rispetto a T0. Invece la qualità del sonno non è cambiata in maniera statisticamente significativa né a breve né a lungo termine, come mostrato dal punteggio del PSQI.
Il grado di miglioramento dei sintomi e il grado di soddisfazione al trattamento, riportati dai pazienti, sono stati elevati a T1, T2 e T3 e tutti i pazienti si sono mostrati aderenti alla LFD.
La LFD ha migliorato la sintomatologia dell’IBS senza provocare alterazioni della composizione corporea e dello stato nutrizionale dei pazienti, ha avuto effetto positivo sulla qualità della vita e sulla sintomatologia ansiosa e depressiva. L’AdLFD, personalizzata e adeguata al singolo paziente, ha permesso di mantenere questo miglioramento anche a lungo termine e la soddisfazione e l’aderenza alla dieta, sotto la guida di una nutrizionista esperta, sono state ottimali.
I risultati del presente studio dimostrano, quindi, che la LFD è sicura ed efficace e che l’AdLFD è clinicamente efficace anche a lungo termine, infatti il follow-up medio dei nostri pazienti (15,2 ± 5,8 mesi), che è il periodo in cui i pazienti hanno seguito una AdLFD personalizzata, risulta sufficientemente lungo per dimostrare che gli effetti positivi ottenuti sia dal punto di vista nutrizionale che sintomatologico non sono semplicemente legati a un effetto placebo.
Riteniamo che i dati del presente studio possano rappresentare un’utile base per avviare un’indagine su un campione più vasto atto a supportare validamente l’utilizzo della LFD e soprattutto dell’AdLFD, nella gestione clinica dell’IBS a lungo termine.
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