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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-01052017-101126


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MARRO, SERENA
URN
etd-01052017-101126
Titolo
Crimen maiestatis : questioni vecchie e nuove
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Terreni, Claudia
Parole chiave
  • reato politico
  • lesa maestà
  • diritto romano
  • crimen maiestatis
Data inizio appello
23/01/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente lavoro, senza eccessive pretese data l’inesperienza di chi scrive, si prefigge come obiettivo quello di fornire un quadro, il più possibile esaustivo, circa la disciplina del “crimen maiestatis”. In particolare, si cercherà di evidenziare come il diritto penale romano, nonostante da sempre secondario rispetto al diritto privato, sia stato capace di una legislazione in grado di far scuola fino al XIX secolo e di influenzare l’età contemporanea e le rispettive codificazioni.
Accingendosi allo studio di tale reato, ci si accorgerà di come l’esemplarità della pena costituisse un elemento connotante la fattispecie, tanto da non farsi eccezioni nemmeno per i soggetti ricoprenti le più alte cariche che, anzi, spesso erano proprio coloro che maggiormente erano perseguiti.
Il processo si svolgeva in modo atipico rispetto a quello ordinario, con pene soggette, nel corso del tempo, a sempre maggiori inasprimenti : dall’ “aqua et igni interdictio” alla pena capitale.
Da quanto detto sarà facile desumere un’ulteriore caratteristica della fattispecie : la natura politica preponderante rispetto a quella penale, rinvenibile nell’utilizzo che se ne fece al fine di eliminare avversari politici o di incrementare le casse statali.
Ma ciò che sicuramente caratterizzò il crimen maiestatis è la forte atipicità, tanto che, nemmeno oggi , se ne può dare una definizione precisa e universalmente valida, e soprattutto non sono chiari quali fossero i comportamenti che integrassero il reato, poiché, nel tempo, la fattispecie si dilatò fortemente tanto da ricomprendere realtà molto diverse tra loro, dalla “perduellio” alla magia.
L’analisi, oltre a fare da cornice a suddetta fattispecie criminosa, persegue lo scopo di dimostrare come degli antichi istituti romani non abbiano perso, ancora oggi, il loro carattere di modernità e funzionalità , sebbene per molti aspetti , primi fra tutti l’ “ inciviltà” delle pene e la loro commistione con elementi magici, possano essere sentiti “lontani” dall’uomo di oggi, ma tale “distanza” verrà meno se si considera quanto segue.
Il largo ricorso alle accuse di maiestas, infatti, ha sicuramente come motivazione più plausibile il timore, che in alcune epoche sfociò in un vero e proprio terrore, degli Imperatori di essere giustiziati da chi mirava ad ottenere il loro potere : fu proprio questa la motivazione che portò alla realizzazione di una macchina repressiva fino ad allora senza precedenti, finalizzata all’eliminazione dei nemici interni dell’Imperatore e di chiunque avesse potuto rivelarsi a lui scomodo ai fini della realizzazione della sua politica (oltre a garantire una cospicua attività al Fiscus romano).
Ebbene, quanto appena descritto non potrà far altro che richiamare alla mente di chi legge ( e di chi sia munito di un minimo di conoscenze storiche ) proprio quello stesso regime di terrore politico che connotò il tanto discusso regime fascista caratterizzato dalla medesima forza repressiva autoritaria : alla luce di una così evidente somiglianza , forse, quindi non sbaglia chi sostiene che la storia altro non è che un cerchio chiuso che tende inevitabilmente a ripetersi.
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