Tesi etd-10202011-092200 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
GRASSI, UMBERTO
URN
etd-10202011-092200
Titolo
L'Offtio sopra l'Onestà. Il controllo della sodomia nella Lucca del Cinquecento
Settore scientifico disciplinare
M-STO/02
Corso di studi
STORIA
Relatori
tutor Prof. Prosperi, Adriano
Parole chiave
- eresia
- omosessualità
- sodomia
Data inizio appello
14/11/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
La ricerca si occupa del controllo della sessualità “deviante” nella Lucca del Cinquecento. La fonte principale sono stati i processi messi agli atti dall'Offitio sopra l'Onestà, una magistratura incaricata di perseguire il crimine di sodomia. La prima parte della tesi è incentrata su un'analisi
dell'istituzione, svolta comparando il caso lucchese con le realtà di Firenze e Venezia (che avevano istituzioni analoghe) e includendo la realtà italiana nel contesto del più ampio panorama europeo.
L'esame delle leggi contro la sodomia ha riportato alla luce, negli Statuti medievali, il legame tra la sessualità “non conforme” e l'eresia, le cui radici sono state scandagliate in un percorso a ritroso terminato nelle compilazioni giustinianee e nelle fonti della loro ispirazione.
Al momento dell'istituzione dell'Offitio (1448) il legame tra eterodossia religiosa e devianza
sessuale si era tuttavia allentato e la sodomia era trattata come un problema a sé stante. La
diffusione del crimine “contro natura” era infatti un problema che destava allarme e preoccupazione in molte realtà urbane, in particolar modo italiane, tra Medioevo ed Età Moderna. Si è supposto che il modello demografico, che prevedeva l'alta età al matrimonio e una ritardata integrazione nel tessuto economico e sociale dei più giovani (relegati così per lungo tempo a posizioni di subalternità), provocasse l'accumulo di tensioni, non solo erotiche, che non potevano essere del tutto soffocate. Per questo i governi cittadini, anche quello lucchese, hanno incentivato la prostituzione femminile, mentre nei confronti della sodomia (in realtà come Lucca e Firenze) hanno scelto una via di compromesso, controllando capillarmente i comportamenti non conformi ma applicando, al contempo, pene relativamente lievi. I governanti vivevano nella consapevolezza di non poter reprimere completamente le spinte trasgressive della gioventù cittadina e che il sesso, il gioco d'azzardo e alcune forme di violenza collettiva erano il segno di un disagio che andava regolato ma che, soffocato, avrebbe potuto avere ricadute socialmente ancora più pericolose.
La seconda parte della ricerca ha riportato alla luce il vissuto quotidiano delle persone implicate
nei processi. Sotto alcuni aspetti nella realtà lucchese si riproponevano modalità di relazione comuni ad altre realtà urbane italiane ed europee: esistevano luoghi deputati per la consumazione di sesso occasionale tra maschi, e codici di comunicazione stereotipati per la negoziazione dei rapporti. Sotto altri aspetti, il caso studiato si è tuttavia scostato dai modelli prevalenti. Il modello pederastico (relazione tra adulto attivo e giovane passivo), pur presente, non è stato il solo a cui si sono ispirate le relazioni descritte dalle fonti. E' emersa una socialità giovanile composita, basata sullo scambio promiscuo (molte relazioni incrociate) in cui il raporto era paritario (“l'un l'altro”) o i cui coinvolti rivestivano con persone diverse ruoli sessuali diversi. Nell'esposizione è stato dato inoltre grande peso alle figure femminili ritratte dalle fonti, inquisite come ree per aver consumato rapporti sessuali non procreativi o presenti come vittime di violenze carnali. La non trascurabile rappresentanza di casi di sodomia eterosessuale ha consentito di compiere una riflessione sul significato e la genesi del termine sodomia, e sui suoi rapporti, complessi, con la odierna, e recente, definizione di “omosessualità”.
Nell'ultima parte si è poi cercato di comprendere in che modo la grave crisi religiosa che nel
Cinquecento ha sconvolto Lucca abbia influito sul controllo della morale sessuale. Benché molti
eretici siano stati processati per sodomia le istituzioni, a differenza che altrove, non hanno mai
utilizzato l'imputazione di non conformità sessuale come un'aggravante per l'eterodossia. L'ipotesi è che le accuse fossero sporte da coloro che erano rimasti fedeli alla Chiesa di Roma, e che le autorità giudiziarie non abbiano voluto avallare l'uso infamante dell'accusa. Inoltre, visto il profilo dell'eresia dottrinale a Lucca, è difficile supporre una maggiore propensione degli eretici alle pratiche sessuali “devianti”, e solo in rari casi i fenomeni sono apparsi collegati. Con il riassorbimento di Lucca nel clima della Controriforma, l'attività dell'Offitio andò scemando, ed in essa la rappresentanza dei casi di sodomia eterosessuale crebbe, adombrando quasi completamente i rapporti omosessuali. Al contempo, vennero comminate delle severe condanne a morte, a segnare un mutamento di paradigma: dal controllo pervasivo e capillare, ma tollerante, si passò a poche punizioni, di cui alcune esemplari. E' chiaro che con i comportamenti devianti non era più possibile giungere ad alcun compromesso, e che non sarebbero più stati governati ma repressi duramente o, in larga parte, ignorati.
dell'istituzione, svolta comparando il caso lucchese con le realtà di Firenze e Venezia (che avevano istituzioni analoghe) e includendo la realtà italiana nel contesto del più ampio panorama europeo.
