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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01082014-144151


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
VANNUCCI, LORENZO
URN
etd-01082014-144151
Titolo
Trainspotting: analisi delle problematiche traduttive e linguistiche Traduzione di K.Ashley, Welsh in Translation, in B.Schoene, The Edimburgh Companion to Irvine Welsh, Edimburgh, Edimburgh University Press, 2010, pp.113-125. R.Morace, Trainspotting: A Reader's Guide, London, Continuum, 2001, pp.24-71- A.Kelly, Irvine Welsh, Manchester, Manchester University Press, 2005, pp.36-68.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
TRADUZIONE LETTERARIA E SAGGISTICA
Relatori
relatore Prof. Ciompi, Fausto
Parole chiave
  • Scozia
  • droga
Data inizio appello
10/02/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questa tesi consiste in un'analisi linguistica e traduttologica del romanzo Trainspotting dello scrittore Irvine Welsh. Anzitutto prenderò in considerazione lo stile del testo di partenza, con particolare attenzione al profondo legame tra lo spazio e il linguaggio, nonché ai fenomeni fonetici e sintattici che caratterizzano l'opera celeberrima del romanziere scozzese. La caratteristica principale della lingua di Trainspotting è senza dubbio il ricorso al dialetto di Edimburgo, in particolare quello di Leith, fluido, scorrevole, anche se di difficile comprensione. Tale complessità è dovuta, oltre che allo stile complesso di Welsh, anche alla difficoltà di comprendere chi sta parlando. Nel testo l'autore di Trainspotting manipola gli standard linguistici, li modifica, li tortura forzandoli in direzione del parlato, in particolare del “vernacolo” di Leith, il luogo in cui vivono “i ragazzi del buco”. In modo da conferire al romanzo un tono realistico, l'ortografia spesso viene manipolata dall'autore in modo da richiamare l'accento di Edimburgo. Welsh, che utilizza nel romanzo uno spelling che prende le distanze dallo standard, evoca un particolare modo di parlare. Se avesse voluto fare una rappresentazione accurata del dialetto di Edimburgo, l'autore avrebbe dovuto ricorrere all'alfabeto fonetico, un'operazione complessa e ermetica anche per i non addetti ai lavori. L'intento dell'autore, invece, è che l'opera possa essere letta e capita da un pubblico di massa.
L'utilizzo del dialetto di Edimburgo, inoltre, non è solo una scelta linguistica: indica l'appartenenza a un gruppo sociale definito che rifiuta i canoni della vita borghese. Valersi di una lingua usata solo da una certa parte della società fa sentire i ragazzi del buco diversi da chi usa l'inglese standard, e la stessa opposizione, sebbene in maniera ridotta, si nota anche tra l'accento di Glasgow e quello di Leith (l'area portuale a nord di Edimburgo). Ma nel romanzo non appare solo l'opposizione standard-non standard: c'è il canadese, l'australiano, il cockney dei londinesi e il linguaggio giudiziario alto e normato. L'inglese standard, tuttavia, risulta spesso un codice salvifico per i personaggi: nel capitolo intitolato “A courting disaster” esso consente a Rents di raggirare la magistratura, mentre in diversi dialoghi con le turiste lo standard è la lingua veicolare che consente a Sick Boy di avvicinare diverse ragazze.
Lo standard viene impiegato dai londinesi, dalla borghesia e dai ceti sociali agiati; viceversa, il dialetto, un marcato accento regionale, in questo caso la parlata di Leith, indica l'appartenenza alle classi più basse della scala gerarchica. Solo il giudice, i medici (Forbes), gli addetti al colloquio in “Speedy Recruitment” sono in grado di padroneggiare lo standard. Dei personaggi, invece, solo Sick Boy e Rents ricorrono al code switching utilizzandolo a loro vantaggio quando ne hanno bisogno.
Nel primo capitolo ho introdotto l'autore, focalizzandomi in particolare su come si è sviluppata la produzione letteraria di Welsh. Ho messo in risalto le tematiche principali del romanzo, introducendo l'opera e il suo mondo: quello della droga, della violenza, del degrado sociale, dell'incapacità di uscire dall'“inferno chimico” di Leith. A chiusura della prima parte, alcuni cenni sulla struttura del romanzo e su alcune tematiche che verranno analizzate in maniera più approfondita in seguito.
Nel terzo capitolo, prenderò in considerazione le caratteristiche del dialetto scozzese impiegato dai personaggi, cercando di mostrare le loro peculiarità linguistiche e la loro resa traduttologica. Con particolare attenzione al narratore onnisciente, farò inoltre brevi considerazioni su una delle problematiche meno studiate e più complesse del romanzo: la diegesi.
Nel quarto capitolo, invece, tratto della resa traduttiva dei passi più significativi del romanzo, concentrandomi sul turpiloquio, una delle caratteristiche portanti di Trainspotting, e su alcuni aspetti poco studiati dalla critica, tra cui il flusso di coscienza di Mark durante la crisi di astinenza.
Nel quinto capitolo affronto la toponomastica e la traduzione dei titoli.
Nell'ultima parte mi occupo di come Danny Boyle, regista di Trainspotting, ha adattato il romanzo per il grande schermo in un film del 1996. Per fare questo, mi sono servito di alcune interviste al direttore artistico inglese e ad alcune dichiarazioni dello scenografo John Hodge, affermazioni che mi hanno consentito di approfondire le vere ragioni che stanno alla base della trasposizione dal romanzo al film.
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