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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-01082017-182556


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CANTISANI, CARLO LUIGI
URN
etd-01082017-182556
Titolo
Ultimi mondi cannibali: il cannibalismo fra mito, teoria antropologica e immaginario pop
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Dei, Fabio
correlatore Prof. Paoletti, Giovanni
Parole chiave
  • popular culture
  • myth
  • Montaigne
  • mito
  • identity
  • immaginario
  • identità
  • colonialismo
  • colonialism
  • cannibals
  • cannibalism
  • cannibalismo
  • cannibali
  • Arens
  • antropologia
  • antropofagia
  • anthropophagy
  • anthropology
  • Volhard
Data inizio appello
06/02/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
La scoperta di nuove popolazione con usi e costumi completamente inediti per gli europei all'indomani della scoperta dell'America produsse una profonda frattura nella cultura e nella mentalità dell'epoca: una frattura che, nonostante il sostegno delle idee Rinascimentali, il sorgere di una nuova scienza empirica e di nuovi modelli socio-economici, era difficile da colmare. Come poter spiegare allora agli occhi di un europeo un fenomeno come il cannibalismo antropofagico? Che tipo di valenza poteva avere una pratica considerata dagli osservatori esterni alle popolazioni americane come brutale, violenta e sanguinaria? È molto difficile, se non quasi impossibile, potersi calare completamente nella mentalità di un esploratore o di un missionario che intraprendeva il lungo viaggio verso le Americhe: si può solo immaginare l’insieme di sensazioni, emozioni e pensieri alla vista di quegli atti cannibalici. In ogni caso, ciò che si potrebbe facilmente supporre è innanzitutto il disgusto e il senso di terrore di fronte a questa pratica, aspetti questi che emergono ancora oggi nel XXI secolo nonostante numerosi studiosi si siano impegnati ad analizzare a fondo la questione. Il cannibalismo, specialmente quello dell’uomo sull’uomo, è considerato nella mentalità comune un argomento riprovevole, al più controverso. Il disagio che emerge ogni volta che si tenta di discutere di questo tema è ancora percepibile, segno di un mancato superamento di quella frattura accennata all’inizio. Questa reazione comune può portare a due considerazioni interessanti: innanzitutto, bisogna notare che nonostante ci separino sei secoli dalla scoperta dell’America e quindi dalle prime moderne testimonianze sulle pratiche cannibaliche di quei popoli, le nostre sensazioni e soprattutto la nostra considerazione del tema non è cambiata in maniera assai sostanziale (ad esclusione dei circoli accademici); in secondo luogo, il cannibalismo antropofagico, proprio per la sua capacità di configurarsi come una tematica forte, dal profilo non del tutto chiarificato e problematica sotto vari aspetti, può dire molto sul nostro mondo, sulla natura della nostra cultura e sui processi di formazione delle identità. Se non fosse anche così, il disagio che esso suscita ancora non avrebbe trovato fra l’altro forme di sublimazione oggi riscontrabili nei mezzi di comunicazione di massa come il cinema, i fumetti, i romanzi e più in generale nell’immaginario della cultura pop.
Per affrontare adeguatamente la sfida culturale che il tema del cannibalismo pone, è necessario allora mettere in discussione la visione prettamente etnocentrica che vorrebbe il consumo della carne umana da parte degli uomini come un fenomeno universale, segno di arretratezza culturale e di barbarie. Il cannibalismo ha investito innanzitutto una parte del pianeta, in particolare del centro e del sud America, così come alcune zone dell'Africa, e le sue motivazioni vanno rintracciate nel retroterra rituale appartenente a queste popolazioni. Gli europei a cavallo del XV e XVI secolo hanno sfruttato il fenomeno cannibalico per istanze prettamente coloniali, in modo tale da giustificare il massacro e la riduzione in schiavitù delle popolazioni sudamericane.

The discovery of new uses and population with completely new costumes for the Europeans in the aftermath of the discovery produced a deep rift in the culture and mentality of the time: a fracture that, despite the support of Renaissance ideas, the rise of a new empirical science and new socio-economic models, it was difficult to fill. How to explain then the eyes of a European phenomenon as the anthropophagic cannibalism? What kind of value could have a practice considered by outsiders to the American people as a brutal, violent and bloody? It is very difficult if not almost impossible, he could slip completely into the mindset of an explorer or a missionary who undertook the long journey to the Americas: one can only imagine the set of sensations, emotions and thoughts at the sight of those cannibalistic acts.
In any case, what you might easily assume is above all the disgust and the sense of terror in the face of this practice, these aspects that emerge today in the XXI century, despite numerous scholars have undertaken to investigate the matter thoroughly. Cannibalism, especially that of man by man, is considered in the common mentality reprehensible argument, the most controversial. The discomfort that emerges every time you try to discuss this issue is still perceptible sign of a lack of mending of the breach mentioned in the beginning. This common reaction can lead to two interesting conclusions: first, it should be noted that despite six centuries separate us from the discovery of America and therefore the first modern testimonies about cannibalistic practices of these peoples, our feelings and especially our consideration of the issue is not changed very substantially (with the exception of academic circles); secondly, the anthropophagic cannibalism, because of its ability to be seen as a strong thematic, the profile does not completely clarified and problematic in many respects, you can tell a lot about our world, about the nature of our culture and the processes of formation of identity. If it were not so well, the discomfort that it still arouses would not find among other forms of sublimation can now be seen in the mass media such as film, comics, novels and more generally in the imagination of pop culture.
To adequately address the cultural challenge that the theme of cannibalism arises, then it is necessary to question the purely ethnocentric vision that would like the consumption of human flesh from the men as a universal phenomenon, a sign of cultural backwardness and barbarism. Cannibalism has invested primarily a part of the planet, particularly in central and south America, as well as parts of Africa, and the reasons are to be found in the ritual backgrounds belonging to these populations. Europeans at the turn of the fifteenth and sixteenth centuries have exploited the cannibalistic phenomenon purely colonial instances, in order to justify the massacre and enslavement of the South American populations.
Note
La tesi in oggetto non è stata inserita correttamente nel data base dall’autore. L’autore stesso ed i relatori sono stati avvertiti di tale omissione.
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