L'esame delle leggi contro la sodomia ha riportato alla luce, negli Statuti medievali, il legame tra la sessualità “non conforme” e l'eresia, le cui radici sono state scandagliate in un percorso a ritroso terminato nelle compilazioni giustinianee e nelle fonti della loro ispirazione.
Al momento dell'istituzione dell'Offitio (1448) il legame tra eterodossia religiosa e devianza
sessuale si era tuttavia allentato e la sodomia era trattata come un problema a sé stante. La
diffusione del crimine “contro natura” era infatti un problema che destava allarme e preoccupazione in molte realtà urbane, in particolar modo italiane, tra Medioevo ed Età Moderna. Si è supposto che il modello demografico, che prevedeva l'alta età al matrimonio e una ritardata integrazione nel tessuto economico e sociale dei più giovani (relegati così per lungo tempo a posizioni di subalternità), provocasse l'accumulo di tensioni, non solo erotiche, che non potevano essere del tutto soffocate. Per questo i governi cittadini, anche quello lucchese, hanno incentivato la prostituzione femminile, mentre nei confronti della sodomia (in realtà come Lucca e Firenze) hanno scelto una via di compromesso, controllando capillarmente i comportamenti non conformi ma applicando, al contempo, pene relativamente lievi. I governanti vivevano nella consapevolezza di non poter reprimere completamente le spinte trasgressive della gioventù cittadina e che il sesso, il gioco d'azzardo e alcune forme di violenza collettiva erano il segno di un disagio che andava regolato ma che, soffocato, avrebbe potuto avere ricadute socialmente ancora più pericolose.
La seconda parte della ricerca ha riportato alla luce il vissuto quotidiano delle persone implicate
nei processi. Sotto alcuni aspetti nella realtà lucchese si riproponevano modalità di relazione comuni ad altre realtà urbane italiane ed europee: esistevano luoghi deputati per la consumazione di sesso occasionale tra maschi, e codici di comunicazione stereotipati per la negoziazione dei rapporti. Sotto altri aspetti, il caso studiato si è tuttavia scostato dai modelli prevalenti. Il modello pederastico (relazione tra adulto attivo e giovane passivo), pur presente, non è stato il solo a cui si sono ispirate le relazioni descritte dalle fonti. E' emersa una socialità giovanile composita, basata sullo scambio promiscuo (molte relazioni incrociate) in cui il raporto era paritario (“l'un l'altro”) o i cui coinvolti rivestivano con persone diverse ruoli sessuali diversi. Nell'esposizione è stato dato inoltre grande peso alle figure femminili ritratte dalle fonti, inquisite come ree per aver consumato rapporti sessuali non procreativi o presenti come vittime di violenze carnali. La non trascurabile rappresentanza di casi di sodomia eterosessuale ha consentito di compiere una riflessione sul significato e la genesi del termine sodomia, e sui suoi rapporti, complessi, con la odierna, e recente, definizione di “omosessualità”.
Nell'ultima parte si è poi cercato di comprendere in che modo la grave crisi religiosa che nel
Cinquecento ha sconvolto Lucca abbia influito sul controllo della morale sessuale. Benché molti
eretici siano stati processati per sodomia le istituzioni, a differenza che altrove, non hanno mai
utilizzato l'imputazione di non conformità sessuale come un'aggravante per l'eterodossia. L'ipotesi è che le accuse fossero sporte da coloro che erano rimasti fedeli alla Chiesa di Roma, e che le autorità giudiziarie non abbiano voluto avallare l'uso infamante dell'accusa. Inoltre, visto il profilo dell'eresia dottrinale a Lucca, è difficile supporre una maggiore propensione degli eretici alle pratiche sessuali “devianti”, e solo in rari casi i fenomeni sono apparsi collegati. Con il riassorbimento di Lucca nel clima della Controriforma, l'attività dell'Offitio andò scemando, ed in essa la rappresentanza dei casi di sodomia eterosessuale crebbe, adombrando quasi completamente i rapporti omosessuali. Al contempo, vennero comminate delle severe condanne a morte, a segnare un mutamento di paradigma: dal controllo pervasivo e capillare, ma tollerante, si passò a poche punizioni, di cui alcune esemplari. E' chiaro che con i comportamenti devianti non era più possibile giungere ad alcun compromesso, e che non sarebbero più stati governati ma repressi duramente o, in larga parte, ignorati.
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