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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-01062018-162305


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BECUZZI, ELENA
URN
etd-01062018-162305
Titolo
LA CITTADINANZA E LO IUS SOLI TRA NORME INTERNAZIONALI E INTERNE
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Calamia, Antonio Marcello
Parole chiave
  • CITTADINANZA
  • IUS SOLI
Data inizio appello
05/02/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
“Ius soli” è una locuzione che significa “diritto di suolo”e che indica il luogo di nascita sul territorio italiano, su una nave o su un aeromobile nazionale, conferendo la cittadinanza per il solo fatto di esser nati in tali spazi. Inoltre la cittadinanza iure soli può essere acquisita in seguito alla nascita da genitori apolidi o ignoti. Grazie alla naturalizzazione è possibile, ad esempio, l'ottenimento della cittadinanza italiana una volta compiuto il diciottesimo anno d'età in seguito a dieci anni di residenza legale. Infine la cittadinanza viene concessa anche a seguito di matrimonio o unione civile con un cittadino italiano e tramite iuris communicatio nel momento in cui la cittadinanza viene trasferita da una persona al proprio coniuge e ai figli minori di questo. Dallo ius soli si distingue lo “ius sanguinis” che individua il diritto all’acquisto della cittadinanza a patto che almeno uno dei due genitori ne sia in possesso. Quest'ultimo principio viene adottato attualmente in Italia ed è stato storicamente, tramandato dal Regno di Sardegna, allo Stato liberale, allo Stato fascista e infine allo Stato repubblicano. Il punto di arrivo del mio breve excursus sullo ius soli in Italia è rappresentato dal d.d.l. n. 2092 del 2015, tutt'ora in fase di approvazione. La maggiore innovazione è la introduzione dello ius culturae, diritto che permetterebbe allo straniero giunto in Italia nei primi dodici anni di vita e che abbia completato con successo almeno un ciclo di studi di cinque anni, di acquisire la cittadinanza italiana.
La cittadinanza nel diritto internazionale viene concepita come una prerogativa degli Stati, tuttavia essi non dispongono di una totale autonomia nella sua attribuzione per avere un riconoscimento extraterritoriale o da parte dell’ordinamento internazionale; infatti la delimitazione è costituita da un genuine link, una connessione effettiva con lo Stato del quale si domanda la cittadinanza. Si tratta di un limite il cui superamento viene sanzionato con la inefficacia per la applicazione degli istituti di diritto internazionale. I richiedenti la cittadinanza spesso hanno formato la loro individualità e cultura nel nostro Paese, dunque tale visione ben si sposa con l'articolo 2 della nostra Carta costituzionale. Si definisce "apolide" la persona che nessuno stato considera come proprio cittadino, esiste quindi un conflitto negativo tra legislazioni, conseguentemente vengono negati alla persona in questione i diritti e doveri collegati allo status di cittadino. La solidarietà internazionale è più propensa a manifestarsi per chi è rifugiato e dunque vittima di persecuzioni politiche o religiose piuttosto che per l'apolide che non ha una patria.
A livello di Unione europea, non esiste una nozione di cittadinanza, si rimanda pertanto alla legge nazionale dei singoli stati. La cittadinanza europea è aggiuntiva rispetto alla nazionale e la rafforza. Essa viene acquisita per derivazione dall'esistenza della pregressa cittadinanza di uno stato membro. In Europa si è posto il problema dell' acquisto della cittadinanza iure pecuniae che consiste nella possibilità di ottenere lo status di cittadino a Cipro e a Malta nel 2013 grazie al pagamento da parte del richiedente di una somma di denaro o di altra utilità allo Stato. Si tratta di scelte che senza dubbio mettono in discussione i valori dell'Unione e la Commissione ha richiamato Malta temendo la infrazione del principio di legale cooperazione. Tale vicenda è culminata in un accordo nel 2014 tra Malta e l’Unione secondo il quale è stato introdotto il requisito della residenza nel territorio maltese per almeno un anno. In definitiva il Parlamento europeo ha affermato che la cittadinanza, così come i diritti che ne conseguono, non possono mai essere considerati prodotti commerciali.
In considerazione alla concezione che di ius soli hanno alcuni Paesi europei diversi dall'Italia e Stati nel mondo sono emerse tendenze differenti fra loro. In Austria si ha un limite all'afflusso di immigrati e severi controlli. Il Belgio è decisamente più orientato verso una politica di accoglienza. La Danimarca ha adottato una politica maggiormente esclusiva per la naturalizzazione rispetto a quella dei suoi vicini Stati Nordici. La Finlandia, sotto l'influenza del trend internazionale, ha deciso di appoggiare la cittadinanza multipla. La Francia concede la doppia cittadinanza, chi la raggiunge, tuttavia, spesso mantiene solo quella dello stato di residenza di cui pratica la cultura mentre l'altra scompare progressivamente nelle successive generazioni.La Germania ha previsto un più rapido accesso alla cittadinanza tedesca a favore degli stranieri per la necessità di integrare essi nella vita sociale e politica della Germania. In Grecia la questione della cittadinanza non fa parte dell'agenda politica. In Irlanda la richiesta di domicilio per ordinaria residenza si è estesa a chi è nato sul territorio o i cui nonni o genitori sono nati in Irlanda. Il Lussemburgo adotta un'apertura nei confronti dei nuovi arrivati. Nei Paesi Bassi la naturalizzazione è individuata come il compimento di una completa integrazione. In Portogallo dal 2006 primeggia lo ius soli automatico per la terza generazione di immigrati. In Spagna è stata attuata la riforma che prevede la espansione dello ius soli per concedere alle persone nate nel paese di acquisire la cittadinanza spagnola quando i genitori si siano stabiliti in Spagna in maniera permanente, inoltre un'altra riforma che permette a chi sia nato in Spagna di avere la cittadinanza spagnola una volta raggiunta la maggiore età.La Svezia è solitamente generosa nel concedere la cittadinanza a chi la richieda, vista come parte del processo di integrazione. Il Regno Unito concede la cittadinanza a chi nasca da un genitore con permesso di soggiorno a tempo indeterminato. La Svizzera riconosce lo ius sanguinis ai fini della acquisizione dello status di cittadino. Gli Stati Uniti e il Canada adottano il principio di ius soli automaticamente. Per riuscire ad ottenere la cittadinanza australiana è necessaria una residenza di 4 anni, durante i quali non è consentito assentarsi dal Paese per più di un anno. Ad Israele il diritto ebraico non riconosce lo ius soli e ha una propria visione di ius sanguinis. Infatti ha diritto di residenza a Israele chi è ebreo per linea materna, ma anche chi non appartiene alla comunità di Israele ma vuole risiedervi come "straniero".
In Italia attualmente i principali punti della legge già in discussione in Parlamento riguardano lo ius soli "temperato”, così chiamato in quanto non è automatico ma fissa una serie di criteri e regole. La proposta di legge sopradetta stabilisce che acquisti la cittadinanza chi è nato nel territorio italiano da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente per gli immigrati comunitari o del permesso di soggiorno di lungo periodo per gli immigrati extracomunitari. In entrambi i casi il requisito decisivo è il soggiorno in Italia per almeno 5 anni. Per risolvere la disputa tra chi è a favore e chi è invece contrario alla introduzione dello ius soli in Italia potremmo avvalerci dell’ausilio del “principio di convergenza” ricercando un equilibrio fra la concezione di chi è favorevole e chi invece è contrario allo ius soli. Secondo la dichiarazione di chi non è d’accordo, se fosse applicato lo ius soli molte donne si recherebbero in Italia con la finalità di partorire, assicurando così ai nascituri la cittadinanza in un Paese avanzato. Tuttavia la legge già adesso stabilisce che uno straniero possa assumere la cittadinanza italiana dopo una residenza di un determinato numero di anni. Coloro che sono contrari alla legge sono molti nella convinzione che la legge di introduzione dello ius soli trasformerebbe in italiani tutti quelli che approdano sulle nostre coste. In realtà il pericolo di una folle corsa per partorire in Italia non è reale, in quanto lo ius soli verrebbe applicato nella sua versione “temperata”. Cavalcando poi l’onda della diffusa paura di attentati terroristici gli avversari dello ius soli affermano che questo finirebbe per islamizzare l’Italia. In realtà i musulmani nelle nostre scuole sono solo un terzo dei ragazzi. Il Centro e la Sinistra auspicano più che mai la introduzione della sopradetta legge.Tale passo avanti sarebbe anche una garanzia di sicurezza per l’Italia nella lotta contro la radicalizzazione che non si combatte erigendo muri ma con il dialogo e la inclusione in un'ottica interculturale. Lo spettro del fenomeno migratorio non può essere sconfitto addossando la colpa ai migranti, ma piuttosto riconducendo la responsabilità a numerosi Paesi che rendono la vita ai migranti talmente difficile da costringerli a una migrazione forzata. L'attuazione dello ius soli in Italia è logica, dovuta, inevitabile.
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